di James Franco
L'altra sera sono andato con alcuni amici a una proiezione di mezzanotte di Trainspotting al cinema Nitehawk a Brooklyn. Vidi il film per la prima volta quando ero una matricola alla UCLA, nel 1996. Avevo letto il libro l'estate prima, mentre frequentavo un corso per giovani artisti alla Cal Arts, chiamato California Summer School for the Arts, e rimasi deluso quando mi accorsi che avevano tagliato la scena con la donna incinta e cambiato, così, il corso degli eventi. Due scene in particolare mi disturbarono a quella visione: quella in cui il personaggio di Ewan McGregor, Renton, si arrampica nel gabinetto per pescare le sue supposte e quella in cui il bambino morto gattona sul soffitto.
All'epoca non capivo quanto un film fosse diverso da un libro. Danny Boyle adattò il romanzo in qualcosa di cinematografico restando molto fedele allo spirito del libro; in verità, nemmeno l'autore stesso, Irvine Welsh, avrebbe saputo fare di meglio. Ero un po' come un fan di Twilight che critica il film perché—non so—il ciuffo di Edward Cullen non è tagliato nel modo giusto.