L'anno scorso a quest'ora James Franco era sommerso dalle critiche per la sua co-conduzione degli 83° Academy Awards con Anne Hathaway. Quest'anno è Billy Crystal ad essere criticato per come ha presentato gli Oscar (anche se per ragioni interamente diverse), e Franco è tornato a fare ciò che ama di più: creare labirintici percorsi artistici che in qualche modo si incrociano e si collegano. Per parlare dell'ultimo progetto – la campagna pubblicitaria di 7 For All Mankind, ispirata a "Gioventù Bruciata" – il moderno uomo del Rinascimento è stato contattato telefonicamente da VF.com per discutere dei suoi poliedrici progetti, di cosa pensa dello show di domenica sera e del perché nessuno dovrebbe mai dare la colpa al conduttore degli Oscar.
Julie Miller: Come sta andando la giornata?
James Franco: Non male. Ho preso il volo notturno da Los Angeles e stamattina sono andato a lezione.
Sei sempre così impegnato. Dove trovi il tempo per dormire?
Sei sempre così impegnato. Dove trovi il tempo per dormire?
Dormo sugli aerei.
Uno dei tanti progetti a cui stai lavorando è la tua campagna pubblicitaria per 7 for All Mankind. Com'è nata l’idea?
[L'agenzia pubblicitaria] Lipman aveva un nuovo cliente, 7 for All Mankind, e sapevano che desideravano dei cambiamenti. Di solito lavorano con grandi fotografi, ma [ride] immagino che volessero qualcosa di diverso questa volta, perché sono venuti da me. Ciò che cercavano andava benissimo con le mie esigenze – non sono un fotografo professionista, ma avevo già girato delle lunghe sequenze con diversi mezzi usati contemporaneamente. Così abbiamo usato Polaroids, macchine digitali, e pellicola da 8mm.
Cosa ti piace della fotografia di moda?
Dopo aver lavorato con Elle per un progetto, ho lavorato con Agyness Deyn e Natalia Bonifacci, e un ragazzo che lavora per Visionaire, il quale mi ha portato a fare il mio primo servizio fotografico per VMAN. Dopo aver fatto queste cose, ho acquisito più sicurezza, e ho iniziato ad apprezzare davvero gli scatti di moda. Le foto permettono di andare in direzioni estreme e, diversamente dai film, non devono necessariamente dipendere da una narrazione – anche se puoi sempre raccontare una storia attraverso di esse. Però non è necessario incastrarle nelle strutture di una specie di arte narrativa. Lo fai se lo vuoi fare. E per me c'è qualcosa di veramente liberatorio in questo.
Però hai incorporato una storia relativa al dietro le quinte di "Gioventù Bruciata".
In un certo senso sì. Abbiamo lavorato ad un progetto per il MOCA di Los Angeles chiamato Rebel. È una grande collaborazione tra artisti contemporanei come Paul McCarthy, Damon McCarthy, Douglas Gordon, Harmony Korine, Ed Ruscha, e Aaron Young. Alcune delle sequenze di cui parlavo prima – che abbiamo girato in una notte con diversi mezzi e in diversi formati – sono state fatte per questa installazione che aprirà a maggio. La campagna per 7 for All Mankind sembrava adattarsi molto bene a quel progetto, considerando che è stata girata a Los Angeles con lo stesso tipo di approccio multimediale. Abbiamo anche inserito alcune delle tematiche di Rebel.
Ad esempio quali?
Ci eravamo concentrati parecchio su James Dean, Nicholas Ray [il regista di Gioventù Bruciata] e Dennis Hopper. Poi ho girato un film sull'ultimo giorno di vita di Sal Mineo. Ma non abbiamo pensato molto a Natalie Wood. Stranamente, proprio quando stavamo per iniziare le riprese, è stato riaperto il caso sulla morte di Natalie. Stavamo girando sulla spiaggia e sembrava che ci fossero degli spunti legati a Natalie Wood che potevano essere trattati in modo molto libero.
Tu hai interpretato James Dean nel periodo in cui stava girando "Gioventù Bruciata". Cosa ti ha portato di nuovo a quell'icona e a quel periodo della sua vita?
Credo che ciò che mi intriga riguardo a Gioventù Bruciata sia che ci sono così tanti strati e diverse casse di risonanza intorno a questo film. C'è il tema principale che è la ribellione adolescenziale, il conflitto tra genitori e figli, tematiche Freudiane, e al di là di questo c’è tutta l'eco che deriva dalle persone che hanno lavorato al film. Poi tutte le leggende che circondano queste figure – se siano reali o inventate, a questo punto, non importa molto, perché 57 anni dopo, la finzione è tanto potente quanto i fatti. Si può estrapolare così tanto da quel film.
Cosa ti piace della fotografia di moda?
Dopo aver lavorato con Elle per un progetto, ho lavorato con Agyness Deyn e Natalia Bonifacci, e un ragazzo che lavora per Visionaire, il quale mi ha portato a fare il mio primo servizio fotografico per VMAN. Dopo aver fatto queste cose, ho acquisito più sicurezza, e ho iniziato ad apprezzare davvero gli scatti di moda. Le foto permettono di andare in direzioni estreme e, diversamente dai film, non devono necessariamente dipendere da una narrazione – anche se puoi sempre raccontare una storia attraverso di esse. Però non è necessario incastrarle nelle strutture di una specie di arte narrativa. Lo fai se lo vuoi fare. E per me c'è qualcosa di veramente liberatorio in questo.
Però hai incorporato una storia relativa al dietro le quinte di "Gioventù Bruciata".
In un certo senso sì. Abbiamo lavorato ad un progetto per il MOCA di Los Angeles chiamato Rebel. È una grande collaborazione tra artisti contemporanei come Paul McCarthy, Damon McCarthy, Douglas Gordon, Harmony Korine, Ed Ruscha, e Aaron Young. Alcune delle sequenze di cui parlavo prima – che abbiamo girato in una notte con diversi mezzi e in diversi formati – sono state fatte per questa installazione che aprirà a maggio. La campagna per 7 for All Mankind sembrava adattarsi molto bene a quel progetto, considerando che è stata girata a Los Angeles con lo stesso tipo di approccio multimediale. Abbiamo anche inserito alcune delle tematiche di Rebel.
Ad esempio quali?
Ci eravamo concentrati parecchio su James Dean, Nicholas Ray [il regista di Gioventù Bruciata] e Dennis Hopper. Poi ho girato un film sull'ultimo giorno di vita di Sal Mineo. Ma non abbiamo pensato molto a Natalie Wood. Stranamente, proprio quando stavamo per iniziare le riprese, è stato riaperto il caso sulla morte di Natalie. Stavamo girando sulla spiaggia e sembrava che ci fossero degli spunti legati a Natalie Wood che potevano essere trattati in modo molto libero.
Tu hai interpretato James Dean nel periodo in cui stava girando "Gioventù Bruciata". Cosa ti ha portato di nuovo a quell'icona e a quel periodo della sua vita?
Credo che ciò che mi intriga riguardo a Gioventù Bruciata sia che ci sono così tanti strati e diverse casse di risonanza intorno a questo film. C'è il tema principale che è la ribellione adolescenziale, il conflitto tra genitori e figli, tematiche Freudiane, e al di là di questo c’è tutta l'eco che deriva dalle persone che hanno lavorato al film. Poi tutte le leggende che circondano queste figure – se siano reali o inventate, a questo punto, non importa molto, perché 57 anni dopo, la finzione è tanto potente quanto i fatti. Si può estrapolare così tanto da quel film.