di James Franco
Non conoscevo Philip Seymour Hoffman di persona. L'ho incontrato poche volte. La prima, all'inizio degli anni 2000, in un bagno del MCC Theatre, durante l'intervallo di The Glory of Living, una commedia con Anna Paquin, diretta da lui. Ci guardammo, ma nessuno disse niente. All'epoca mi sentivo troppo in soggezione davanti a lui per iniziare a chiacchierare. Ricordo che lui rideva più ad alta voce di tutti a teatro e mi commosse il supporto che dava ai suoi attori sul palco. L'ho incontrato una seconda volta nel 2006, durante la festa annuale data per gli Oscar da Jeffrey Katzenberg al Beverly Hilton Hotel. Era l'anno in cui era in lizza per l'Oscar con Capote. Sapete tutti com'è andata a finire: vinse il premio per il Migliore Attore e rese un forte tributo a sua madre durante il discorso, che ancora mi rimbomba in testa.
Che annata per gli attori quella! Il grande Heath Ledger era nominato per Brokeback Mountain e il Joaquin Phoenix pre-mocumentary ci aveva sbalorditi con la sua interpretazione in Walk the Line. Ma fu Philip a ricordarci la potenza del tocco leggero, della misura. Ieri mattina, qualcuno, sconvolto per come un attore che sembrava avere il mondo ai suoi piedi potesse buttare tutto all'aria, paragonò Philip a Marlon Brando. Io di certo non concordo con il fatto che abbia buttato tutto all'aria, ma sulla seconda parte sì. Philip, come Brando aveva un potere innato. Era una forza della natura. La potenza emotiva che esprimeva con il viso era pari a quella di un'esplosione. Io credo che Philip lo sapesse e che sfruttasse questa caratteristica come Marlon Brando—coprendola con il velo della misura. Pensate a Fronte del Porto, Il Selvaggio, Il Padrino o Ultimo Tango a Parigi e ricorderete un uragano soffocato dall'eleganza di un uomo che parla con il tono alto dei poeti. Pensate a Philip in Happiness, Magnolia, Capote, Mission Impossible III, La Guerra di Charlie Wilson e Il Dubbio e ricorderete la forza di un attore americano che recita in modo pacato, ma solo in apparenza, perché le sue interpretazioni sono un pugno nello stomaco, per quanto profondamente comprendeva l'umanità. Come Marlon Brando, Philip riusciva ad esprimere la poesia delle vere emozioni.