Come promesso, JAMES FRANCO ITALIA vi porta dentro la Biennale grazie alla nostra inviata Chiara Fasano che commenta in esclusiva per noi i progetti presentati a Venezia da James Franco: Sal e l'installazione Rebel.
Eccomi qua, a raccontarvi l'epopea di quest'oggi. Arrivo a Venezia, prendo il vaporetto linea 42 e chiedo gentilmente all'autista se - tra la fermata Sant'Elena e Ospedale - si ferma alla Certosa, che non è prevista tra le fermate ordinarie, ma è possibile arrivarci solo su richiesta: spingi un pulsante che fa accendere un semaforo che in qualche modo avvisa il vaporetto della tua presenza lì. In ogni caso, arrivo all'Isola, che dal di fuori somiglia in modo inquietante a Shutter Island, con tanto di mura di cinta (dal di dentro, anche peggio, ma andiamo per gradi). Fuori trovo il cartellone di 'Rebel' e una piantina con gli edifici dell'installazione, in tutto quattro. (Non ho potuto fare foto perché non c'è nulla di "fisico". Si tratta solo di video installazioni ed è proibito fare foto o filmare.)
Entro. L'Isola della Certosa misura 2500 mt2 tra terreno ed erbacce incolte (un posto più civile no, eh?). Capre e mufloni circolano indisturbati (non sto affatto scherzando, e non è nemmeno parte dell’installazione). Sembra un pezzo di terra dimenticato da Dio e dagli uomini, se non per un bar e diversi magazzini dove operai provvedono alla manutenzione di varie imbarcazioni. Trovo il primo edificio, il Casello delle Polveri, dove dovrebbero essere proiettati 'Sal', 'We Can't go Home again' e 'Brad Renfro Forever'. Giro la maniglia della porta. Chiusa.
Oddio, e ora che faccio? Giro un po' intorno e non c'è anima viva. Dopo un po' mi viene incontro un ragazzo, che poi scopro essere tedesco, lì per ‘Rebel’, disperato perché tutti gli edifici sono chiusi. Facciamo un sacco di telefonate agli uffici della Biennale e dopo circa un'ora, arriva un uomo con delle chiavi, il quale dice, come fosse la cosa più ovvia del mondo: "Qui è tutto chiuso, perché non è ancora stato aperto". COSA!? Mi sembra il teatro dell'assurdo. In Italia prima di avviare qualcosa ci vuole un periodo per carburare. Dopotutto 'Rebel' apriva il 5 settembre, siamo solo al 7, che diamine! Comunque, stendiamo un velo pietoso ed entriamo al Castello delle Polveri. Di 'We Can't go Home again', nemmeno l'ombra, ma almeno ci sono 'Sal' e 'Rebel'.
Sal è un gran bel film. E' il racconto di una giornata come tante altre di un ragazzo che vede finalmente la vita sorridergli: uno spettacolo teatrale imminente, il primo film da regista accettato dalla produzione. La regia di James (che strizza l'occhio ai maestri del realismo) accompagna con primi piani serrati tanti gesti quotidiani. Sal si esercita in palestra (la camera indugia a lungo sui muscoli scolpiti di Val Lauren, attore eccellente per la cronaca), fa colazione, fa qualche telefonata, esce di casa e con la sua coupé va a prendere un amico (forse compagno) per una nuotata in piscina e una seduta di massaggi. Tutte le volte che Sal gira in macchina parte una canzone fantastica, una voce di donna che somiglia a Ella Fitzgerald, forse è proprio lei. Ogni volta la scena rallenta, l’inquadratura si sgrana, gli oggetti si confondono. Vediamo il fumo della sigaretta di Sal, le sue labbra, i suoi occhi, le mani sul volante. Sono scene piene di poesia e di una sensibilità fuori dal comune. Ho pensato a Sofia Coppola, Cassavetes, Wong Kar Way... i miei momenti preferiti del film. La giornata prosegue. Sal chiama degli amici per invitarli al suo spettacolo a teatro, battibecca ironicamente con la domestica e quando un amico gli dà buca per la sera preferisce andare a teatro, per provare le sue battute. Ecco la scena più lunga del film (non condivido affatto quei critici che dicono che avrebbe dovuto tagliarla di più; io ho adorato questi piani sequenza interminabili, li ho trovati perfetti per il film). Arriva Jim Parrack, l’altro attore della commedia e il nostro James, che li dirige in scena. Piccola chicca: James appare sempre e solo di spalle, non gli si vede mai il volto, si sente solo la sua voce. Finite le prove Sal si rimette in macchina e torna a casa, felice, soddisfatto, pieno di speranze, mentre quella canzone incantevole e quelle luci magnifiche riempiono la scena. Ma qualcos'altro lo aspetta nel suo garage. Qualcun altro, un rapinatore con coltello in mano. E il resto è storia.
Al piano superiore si entra nel vivo di Rebel con il cortometraggio Brad Renfro Forever, sempre diretto da James. E' un mini-documentario fatto di interviste a James stesso (vi ricordate quei filmati di youtube dove James aveva un cagnolino nero in mano e parlava di Brad?), a Jim Parrack e Scott Haze. Queste interviste si alternano alle immagini del giorno dell'incisione. James discute con il suo "tatuatore" su come sarà, fanno diverse prove su un foglio. In origine la scritta doveva essere 'Brad Forever', ma poi hanno optato semplicemente per Brad. Durante l'incisione James non batte ciglio. Soffre tantissimo e si vede, i primissimi piani non mentono, ma soffre in silenzio. Finito il lavoro i suoi occhi dicono: "ok, ora vomito". Invece si alza, sorride e abbraccia l'artista. Il video finisce così.
Poi mi sposto in un altro edificio, la Centrale Elettrica, dov'è proiettato Henry Rebel Drawing and Burning. Diretto da Douglas Gordon, ha come protagonista un incredibile Henry Hopper, su un palco che, mentre si spoglia, urla e si contorce come se qualcosa di invisibile lo stesse torturando. Il video va avanti così per più di un'ora e termina con Henry che, con un pennarello rosso, si disegna delle linee sul corpo...
(continua)