di James Franco
Hollywood non è tanto un luogo fisico, quanto il posto dei desideri. E' il melting pot di tutti quelli che aspirano alla fama. Il commercio dozzinale cresce florido, soddisfando il gusto delle masse, mentre gli artisti faticano nelle periferie per realizzare qualcosa di ambizioso. E' una città in cui le politiche sessuali vengono attuate al meglio e al peggio—le donne sono trattate come oggetti sessuali sia sullo schermo sia dietro le quinte, ma a capo della maggior parte dei grandi studios ci sono delle donne. Tinsel Town (come Hollywood viene anche chiamata), è un posto talmente particolare da essere ritratto come un luogo mitico in innumerevoli romanzi, memorie, biografie e tabloid. A sorpresa, non molti libri di poesia hanno fatto di questa strana città la propria musa. Robert Polito ha raccolto la sfida nel 2009, con Hollywood and God, una raccolta di poesie che affronta il tema della celebrità, della nuova Hollywood, della vecchia Hollywood, delle superstar di successo e delle meteore che sono state.
Il libro parla di Hollywood, ma Robert non è un insider. Non ha mai avuto un ruolo significativo nel business cinematografico al contrario di altri scrittori come F. Scott Fitzgerald o William Faulkner negli anni '20. Robert ha esaminato Hollywood dall'esterno.
Nel libro, Robert crea una tensione tra la trivialtà dell'industria dell'intrattenimento e il tono intellettuale della forma poetica. Il titolo della raccolta esprime quella dicotomia e la missione implicata nel libro: esplorare lo stato spirituale della nazione analizzando i più popolari media dell'intrattenimento, attraverso la forma di espressione artistica meno apprezzata a Hollywood.
Le poesie della raccolta sono molto diverse l’una dall'altra dal punto di vista della forma. La sequenza iniziale—"Hollywood Hills", "Barbara Payton: A Memoir," e "Paris Hilton Calls on Jesus"—è particolarmente efficace per il modo in cui la tematica comune a ognuna delle tre poesie è affrontata con una prospettiva e un’esecuzione diverse.
"Hollywood Hills" è il primo componimento del libro. Il metro e lo stile sono tradizionali, il che fa pensare che Hollywood and God sarà un "tipico" libro di poesie. Ma "Barbra Peyton: A Memoir", che segue "Hollywood Hills," ti fa cambiare idea, perché ha una struttura in prosa e perché stabilisce già quella varietà da libro di ritagli che definisce il libro.
"Barbara Payton: A Memoir" comincia con il narratore che parla della sua infanzia e di suo padre. Suo padre aveva due lavori. Era un impiegato postale e aveva un bar sul Sunset Boulevard, il Coach and Horses. Il narratore descrive come passava il tempo ad aiutare suo padre nel bar e come finì a correggere le bozze di vari manoscritti per una casa editrice di proprietà di uno dei clienti di suo padre. L'attrice Barbara Payton, che aveva superato da molto i suoi anni di gloria quando il narratore la conosce, è una cliente fissa del bar. Alla fine, il narratore comincia a lavorare con Barbara alle sue memorie. Quindi, la poesia si basa su due livelli di flashback. Il primo è quello del narratore che riflette sui suoi 13 anni e il secondo, quello del narratore che riflette su Barbara, che racconta il suo passato allo scrittore delle sue memorie. Attraverso il narratore, ascoltiamo la vera e triste storia di Barbara Payton—come ha affrontato una serie di matrimoni turbolenti e come è caduta in disgrazia al punto da prostituirsi su Sunset Boulevard, prima di morire a poco più di trent’anni. Il racconto serio e nostalgico della storia di Barbara dà linfa vitale ai fatti in modo da non somigliare ad una pagina di Wikipedia.
Il narratore e Barbara sono in una posizione analoga, considerando che si dedicano entrambi a ricordare le proprie vite passate. Però le storie che raccontano sono molto diverse. Il narratore sta parlando al suo lettore contemporaneo di quando lavorava nel bar dove suo padre tentava di sbarcare il lunario, mentre Barbara parla al narratore (e ai lettori) dei suoi tempi a Hollywood, dorati e glamour. Ma alla fine, cambiano di posto. Il narratore diventa colui che fa qualcosa di artistico—scrive poesie—mentre Barbara è diventata un'alcolizzata prostituta da quattro soldi.
"Paris Hilton Calls on Jesus" segue "Barbra Peyton: A Memoir". Nella poesia, Paris non è una persona reale. Viene usata come simbolo del generale vacuo stato spirituale della città. La figura di Paris è un tipo, non un’analisi documentaristica della vera Paris. E' siginificativo che Roberts scriva opere di non finzione (leggete Savage Art, la sua bella biografia su un maestro del noir Jim Thompson) e di poesia, perché le prime permettono alla sua poesia di esaminare territori che percorre in quelle opere di non finzione, attraverso una lente diversa. Nella poesia, Hollywood, i suoi sacerdoti e sacerdotesse di alto o basso valore diventano icone che può manipolare per trovarvi una verità poetica, più che una prova giornalistica.
@VICE, traduzione Chiara Fasano
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