di James Franco
Come molti di voi sanno, sto portando a Broadway uno spettacolo tratto da una delle più famose opere di John Steinbeck, Uomini e Topi (Of Mice and Men), per questo voglio scrivere di una delle sue opere meno lette, La Battaglia (In Dubious Battle), un romanzo che è parte della trilogia di Steinbeck ambientata durante la Grande Depressione (insieme a Uomini e Topi e Furore).
Si può discutere sul motivo per cui La Battaglia non è tanto popolare sta nel fatto che il libro tratti di uno sciopero operaio in California. Il romanzo narra di una classe oppressa che diventa la forza di una rivolta—una rivolta rilevante in un tempo ormai passato. Paragonata con gli altri romanzi della trilogia, La Battaglia fa leva più sulla rappresentazione dello sciopero e della struttura sociale che sui personaggi o sui significati religiosi e mitologici. Somiglia più a un documentario che a narrativa di finzione.
Steinbeck minimizzava ogni volta che lo si associava al comunismo e dichiarò di aver scritto il libro per documentare tutti gli incidenti avvenuti durante lo sciopero e mostrare le forze in gioco senza giudizi di alcun tipo. Steinbeck era interessato alla mentalità del popolo e voleva raccontare una storia su come le differenze tra due fazioni opposte si intensificassero a tutta velocità fino a diventare conflitto inconciliabile. Tutto questo è confluito in un libro invigorito non tanto dal sottile sviluppo di un personaggio—almeno non di un personaggio come individuo—quanto dallo sviluppo di un gruppo di personaggi.
Sebbene uno sciopero di raccoglitori di mele negli anni '30 possa apparire come un tema non così accattivante, Steinbeck cattura la tematica principale in modo da fare del suo romanzo un simbolo per altri conflitti simili. Anche se la vicenda si svolge quasi un secolo fa, il libro è emblematico di tutte le lotte simili.
La storia—una colorata documentazione piena di descrizioni che vanno da quella della cottura di un hamburger in un ristorante vuoto, a quella dei deliziosi ingredienti fatti cadere in uno spezzatino condiviso—comincia con un personaggio, Jim Nolan, e gradualmente si sviluppa in un climax di battaglie. Jim è un uomo comune alla ricerca di uno scopo nella vita—il lettore conosce poco della sua storia—che viene subito trascinato nella corrente di resistenza contro i coltivatori, fulcro del romanzo. Steinbeck abbozza il personaggio di Jim come fosse un rigagnolo che nasce pacificicamente all'inizio della storia e poi affluisce nei più larghi componenti dello sciopero. Mentre si accumula la corrente di uomini ed eventi, è come se Steinbeck ci stia raccontando la storia di un disastro naturale.
All'inizio abbiamo il seme, Jim, che si aggiunge ad un gruppo di protesta comunista guidato da Mac. Jim viene avvertito dei pericoli e le avversità in cui può incorrere facendo parte di questa associazione, il che serve sia per mettere in guardia il personaggio sia per presagire l'esito del conflitto imminente. A questo punto Mac entra in scena come il motore dell'azione, perché ha esperienza nell'organizzazione degli scioperi; Jim diventa l'osservatore e impara dalla competenza di Mac (c'è un racconto breve di Steinbeck ne La Lunga Vallata, intitolato "The Raid" che prefigura la loro relazione). Ma dal momento che abbiamo un'idea di quello che verrà, qualsiasi altro personaggio o informazione andranno ad incastrarsi in uno stretto puzzle. Nulla è in eccesso in questo libro: l'azione è in crescendo e di rado ci sono digressioni dal flusso narrativo principale. Anche un personaggio come Gay, un soldato rimbambito che sparisce dalla storia già dall'inizio è presentato per mostrare una possibile conseguenza di un tale stile di vita, in contrasto con il lucido obiettivo di Mac. Ogni passaggio del libro rappresenta un nuovo ostacolo o un giro di vite mentre ci si muove verso l’inevitabile conflitto del titolo.
Questa struttura mi ricorda un film che ho fatto anni fa, intitolato The Great Raid, che aveva la sua raison d'être nel titolo stesso; non succede granché fino all'epilogo, quando finalmente esplode tutto. Prima che si raggiunga il climax, il film si sviluppa progressivamente attraverso le ideologie in conflitto dei due schieramenti (i Giapponesi contro gli Alleati nella Seconda Guerra Mondiale) e l'attuazione del piano di salvataggio. Il libro di Steinbeck incastra sempre più personaggi nel conflitto che sta per esplodere, mentre Mac li raduna e li organizza, nel frattempo che le situazioni si ampliano in larghezza sul campo. Quindi lo sviluppo del libro non avviene attraverso i personaggi, ma il cuore pulsante e il movimento sono localizzati nell'intensificazione dell'obiettivo del gruppo di protesta. Certo, Jim viene trascinato all'interno di una resistenza a lui estranea e impara qualcosa prima della conclusione, ma il suo personaggio non si evolve poi così tanto; semplicemente viene esposto ai metodi di rivolta. E certo, gli altri personaggi sono similmente spinti nel piano di Mac, ma noi non abbiamo mai accesso alle loro menti per registrare cambiamenti nei loro credo o nei loro sentimenti più profondi. Quel che è davvero bello di questo ritratto di Steinbeck è che le due fazioni possono benissimo rappresentare e simboleggiare qualsiasi contrasto di forze opposte in lotta per l'uguaglianza—in particolar modo, quella economica.
fonte @VICE, traduzione italiana di Chiara Fasano
Come può un "ragazzo" della sua età avere una visione così grande della realtà? Come fa a rendersi conto di tutte le minime sfumature che lo circondano ed essere allo stesso tempo ironicamente banale? Lo definirei un franco machiavellico ;)
RispondiEliminaComplimenti anche all'autore del blog che riesce a tenere il passo con impeccabile fedeltà al lavoro del vedi sopra franco machiavellico :) Maria
RispondiEliminaCiao Maria, grazie per i tuoi commenti, apprezzatissimi in un'epoca di soli "like" sulle pagine FB :) Eh sì, James ci fa lavorare hahah
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