venerdì 3 gennaio 2014

A Brief Guide Inside 'Inside Llewyn Davis'



di James Franco

La prima volta che ho visto Inside Llewyn Davis (A Proposito di Davis), mi sono perso l'inizio, quindi non mi sono reso conto che avesse una trama circolare, che la prima scena fosse l'ultima scena, che nel film fosse tracciato il percorso che avrebbe portato Llewyn a essere riempito di botte da un misterioso cowboy in un corridoio scuro.

Il film stesso è strutturato come una canzone folk, con versi e ritornelli su cui si ritorna e intorno ai quali si costruiscono gli eventi. Alla prima visione mi sono piaciuti la musica, gli attori, le ambientazioni, la fotografia, ma non ho ben afferrato i contenuti. Così l'ho visto una seconda volta e poi una terza. Vi indico delle cose che ho notato e a cui potrete fare caso mentre guardate il film, giusto qualche indizio per aiutarvi a captare alcuni elementi e amarlo ancora di più.

Prima di tutto, la cosa più ovvia: Davis è il gatto. I fratelli Coen fanno di tutto per metterlo in chiaro attraverso i dialoghi—il modo in cui il gatto si giustappone a Llewyn e come le storie del gatto e di Llewyn viaggiano in parallelo. Dopo la prolessi iniziale in cui vediamo Davis picchiato in un corridoio, il film si interrompe su un suo primo piano e torna indietro a qualche giorno prima, quando il gatto, rivolgendoci il sedere dal pelo rosso, cammina disinvolto nell'ingresso verso un Llewyn addormentato sul divano. E poi cosa vediamo? Il gatto dal punto di vista di Llewyn, sedutogli sul petto. Un primo piano che collega Llewyn alla bestiola, viso a viso, l'uno che si specchia nel volto dell'altro (un indizio è la folta barba di Davis).

Poi che succede? Sia Llewyn sia il gatto restano chiusi fuori dall'appartamento del Gorfeins e mandati all'avventura nei meandri della New York del 1961 circa, accompagnati dalla triste melodia della canzone "Fare Thee Well", evidentemente la canzone che Llewyn suonava con il suo vecchio partner Mike, il quale apprendiamo che si era ucciso saltando dal Washington Bridge. Poi vediamo Llewyn lasciare un messaggio al Professor Gorfein da un telefono pubblico, e la segretaria fraintende il suo messaggio: Llewyn dice che ha il gatto, mentre lei capisce che "Llewyn è il gatto", errore che ci dà un ulteriore indizio sul legame con il gatto.

Immagino che il gatto possa essere letto anche come lo spirito del partner morto Mike, perché molto del film riguarda la perdita di persone amate. Ma poi apprendiamo che il vero nome della bestiola è Ulisse—il grande viaggiatore—che condusse dieci anni in guerra e altri dieci anni in mare prima di tornare a casa e raggiungere sua moglie e suo figlio, una storia di cui i Coen si erano già appropriati per il loro famoso film Fratello, Dove Sei? Questo nome crea parallelismi sia con la storia di Omero sia con il Leopold Bloom dell'Ulisse di James Joyce, la cui storia, come quella di Davis, occupa l'arco di una sola epica giornata. In effetti, noi passiamo diversi giorni con Llewyn, ma tutti confluiscono l'uno nell'altro. E come vedrete ci sono molti altri parallelismi tra le varie figure di Ulisse e Llewyn: il vagare lontano da casa; l'andare per mare (Llewyn lavorava nella Marina Mercantile); i riferimenti al mare e all'acqua, specialmente nelle canzoni; e poi Llewyn ha un figlio che non ha mai conosciuto.

Come in molti altri film dei fratelli Coen, la musica è tutto. Questo è un film di canzoni e tutte le canzoni parlano al travaglio di Llewyn. Comincia con lui che canta "Hang Me, Oh Hang Me". Come il gatto, anche questa canzone parla di Llewyn e Mike, il suo partner morto: Mike come un caso di suicidio e Llewyn come un vagabondo in lotta con il mondo. Dopo ascoltiamo "Fare Thee Well", su un amore perduto (diverse canzoni esplorano questo tema). Questa fa riferimento alla relazione di Llewyn sia con Mike sia con la sua ex, Jill, interpretata da Carey Mulligan. E' anche l'ultima canzone cantata da Llewyn nel film, proprio prima di vedere e ascoltare un fantasma di Bob Dylan che canta un'altra canzone su un addio, colonna sonora di un film sulla perdita—il cui dramma è raccontato attraverso la musica.

