di James Franco
Il film di Greg Araki Mysterious Skin (2006) è un adattamento di un romanzo di Scott Heim su due ragazzini di otto anni del Kansas che vengono molestati dal loro allenatore di baseball. Il film evita il solito cliché del racconto di una molestia, presentando due vite enormemente diverse che si sviluppano in seguito ad uno stesso trauma. Neil (Joseph Gordon-Levitt) diventa uno sbandato sempre più sfrenato nei suoi comportamenti sessuali, mentre Brian (Brady Corbet) sprofonda talmente tanto nella negazione da credere di essere stato rapito dagli alieni piuttosto che essere stato violentato. La descrizione del molestatore è particolarmente interessante perché non è ritratto come un mostro. Uno degli aspetti più curiosi del film è il fascino attorno alla figura dell'allenatore: la prospettiva del film è quella soggettiva dei due ragazzi, quindi il Coach è visto come qualsiasi ragazzo lo vedrebbe. Li seduce e per questo a loro sembra più un amico che una minaccia. Ma questa è l'unica prospettiva del film, quindi al pubblico non vengono offerte incrinature nell'attraente facciata dell'allenatore. La positività dell'aspetto esteriore è precisamente quello che vuole il molestatore all'interno della diegesi del film. Ci sono alcuni elementi secondari che suggeriscono quanto l'abuso abbia danneggiato i ragazzi—l'attrazione di Neil per i film horror, lo stupro di Neil verso la fine del film e il suo rifiuto nei confronti della gravità degli eventi—ma la cosa strana, specialmente per un film di un regista gay, è che le ripercussioni implicite dell'abuso riguardano attività associate ad un'infanzia attivamente gay. Poiché Brian e Neil diventano ragazzi attraenti e fanno cose che un qualsiasi giovane curioso potrebbe fare, è come se il film crei una relazione tra le preferenze sessuali e l'abuso. Il mostro al centro del film è così affascinante che sembra non abbia colpe e per di più i ragazzi non diventano relitti patologici, ma attraenti ritratti di giovani uomini.
Nei primi trenta minuti del film ci vengono presentati Neil e Brian a nove anni mentre vengono molestati dal Coach, attraverso flashback e voci fuori campo, le quali spesso recitano frasi che lo scenaggiatoree Scott Heim ha tratto direttamente dal suo libro. Questa tecnica crea una distanza tra lo spettatore e l'azione, perché la voce fuori campo fa da cuscinetto, descrive e interpreta quello che le immagini stanno mostrando. La voce del personaggio media le informazioni ed evita allo spettatore di confrontarsi direttamente con immagini disturbanti, così la voce fuori campo diventa il contatto primario con il pubblico. Nella prima mezz'ora di Mysterious Skin, però, il punto centrale è mettere in evidenza il guscio psicologico dei personaggi mentre si appigliano agli eventi formativi della loro infanzia per cercare di capire. Entrambi ricordano quello che è successo in modi talmente diversi che gli eventi sono o glissati all’estremo in modo che l'abuso sembri piacere estatico, come nel caso di Neil, oppure completamente soppressi, come in quello di Brian.
Brian passa tutto il film a cercare di scoprire cosa gli è accaduto e la voce fuori campo all'inizio del film crea una connessione tra il pubblico e la sua esperienza. E' consapevole di alcuni eventi della sua infanzia, ma è completamente all'oscuro di quell'abuso traumatico e il narratore che cerca gli indizi diventa il principale propulsore nel film. La prima battuta è di Brian che dichiara: "L'estate dei miei otto anni, cinque ore della mia vita scomparvero", e nel resto del film, almeno Brian cerca di svelare quel mistero. Il rapimento alieno diventa un prisma attraverso il quale inizia ad approcciarsi al mistero, che si conclude quando Neil lo porta nel luogo del trauma, la casa del Coach, e gli dice cos'è successo. La scena della rivelazione sembra un tentativo del regista di esporre finalmente l'allenatore come il mostro che è stato. Il crimine del Coach contro i ragazzi includeva sesso orale e masturbazione, il che, concettualmente, può essere estremo, specialmente quando esposti così esplicitamente. Ma anche in questa scena l'immagine amichevole dell'allenatore permane intatta. I suoi crimini sono raccontati chiaramente, ma l'unica immagine incriminante del Coach che ci viene fornita è un'inquadratura di lui a carponi, sudato, mentre guarda in camera al di là della spalla. E' colto in flagrante, ma è solo accennato, né la penetrazione né i ragazzi sono inclusi nell'inquadratura. La penetrazione avrebbe portato il film in una direzione più estrema, ma senza di essa l'allenatore mantiene la sua maschera ingannevole. In un contesto diverso, l'allestimento di questa scena avrebbe potuto facilmente creare qualcosa di estremamente affascinante.
