domenica 22 dicembre 2013

"Song of Myself": Why Walt Whitman Was the Original Kanye West



di James Franco

L'era dei social media è l'era dell'autopromozione. Abbiamo tutti i nostri piccoli avatar, le nostre piccole fotografie e i nostri piccoli messaggi che inviamo nell'universo elettronico e per i quali speriamo di ottenere il maggior numero di "mi piace". Anche Walt Whitman si autopromuoveva, era un performer, un manager di se stesso.

"Esisto come sono e tanto mi basta", dice Whitman nella versione del 1855 di "Canto di Me Stesso" (Song of Myself)
Se se nessun altro al mondo ne fosse a conoscenza, sarei contento,
e se tutti ne fossero a conoscenza, sarei contento.
("Song of Myself", 46)
Tale sentimento è tipico di Whitman nella prima edizione di Foglie D'Erba, ma questa apparente rinuncia ad un investimento nella fama non è del tutto reale. I fatti dimostrano che a Whitman interessava enormemente che i lettori lo conoscessero. Dopo la pubblicazione iniziale di Foglie d'Erba, stampata in 800 copie, scrisse almeno tre recensioni anonime, sia positive sia negative, ma tutte pubblicizzavano la sua opera con il più ardito dei linguaggi. La seguente citazione, tratta da un articolo che scrisse per il United States Review nel 1855, intitolato "Walt Whitman e le sue Poesie" mostra un'altra visione che Whitman aveva di se stesso:
Chi è quindi questo sconosciuto insolente? Chi è costui che loda se stesso come se gli altri non ne fossero in grado e che si è presentato senza invieto tra gli scrittori, a stabilire cose che erano già state stabilite e a rivoluzionare di fatto la civiltà moderna? [...] Sei arrivato all'improvviso Walt Whitman! Con le tue opinioni, i tuoi comportamenti, i tuoi costumi, i tuoi libri, i tuoi scopi e le tue occupazioni nella vita, le tue compagnie, le tue poesie." ("Walt Whitman and his Poems," Whitman)
Le lodi nelle recensioni sono mitigate, ma Whitman si avvicina ad una celebrazione di se stesso come il più grande poeta mai vissuto,
"Il suo scopo nella vita è il più ampio nella filosofia. Egli è il vero spirituale. Egli non riconosce annichilimento né morte né perdita di identità. Egli è il più grande amante e conoscitore del genere umano mai esistito in letteratura." ("Walt Whitman and his Poems", Whitman)
Citare l'autopromozione di Whitman non significa formulare un giudizio alle sue intenzioni, il desiderio di vendere libri era quasi tutto ciò che aveva. Quel che è interessante è come il suo alter ego sviluppatosi nelle poesie di Foglie d'Erba è lo stesso impiegato nell'autopromozione e durante la promozione del libro al di fuori delle poesie. L'edizione di Foglie d'Erba del 1855 e le autorecensioni creano un fulcro testuale che spesso provoca la sovrapposizione dello stile al contenuto, ma che è evidentemente creato e diffuso per motivi ben differenti: il libro, per un appagamento artistico e le recensioni, per vendere i libri. Ma questi progetti distinti risultano complessi, a causa delle loro analogie: la poesia di Whitman è in gran parte focalizzata sul definire la sua persona e promuovere la sua opera, mentre le recensioni sono stranamente poetiche, al punto da poter essere scambiate con dei passi del suo poema. La confusione si arricchisce ulteriormente se guardiamo i diversi contesti in cui viene presentato un materiale simile. I contesti diversi colorano l'essenza contenutistica e, allo stesso tempo, pongono sullo stesso livello quegli ambiti differenti, così la poesia diventa promozione e la promozione diventa poesia.

Quandò uscì la terza edizione di Foglie d'Erba, nel 1860, Whitman raccolse tutte le recensioni anonime scritte da lui in appendice al libro e le chiamò "imprints". Queste recensioni sono un tipo di autopromozione solitamente deriso e considerato affine a quel whitmaniano gusto dell'eccesso e a quel suo ego smisurato e glorioso, che, di fatto, costituisce gran parte della sua stessa poesia. Un'opera quale Canto di Me Stesso, ma anche tutte le recensioni che Whitman scrisse su di sé sono sorprendentemente simili nel contenuto e anche nello stile—al punto da risultare, a volte, ridicolmente ovvie. Ma il fatto che un contenuto analogo sia riscontrabile sia nelle poesie di Whitman che nelle anonime recensioni cambia il significato stesso di quel contenuto.

