sabato 2 novembre 2013

The Lone Survivor Be



by Alien

Ma che c'avranno mai questi film dove sta una sola persona in isolamento che deve sopravvivere? Ce ne sono un sacco in giro, tipo—almeno tra quelli contemporanei che vale la pena di nominareCastaway con Tommy Hanks. Parla di lui che sta su un'isola con Wilson, la sua palla, che tratta come un essere umano e pure noi in effetti crediamo che Wilson è un personaggio, al punto che siamo pure tristi quando Wilson muore—anche se lo stronzo non muore per davvero, perché è un cazzo di pallone da palla a volo.

E' come dice quel tizio, Scott McCloud, in How Comics Work, che noi, da essere umani facciamo somigliare a noi tutte le cose: le nuvole, i fiori, gli animali, le pietre, gli omini disegnati… i palloni da pallavolo! Cioè, basta che vediamo un paio di occhi o una bocca e subito quella merda ha una personalità. Ma in quel film, Hanks aveva un'isola intera, praticamente lo spazio infinito del guscio della noce di Amleto in confronto agli ultimi fottutissimi film che sono stati fatti: 127 Ore (il figlio di puttana è incastrato in un canyon, con la mano incastrata in una roccia! Cioè, l'isola di Hanks sembra enooooorme così); poi un film con Ryan Reynolds, chiuso in una cassa o qualcosa del genere che prova a parlare a telefono (ma non l'ho visto io); Vita di Pi (bloccato su una zattera. Sì, stava una tigre, ma forse era immaginaria—poi ne parliamo dopo); Gravity (la tizia è da sola, in un grande scenario spettacolare—nel fottuto spaaaaaaazio—ma sempre sola come un fantasma); e ora c'è quello di Redford, All Is Lost (di nuovo nella barca, senza che sappiamo niente di lui! Ma parlerò dopo pure di questo).

Il solitario in lotta per sopravvivere è un tipo particolare, trasforma il film in una cosa diversa dalla normale interazione tra i personaggi. Manca quasi tutta quella cosa che si chiama di-alogo, cioè non ci sono due o più coglioni che prendono la storia e la fanno diventare azione, ma è più una questione di come si comportano. A meno che non ci sta il monologo, o gli a parte come Shakespeare, ma la molti film non lo fanno, trovano altri stratagemmi (non in quello di Redford però, non si parla per niente, tranne che all'inizio, quando c'è una cosa che si chiama monologo interiore) in modo che dicono i loro pensieri ad alta voce: Wilson, la palla; la telecamera in 127; la tigre in Pi; l'apparizione di Clooney in Gravity. Esploriamo un attimo insieme queste storie per vedere questi aspetti.

E per essere chiari, tutti 'sti film hanno grandi performance degli attori, e se ve lo dico io...

La prima cosa che ho detto di questi film è che il tizio dev'essere in trappola. Dobbiamo sapere come ci è arrivato: incidente coll’aereo o durante un'escursione; la barca si sfascia; i Russi fanno esplodere un satellite e i detriti mandano a puttane la navicella, ecc. Quindi stanno in una nuova situazione, la devono aggiustare, noi dobbiamo vedere quali giocattoli hanno per lavorarci, per tirarsi su, dobbiamo vedere come fanno a mangiare e a bere. Questa del mangiare e del bere è una parte importante del dramma, così i registi decidono come presentare questa roba. Danny Boyle ha fatto pisciare Franco e poi bere quello schifo e in molti film si fa così, a meno che non è una parodia e non devono farlo.

L'azione del sopravvivere è il dramma di 'sti film. Ci sono due parti del sopravvivere: quella di fuori, quella fisica e quella di dentro—la sanità, le memorie.

Come si fa a girarla 'sta roba? La lotta interna? Molti di loro usano i tagli in asse perché non possono tagliare su un attore e andare su un altro, il montatore deve soltanto spostarsi su angoli diversi dello stesso attore; c'è bisogno di fare così, non rendere la cosa una palla totale: questo lo fanno molto in 127 Ore e All Is Lost, più che altro perché lo spazio è confinato. Robe come Castaway e Gravity usano stronzate più fluide perché c'è più spazio per lavorarci e proprio in Gravity, la roba più importante in quel film sono le riprese nello spazio fluido. (Cioè, l'hanno fatto al computer, giusto? Le facce degli attori sui piccoli corpi di astronauti? Come un pazzesco cartone animato per adulti—l'animazione per i grandi. Forse è là che vuole arrivare il cinema oggi, eh? Bhè, un tipo di cinema). E in Pi sta sempre 'sta tigre, quindi non è che il tizio sta sempre da solo. Parla con quella specie di cosa attraverso la fantasia.