Ci sono poi due canzoni consecutive su amori perduti: "The Last Thing on My Mind," e "Five Hundred Miles" (cantata da Justin Timberlake and Carey Mulligan), le quali raccontano principalmente la perdita di Jill, che era incinta, forse di Llewyn, ma che vuole abortire. Non è chiaro perché Jill sia stata con Llewyn, visto che lei sembra odiarlo e amare invece Jim (Justin Timberlake), ma il suo vacillare tra i due è una drammatizzazione del terzo tema del film: l'arte contrapposta agli affari, ma ci arriveremo tra un minuto.

L'ultima importante canzone del film (dopo un motivetto spassoso intitolato "Please Mr. Kennedy"—anche questa canta di una perdita potenziale) è "The Death of Queen Jane", che Llewyn suona davanti ad un grande pubblico al The Gate of Horn. Canta della morte di una donna durante il parto, qualcosa di molto vicino a Llewyn, a causa delle due gravidanze in cui è coinvolto durante il film. Il proprietario del locale dice a Llewyn che non vede molto denaro in quella canzone, sottintendendo l'idea che Llewyn è molto bravo a cantare il suo dolore, ma non riesce a trasformare quel talento in guadagno.

Jill dice a Llewyn che tutto ciò che tocca diventa merda, che dovrebbe indossare un preservativo su tutto il corpo così che non possa toccare nessuno e immediatamente dopo, dice che le manca il suo vecchio partner Mike. E' implicito o che Llewyn abbia qualcosa a che fare col suicidio di Mike—Mike era l'unica persona con la quale Llewyn aveva un legame—o che Llewyn stia contemplando l'idea di "abbandonare" la strada dell'arte come ha fatto l'amico. Ma come Llewyn dice a sua sorella, vivere senza arte significherebbe per lui solo esistere e che diventerebbe come suo padre, un fallito marinaio della Marina Mercantile. Quindi Llewyn si trova davanti ad un bivio; può scegliere di essere un artista e soffrire o di essere responsabile verso se stesso e fare il marinaio, come aveva fatto suo padre prima di lui, e forse finire la sua vita solo in una stanza, bagnato fradicio.

Durante la litigata al Reggio Café, Llewyn critica Jill per essere disposta a diventare una musicista commerciale, mentre lei lo chiama un perdente perché non riesce a mantenersi con la sua arte. Questo è il dilemma dell'artista, il dilemma di qualsiasi artista e certamente degli artisti che lavorano nella controcultura: come si fa arte volendo osare e allo stesso tempo guadagnarsi da vivere?

Dopo scopriamo che Jill sarà perfino disposta ad andare a letto con il manager del locale più in vista del posto, The Gaslight, per assicurarsi un concerto davanti ai reporter del Times. Llewyn, invece, finisce la sua vita nei bassifondi, picchiato dal cowboy e mentre desiderava stupidamente la spazzatura di New York, inclusa quella della scena folk. E' rassegnato al suo ruolo di irriducibile pietra di paragone della musica folk, anche se non otterrà mai fama o denaro per i suoi sforzi, un fatto reso ovvio dai deliziosi lamenti nasali del giovane Dylan canticchiati nel bar, il musicista che sicuramente eclisserà gli sforzi di Llewyn.

La risposta a tutto questo—o almeno un esempio di una possibile risposta—è nei Coen, i quali, in qualche modo, da Sangue Facile agli ultimi lavori sono stati capaci di comportarsi da veri artisti, realizzando i film che volevano realizzare e conseguendo grandi successi. Riescono sempre ad ottenere la loro torta e mangiarla anche, anche perché ogni torta è diversa dall'altra e ha un gusto personalissimo, ma è sufficientemente familiare da farci capire che vengono tutte dalla stessa pasticceria della prima.

© VICE, traduzione italiana Chiara Fasano

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