Nel 2001, due cinefili, Omar Rezec e Anne Belknap, denunciarono la Sony Picture perché una recensione del film Il Destino di Un Cavaliere, con lo scomparso Heath Ledger, si rivelò falsa. Il film fu pubblicizzato come "un successo" dal critico David Manning del The Ridgefield Press. Dopo un'indagine, il reporter di Newsweek John Horn scoprì che il giornalista David Manning non aveva mai lavorato per il The Ridgefield Press, anzi, non esisteva nessun David Manning. I querelanti Omar Rezec e Anne Belknap denunciarono la Sony dopo aver dichiarato di essere andati a vedere il film proprio perché avevano letto quella recensione. Se non avessero letto che "Heath Ledger era la migliore promessa di quell'anno", non avrebbero visto il film e non solo volevano indietro i 12 dollari del biglietto, ma tutti i soldi guadagnati dalla Sony in seguito alle loro recensioni false. L'inventato David Manning aveva recensito altri film della Sony come L'Uomo Senza Ombra ("Un viaggio di paura coi fiocchi") e Animal ("un altro successo") e le sue frasi venivano clamorosamente riportate sulle locandine dei film. Si scoprì che David Manning era una creazione del dirigente del marketing della Sony Mathew Cramer, il quale attribuì le recensioni false al The Ridgefield Press perché era cresciuto a Ridgefield, in Connecticut. La Sony tentò di difendere il proprio falso portavoce appellandosi alla libertà di espressione, ma fu condannata a pagare un risarcimento di 326 mila dollari allo stato del Connecticut, per aver attribuito alla loro testata citazioni false, e 1 milione e mezzo di danni per il pubblico.
'Lo studio era coinvolto nel business del marketing cinematografico e la pubblicità aveva lo scopo di attirare un pubblico potenziale', dichiararono i giudici Vain Spencer e Robert Milano. 'Il fatto che i film non fossero un prodotto destinato alla vendita non significa che la produzione fosse a capo anche della promozione dei film.'
La Sony avrebbe potuto facilmente dire personalmente che Il Destino di un Cavaliere era il miglior film dell'anno, ma non si sarebbe avuta lo stessa autorevolezza che si ha se un critico dice la stessa cosa, ma dall'esterno. A proposito del processo, il giudice di Los Angeles Reuben Ortega notò questa cosa: 'Non vedremo più persone senza opinioni barcollare come zombie alla volta di una sala cinematografica, spinti da una nuvola di aria fritta. Che iniziativa nobile e straordinaria.'

Questo esempio anacronistico di autopromozione sotto falso nome sottolinea la differenza tra dichiarazioni intrinseche ad un lavoro creativo e dichiarazioni riguardo ad un lavoro creativo. Ci sono moltissime differenze tra un film con Heath Ledger dell'inizio di questo secolo e un libro di poesie del XIX secolo, ma gli ambiti di creatività e pubblicità presentano molti elementi che collegano l'autopromozione di Whitman a quella della Sony. Si può argomentare che le recensioni di Whitman fossero uno sforzo per insegnare ai lettori come approcciarsi ad un nuovo e folle stile poetico e a contenuti non convenzionali, ma spesso è la stessa cosa che fanno le recensioni nel caso in cui si tratti di un film non convenzionale o difficile da seguire in modo tradizionale. Sono lontane un miglio le recensioni scritte da Whitman su Foglie d'Erba—intricate e imbevute di ogni specificità dell'opera e dell'autore—e un generico soffietto editoriale su Il Destino di un Cavaliere, ma lasciando da parte quanto dettagliate e quanto complesse fossero le due recensioni, entrambe condividono lo scopo di vendere il proprio prodotto il più possibile, scopo perseguito impersonando figure di una certa autorevolezza. La controversia contro la Sony è sciocca—come se davvero la gente avesse comprato il biglietto solo per aver letto che quella di Ledger era la performance dell'anno—ma il fatto che sia stato intentato un processo dimostra che oggi una promozione fallace a scopi commerciali non è tollerata, almeno non quando la sua ambiguità è palese. Lo stesso tipo di promozione appare diversa in un contesto di finzione, perché si crea uno spazio tra l'artista e l'arte, e così al "personaggio" che promuove l'oggetto si perdona l'inganno. Noi permettiamo ai personaggi di finzione di essere ingannevoli e arroganti finché sono allo stesso tempo affascinanti o intelligenti, il che non è comunemente permesso nell'ambito dell'evidente non-finzione. Pensate a quando Tom Cruise saltò sul divano di Oprah—un posto che richiede un tipo speciale di finzione, in cui tutto è studiato e pianificato, ma è realizzato in modo che non sembri finzione—e vi renderete conto che una scena come quella sarebbe applaudita in un film come Jerry Maguire, in cui espressioni di esuberanti emozioni fanno piacere al pubblico. Ma poiché Cruise ha agito in quel modo durante un talk show, a noi è sembrato fuori controllo, pazzo, falso. L'autopromozione di Whitman all'interno di Foglie d'Erba e nelle autorecensioni sono simili per molti versi, ma i due contesti fanno sì che i contenuti siano letti in modi molto diversi.