Quindi, ora che c'abbiamo il personaggio da solo, che fai? Tiri fuori una storia dalla trappola o lasci il personaggio chiuso là dentro? E' qua che ci ficcano la fantasia o l'immaginazione del personaggio. In 127 Ore, Danny Boyle, voleva creare l'azione nel canyon, non ha usato niente della storia precedente del personaggio prima di cadere nella trappola e non ci fa vedere niente neanche della missione di soccorso che si prepara senza di lui. Danny invece usa i ricordi del tizio e le sue allucinazioni sull'acqua e sul riuscire a liberarsi e vedere la sua ragazza per scappare dal canyon per un po'—ma il trucco è che non si vede mai il personaggio in queste fantasie, solo pezzi di lui. Non scappa mai per davvero dal canyon fino alla fine. Intrappola il pubblico con lui là dentro.

Pi è uno dove la fantasia prende il sopravvento, ma è tutta la storia, così capiamo che è non era vero niente solo dopo il fatto. Gravity usa quel dannato trucco antico di farti credere che il fascinoso Clooney è ancora vivo così c'hai più scene con lui per illuminare le cose e mantenere la tensione, così c'hai l’effetto del fascino di Clooney mentre il contro-effetto del suo sacrificio e della sua morte sta sempre là. In All Is Lost, non c'è fantasia. E' tutta azione. C'hai solo un piccolo monologo interiore, giusto per farti capire che il tizio prova qualcosa.

Quindi, con chi devono parlare? Redford non parla, dice solo "cazzo" quando proprio è non ce la fa più; Sandra Bullock parla col finto Clooney e con se stessa e con uno scemo di un cinese alla radio; il tizio di Pi parla con la tigre; Hanks parla co' Wilson; e Franco con la telecamera. Sono tutti strumenti per sputare fuori quello che hanno dentro. C'è bisogno di questi strumenti perché 'sti film si presentano come più o meno realistici, così questi strumenti sono più o meno come quella parte del teatro di Shakespeare, però senza rompere la quarta parete di quei mondi.

Se vedete Gravity, è perché è impressionante com'è ripreso lo spazio; se vedete Castaway e All Is Lost è per vedere due icone, Hanks e Redford alle prese con robe toste, fisiche; se vedete Pi è per gli effetti pazzeschi con quella tigre; in 127 tutti sanno che quel braccio se lo taglierà via, prima di entrare in sala, così, quando il figlio di puttana è cade nella trappola, è come se tutto il pubblico è in trappola pure, e anticipa tutta la merda che succede dopo e aumenta la tensione. In All Is Lost sembra che il tizio alla fine deve morire, con quel monologo dell'inizio e quel titolo che intensifica la tensione come quell'altro.

Ora, qua sta quella bella cosa: il climax. Ora, lo so che mi daranno tutti addosso perché alcuni lo sanno quanto sono legato a uno di quei film, ma non parlo dell'attore, parlo della struttura del film. Tutti i personaggi toccano il fondo prima di venire salvati—è non siate cretini, tutti si salvano alla fine. Nessun produttore farà mai fare un film così e far cagare sotto sutto il pubblico per poi far crepare lo stronzo. Sì, puoi ammazzare un personaggio secondario, anche un pezzo grosso come Clooney, ma non puoi uccidere il protagonista—comunque solo in uno di questi film il pubblico la passa veramente brutta: 127. E' quel cazzo di braccio. Amputarselo in modo così intenso ha fatto sentire male un sacco di gente al cinema e molti idioti non l'hanno nemmeno visto per questo motivo, ma è quello che dà al film i super-poteri. Il pubblico passa le stesse pene del personaggio ed è una cazzo di catarsi per tutti, non solo per il personaggio. E a quel punto sei con lui, vuoi che se lo tagli, ti identifichi, è fottutamente intenso.

© VICE, traduzione italiana Chiara Fasano

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