La prospettiva di Neil sull'allenatore e la sua situazione nel film è ancora più problematica di quella di Brian. A otto anni, la prima reazione di Neil era questa: "Non ero sicuro su cosa fare con le mie emozioni. Come se avessi un regalo da aprire davanti ad una folla." Ancora prima che il Coach cominci a sedurre i ragazzi, Neil è già profondamente attratto. Nel libro il desiderio è ancora più estremo: "Il desiderio martellava il mio corpo, una sensazione a cui non sapevo ancora che nome dare. Se avesso visto il Coach, diciamo, attraverso la folla di un bar, quel sentimento lo avrei tradotto in qualcosa come 'Lo voglio scopare'". Neil ha una cotta per l'allenatore e quindi egli è visto attraverso lo sguardo adorante di Neil. Il Coach è una fantasia che diventa reale per Neil e non ci sono filtri, perché nessuno gli ha mai insegnato nulla sul sesso e sui suoi limiti. Sua madre tiene a lui, ma è troppo occupata con la sua vita sentimentale per fargli da esempio o anche solo per considerare inappropriate le prolungate vistite a casa dell'allenatore. Quindi l'unico punto di vista critico nei confronti di questa situazione viene dal di fuori del mondo diegetico, nella forma del film stesso. Il fatto che sia stato realizzato un film su un abuso su minori indirizza la prospettiva direttamente sul problema. Lasciando stare il modo in cui viene analizzato, a causa della tematica, il film fa nascere una consapevolezza del problema, allo scopo di creare un dibattito.
Ma nel film, solo la prospettiva di Neil introduce pochi e problematici imput per una lettura alternativa del personaggio dell'allenatore. Il fatto che il Neil quindicenne diventa un gigolò che si vende a uomini comuni di mezza età nei parco giochi è evidentemente una critica alle esperienze della sua infanzia. Ma come l'abuso dell'allenatore, la prostituzione di Neil è ritratta in modo che risulti affascinante. Il suo amico con meno esperienza, Eric (Jeff Licon) chiama Neil "un dio" solo perché Neil avanza impettito nel parco giochi per incontrare un altro tizio. In più, si tratta di uomini maturi stempiati, brutti e grassi, ma le scene di sesso con loro sono sensuali ed eccitanti. Non c'è nulla nelle scene a suggerire che Neil non sia a suo agio o che stia facendo qualcosa che non farebbe mai se non fosse per i soldi. In effetti il guadagno è secondario, Neil lo fa per il sesso. Parla persino di voler conquistare un uomo in una Camero bianca perché ha già avuto tutti gli uomini del parco. Neil ha il pieno controllo della situazione. Certo, viene suggerito che Neil può essere attratto da questi uomini perché l'approvazione e l'adorazione che dimostrano nei suoi confronti è uguale a quella dell'allenatore quando aveva otto anni. Ciò significa che non è riuscito a superare il trauma della sua infanzia. Ma il film non riesce a dire cosa esattamente Neil stia facendo di "sbagliato", così come non riesce a rappresentare un mostro come mostro. Non che la prostituzione sia necessariamente negativa; in questo film emerge come qualcosa che dà autorevolezza. Il problema è che convivono messaggi conflittuali: il film vuole suggerire che il trauma ha portato Neil ad uno svilente e pericoloso stile di vita, ma poi rappresenta lo stesso stile di vita in modo molto seducente.
Ai due terzi del film Neil si trasferisce a New York e le sue esperienze con gli uomini cambiano. Neil continua a prostituirsi nella grande città, noi assistiamo a tre dei suoi incontri. Il primo è con un uomo d'affari; tratta Neil con violenza e lo fa procedere velocemente all'atto. E' un'esperienza nuova per Neil, abituato ad essere adulato e adorato. Il secondo è con un malato di AIDS coperto da piaghe da sarcoma di Kaposi. Quest'uomo all'inizio si presenta come una minaccia per Neil, ha una faccia che sembra un rettile, parla in un sussurro e fuma narcotici prima del sesso, ma alla fine si rivela innocuo. L'ultimo tizio newyorkese batte Neil e lo stupra violentemente in una vasca da bagno. Questa scena precede il ritorno di Neil a casa, quando racconta a Brian del Coach e quindi, alla fine, lo stupro può essere interpretato come un'espressione della violenza emotiva dell'abuso da parte dell'allenatore sui ragazzi. Poiché la prima parte della carriera di Neil nella prostituzione era ritratta in modo così sensazionale, lo stupro alla fine può essere il culmine della pericolosa attività sessuale di Neil.