Whitman non aveva nulla di cui vergognarsi quando promuoveva il suo lavoro, che lo facesse all'interno dell'opera o attraverso recensioni anonime, ma i suoi metodi erano diversi a seconda delle forme utilizzate. "Canto di Me Stesso" può essere letto come una lunga promozione del nuovo sforzo poetico di Whitman; è un pubblicizzare estensivamente che tipo di scrittore fosse e a che tipo di pubblico si stesse rivolgendo. Diversamente dall'autopromozione negli articoli anonmi, quella nei poemi è giustificata perché il pubblico partecipa dell'autocompiacimento dell'autore:
Io celebro me stesso,
E quello che suppongo devi anche tu supporlo,
Perché ogni atomo che mi appartiene ti appartiene...
(“Canto di Me Stesso”)
E' tutto molto simile ai repper di oggi, nei cui versi si vantano di avere uno stile superiore e di essere migliori di tutti gli altri MCs. Proclamarsi geni non è inusuale; recentemente Kayne West ha detto durante un talk show, "Se dicessi che non sono un genio mentirei a te e a me stesso". Le pretese di grandezza nello stile e nei testi diventano parte del prodotto, in maniera riflessiva; parte, se non tutta l'essenza dei testi riguarda la superiorità del loro stile e dei testi stessi. Whitman tempera la sua pretesa di superiorità in "Canto di Me Stesso", ma allo stesso tempo gonfia il suo "personaggio" e lo dissolve tra la gente: è il rapper dal barbarico yawp che non ha paura di contraddirsi e di adattare quel materiale al suo pubblico di lettori. Ma nonostante le proclamazioni di umiltà, lo spirito tutto sommato universalmente inclusivo e l'obiettivo prevalentemente evidente di "Canto di Me Stesso", il poeta resta il centro dell'opera. "Canto di Me Stesso" definisce il suo autore dichiarando ripetutamente e nel dettaglio, in catalogazioni e categorizzazioni, di cosa è fatto il poeta, in cosa crede, come vive e con che tipo di persone entra in relazione. Come un rapper i cui versi descrivono la sua persona, quello che gli interessa e la propria superiorità, "Canto di Me Stesso" è un poema di autopromozione. Nel rap contemporaneo ci si aspetta un generico sfoggio dei propri conseguimenti e della propria ricchezza, il racconto delle difficoltà iniziali che poi hanno portato a lottare per il successo e ad accese competizioni. Whitman, nelle sue poesie, non chiama in causa nessuno dei suoi colleghi concorrenti e quindi l'hip hop del diciannovesimo secolo di Whitman è probabilmente meno belligerante della controparte operante nel ventesimo e ventunesimo secolo, ma la sua radicale rottura con la poetica tradizionale e la promozione di quel nuovo stile è pari ad una sfida lanciata a tutti i poeti a lui contemporanei.

