Uno stanco, ma simpatico James Franco ha calcato il palco dello Stephen F. Austin Inter-Continental Hotel, davanti ad una sala piena zeppa di persone. Con in testa un cappellino dei San Francisco Giants, che si è tolto prima di salire sul palco, Franco ha ammesso di avere pochissime (se non zero) ore di sonno, il che non è una sorpresa per chiunque segua la carriera dell'instancabile factotum.
Franco era felice di essere all'Austin Film Festival, nonostante fosse esausto, perché ama la manifestazione. È qui, ha detto al pubblico, che si rincontrò con Judd Apatow e iniziarono a pensare ad suo un ritorno alla commedia, dopo una serie di ruoli drammatici.
"Lui scrive per gli attori", dice di Apatow, l'uomo che ha lanciato la sua carriera con "Freaks and Geeks". "L'altra cosa che fa, nei suoi film migliori …può suonare banale, ma ci mette il cuore."
Franco ha detto che una delle più belle cose di Apatow è che lascia tanto spazio agli attori, riferendosi al ciak di 22 minuti che ha usato in "Funny People", "praticamente una sit-com in solo un ciak."
"Se fai così, hai sempre bisogno di persone di cui ti fidi, così puoi provare idee stupide e buttarti senza timore", ha detto Franco.
Il moderatore Barry Josephson gli ha fatto una domanda aperta sul suo processo creativo e le sue ispirazioni, ma l'attore-scrittore-regista-produttore ha deciso di parlare del suo attuale ruolo di insegnante.
"Uno dei motive per cui insegno… può sembrare falso, ma è perché voglio restituire quello che mi è stato dato e dare a registi appassionati e che lavorano duro le stesse opportunità che io ho avuto."
Franco ha detto di essere attratto dall'entusiasmo e l'eccitazione che i giovani registi dimostrano di avere a lezione.
Poi il Professor Franco ha fatto un po' di analisi filmica di "127 Ore", spiegando come Danny Boyle abbia creato la tensione e come l'uso della camera a mano che Franco utilizza nel film, costruisca un senso di intimità.
Non importa cosa pensiate del film, ha detto Franco, ma non si può negare che abbia avuto un effetto potente sulle persone che l'hanno visto.
"Ad ogni proiezione a cui ho assistito c'era sempre qualcuno che si sentiva male."
Sulla sequenza intensissima in cui Franco cerca di liberarsi dalla roccia che l'ha intrappolato, l'attore ha detto che aveva il corpo pieno di ematomi alla fine dei 21 minuti di ciak. Boyle gli ha detto di andare avanti fino al suo "cut", e il risultato è una scena affascinante e avvincente, che, secondo chi scrive, è una delle migliori scene del 2010.
Conosciuto per il suo zelo e per l'agenda piena di impegni di lavoro, Franco ha parlato di come si prepara per un ruolo, inclusa quella volta in cui andò a visitare la scuola frequentata da Paul Feig nel Michigan, per capire l'influenza su "Freaks and Geeks". Ha anche detto di aver pagato per delle lezioni di equitazione (e di come si sta su un cavallo mentre galoppa) e di scherma nel giardino della sua ex, per una preparazione (troppo) completa.
Ma Franco ammette di aver fatto tante cose superflue, quando doveva solo capire quale fosse la volontà del regista e i suoi bisogni, perché un film è del regista che lo fa. Lo scopo di Franco, ora, su un set, è quello aiutare il regista a realizzare la sua visione.
Dal pubblico gli è stato chiesto se gli sia mai stato offerto un ruolo che lo abbia messo in trepidazione nell'accettarlo.
Franco ha detto che di solito non ha problemi o particolari timori nell'accettare qualsiasi ruolo e ha raccontato un grande aneddoto su Paul Thomas Anderson. Franco, che ha chiamato Anderson il più grande regista americano, ha detto che gli ha parlato diverse volte per entrare nel cast di "The Master". Anderson gli ha risposto che doveva essere spaventato dal ruolo. Franco ha riso e ha detto che per quanto volesse lavorare con Anderson, non era particolarmente spaventato dalla parte.
Ma dopo aver visto "The Master", che ha elogiato, Franco ha detto che una volta vista la performance di Joaquin Phoenix, ha capito cosa volesse dire Anderson: "Oh, voleva che andassi fuori di testa."