Se la prostituzione è stata istigata dagli abusi dell'allenatore tanti anni prima per condannare sia la molestia sia la prostituzione stessa, alla fine Neil viene violentemente punito. Ma si arriva a tutto questo in modo molto strano: l'attività sessuale di Neil con quegli uomini non sembra pericolosa in Kansas, ma piacevole, mentre i suoi incontri a New York non sono piacevoli per niente, il che risulta come una rappresentazione negativa del sesso nella grande città più che una conseguenza degli abusi del Coach. Se non altro, i ritratti dei tizi di New York sono dei rinvii a giudizio ai danni di un sesso gay anonimo. Nella cornice narrativa, lo stupro può servire come una punteggiatura emotiva del trauma causato dall'allenatore, ma dipinge negativamente lo stile di vita gay. Neil non fa che andare a casa con un estraneo e non è che per voler sperimentare del sesso anonimo bisogna per forza essere stati molestati da bambini.
Ciò che emerge da queste molteplici valenze è che il trauma di Neil, forse, non deriva tanto dalla molestia in sé, ma dall'abbandono del Coach. Nonostante l'età di Neil, la sua relazione con l'allenatore è presentata come una convergenza reciproca. Il Coach ovviamente ha più esperienza del ragazzo e lo porta in luoghi di cui Neil non conosce nulla, ma resta un partecipante consenziente. L'allenatore gli offre caramelle, cibo e soda; giocano insieme ai video-games e gli fa delle foto. Certo, sono dei diversivi per il più ampio scopo del Coach, ma a Neil un'esca non servirebbe neanche. Come tutti i ragazzini, gli piacciono il cibo e i video giochi, ma diversamente dagli altri ragazzini, è completamente aperto e a suo agio con la sua omosessualità. E vuole farci qualcosa. Quindi tutto ciò che il Coach gli offre è accettato con piacere in sé, ma non è necessario all'allenatore per sedurre Neil. Neil era già attratto dal primo incontro. Araki non avrebbe potuto descrivere il rapporto come reciproco né come sano, senza andare incontro a critiche pesanti, ma lo rende attraente attraverso l'assenza dell'orribile. Il mostro non è mai visto come mostro, tutto ciò che il pubblico può fare è considerarlo un mostro per la propria predeterminata opinione sulla criminalità dell'abuso minorile. Per sedurre Neil, il Coach gli fa credere che è il suo ragazzo preferito. E' implicito che Neil lo aiuti a sedurre altri ragazzi, e a lui va bene finché sa che il preferito resta lui. E' qui che Neil capisce il suo valore. Quindi quando l'allenatore sparisce perché viene trasferito in un altro distretto, Neil non può non essere devastato. Quando si prostituisce a quindici anni, è più forte. Ha trasformato la situazione in modo che il controllo sugli adulti adoranti sia nelle sue mani. Gli uomini lo desiderano più di quanto egli desideri loro. Neil ha già una consapevolezza sessuale, così giovane, così l'introduzione al sesso da parte del Coach sembra aver avuto una minore influenza su di lui che su qualunque altro ragazzo. E' l'abbandono ad avere un peso molto maggiore. Neil si dirige in una posizione in cui ha il controllo delle interazioni sessuali e delle persone con cui le ha. E' sempre colui che lascia, non più colui che viene lasciato, come nel passato.
Anche alla fine del film Neil e Brian sembrano tutto fuorché personaggi distrutti. Risalgono agli eventi del passato, ma non li pongono in una luce diversa. Brian piange quando si rende conto del reale peso dei fatti, ma è un momento catartico più che altro. In più, la sua vita non viene scossa in maniera rilevante a causa della molestia. E' costretto ad abbandonare il suo avido interesse per gli alieni come possibile causa della sua perdita di memoria, ma non sembra che la sua vita sarebbe andata in modo diverso se la molestia non fosse mai accaduta. Neil, la cui vita è stata influenzata più chiaramente dal Coach, cambia a malapena verso la fine. Anche dopo lo stupro resta quel personaggio arrogante e sfacciato dell'inizio. L'allenatore, il mostro al centro del film, non viene mai presentato come mostro. Una situazione mostruosa è, al massimo, accennata, ma è ritratta come una qualsiasi relazione sana e legittima. Egli è, in effetti, rappresentato come l'amante perfetto ed è condannato solo in una dimensione diegetica che presuppone la colpa di qualsiasi pedofilo. Ma all'interno del film, non viene mai apertamente giudicato per quello che ha fatto.
© VICE, traduzione italiana Chiara Fasano
La lunghezza e la profondità di analisi di questo film denota la vicinanza di James alle tematiche trattate, anche quelle più torbide, che tornano puntuali nei suoi racconti. E' un film difficile da digerire, ma penso che a questo punto faccio un lungo sospiro e lo rivedrò...
RispondiEliminaHa colto tutti i contrasti di questo film che anche io, come spettatore, ho provato. Mi piace che abbia evidenziato come il punto di vista sia solo quello dei suoi protagonisti. Mi ricorda quanto sia puro il cinema di Araki; un regista che racconta senza imporre la sua posizione.
RispondiEliminaVerissimo, e lo stesso sguardo dei personaggi lo si ritrova nel meraviglioso Elephant del suo amico Gus...
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