In alcune recensioni, Whitman non solo spiega la sua opera, ma pone anche se stesso contro i suoi grandi concorrenti europei. Il suo schema di versi lunghi e liberi è diventato uno degli stili poetici più influenti degli ultimi cento anni. Ma Whitman sentì il bisogno di distinguerlo dal modello popolare del verso sciolto di poeti come Alfred Lord Tennyson. Un estratto di una delle sue recensioni alle proprie opere, "Un Poeta Inglese e uno Americano":
Il migliore della scuola di poeti operanti al momento in Gran Bretagna e in America è Alfred Tennyson. Egli è il bardo dell'ennui dell'aristocrazia [...]

La poesia per Tennyson e i suoi seguaci inglesi e americani è un gentiluomo di primo livello, va in barca, pesca, vaga nella natura, ammira le signore e parla con loro con quell'elaborata e a tratti trattenuta deferenza che dev'essere costruita artificiosamente a causa delle terribili regole che si danno gli uomini in società. Lo spirito di questa alta società inglese imbeve questo scrittore e le sue effusioni dalla testa ai piedi [...] I modelli sono comuni agli scrittori e ai salotti.
Ascoltate la regolarità del controllo dei pentametri di Tennyson in apertura al suo breve poema "Ulysses",
It little profits that an idle king,
By this still hearth, among these barren crags,
Match'd with an aged wife, I mete and dole
Unequal laws unto a savage race,
That hoard, and sleep, and feed, and know not me.

Re neghittoso alla vampa del mio focolare tranquillo
star, con antica consorte, tra sterili rocce, non giova
e misurare e pesare le leggi ineguali a selvaggia
gente che ammucchia, che dorme, che mangia e che non mi conosce.
[Traduzione di Giovanni Pascoli]
E il lungo e irregolare verso in apertura di "Canto di Me Stesso" di Whitman:
I loafe and invite my soul,
I lean and loafe at my ease... observing a spear of summer grass.
Houses and roof perfumes... the shelves are crowded with perfumes,
I breathe the fragrance myself, and know it and like it,
The distillation would intoxicate me also, but I shall not let it.
The atmosphere is not a perfume... it has no taste of the distillation... it is odorless...

Io ozio, ed esorto la mia anima,
Mi chino e indugio nel mio ozio... osservo un filo d'erba estivo.
Case e stanze piene di profumi... scaffali affollati di profumi,
Respiro la fragranza, la riconosco e mi piace,
Il distillato potrebbe intossicare anche me, ma io non lo permetterò.
L'atmosfera non è un profumo... non ha il gusto del distillato... non ha odore...
Qui, il nuovo stile di cui Whitman sta parlando è espansivo. Usa la ripetizione di "loafer" e "perfume" per dare un disegno ai versi, ma non c'è uno schema regolare, che invece è presente in Tennyson. Sia il contenuto sia la forma del poema hanno lo scopo di creare un nuovo spazio per Whitman nel mondo della poesia.

Per quanto sia sfacciato nell'esporre se stesso in "Canto di Me Stesso", sia nel lodarsi sia nel criticarsi, Whitman, nelle sue recensioni, erge se stesso e la sua opera ad uno status rivoluzionario e canonico. Nel libro The Frenzy of Renown, Leo Brady sottolinea il trasferimento nel concetto di fama da una consacrazione postuma a qualcosa che si può raggiungere mentre si è ancora in vita. Alle celebrità viventi è permesso "ergersi al di sopra delle masse, ma con il consenso delle masse; a sua volta, il pubblico ritrova le proprie individualità nelle qualità dei propri eroi." Il tentativo di Whitman di autodefinirsi come poeta sia al di sopra sia tra le masse è analogo all'idea di Brady in merito all'aspetto indulgente della fama:
Nel frammentare la domanda della società, la fama crea la propria etichetta e permette al personaggio famoso di essere se stesso in un modo in cui nessun altro può permettersi di esserlo ed è accettato in una comunità mistica di altre persone famose, una città psichica fatta di rispetto per la natura individuale di ognuno. La celebrazione della vera fama come personale giustificazione... (The Frenzy of Renown, 7)
A Whitman non interessava esporsi come autorecensore se nessuno lo notava, ma si capisce perfettamente che tipo di autopromozione fosse Foglie d'Erba. Come un rapper che proclama la sua grandezza, Whitman grida al mondo le sue innovazioni e il suo posto nel mondo delle lettere e quindi, molto dell'essenza delle sue opere riguarda la grandezza delle opere stesse.

© VICE, traduzione italiana Chiara Fasano

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