sabato 6 aprile 2013

Un’infanzia californiana – Intervista a James Franco

Pubblichiamo la versione uncut dell'intervista uscita su "Il Venerdi" di Repubblica.



di Tiziana Lo Porto
   
A due anni dal suo esordio con la raccolta di racconti Palo Alto Stories (In stato di ebbrezza nell'edizione italiana, minimum fax 2012) James Franco è di nuovo in libreria con un libro semiautobiografico e bello. Si chiama A California Childhood (Insight Editions, $29,99), un'infanzia californiana, ed è costruito intorno all'idea e alla pratica della memoria. Il libro comincia come un album di famiglia, con foto dell'infanzia di Franco, dei suoi fratelli Tom e Dave, dei genitori Doug e Betsy, insieme a pagine del diario della madre e poesie. Prosegue con alcuni ritratti in bianco e nero, dipinti e altre poesie che dell'adolescenza raccontano atmosfere, primi amori e sentimento. Finisce con storie sorelle di quelle di In stato di ebbrezza, ambientate ai margini dell'America e abitate da adolescenti impegnati a crescere in una periferia che ogni tanto è solo California, ogni tanto è ovunque nel mondo. E ovunque nel mondo potrebbe essere James Franco adesso, mentre interpreta nuovi colossal, piccoli film indipendenti e serie tv, dirige, preproduce, postproduce altri piccoli film indipendenti, videoclip e spot pubblicitari, va al cinema, si prepara per il suo primo spettacolo a Broadway (Uomini e topi di Steinbeck), legge moltissimo, collabora con alcuni giornali, ha un blog, fa delle interviste, disegna, dipinge, fotografa, è su Instagram, fa collage, crea opere d'arte, espone opere d'arte, suona con la sua band, registra canzoni, pubblica raccolte di racconti e libri d'arte e di poesia, twitta, risponde alle email. 

Dove lo trovi il tempo per scrivere?
Studio scrittura al Warren Wilson College. Mi sono diplomato lì in poesia, adesso studio narrativa. Per cui sono costretto a scrivere minimo cinquanta pagine di narrativa al mese. Di solito ne scrivo di più. Le scadenze mi motivano.

Nel tuo nuovo libro scrivi: "diario di mamma 16/7/79 teddy dice: libro". Sul serio la prima parola della tua vita è stata "libro"?  
Vai a sapere se è stata quella o un'altra. Di sicuro c'è che mia madre è una scrittrice per cui dovevano esserci un bel po' di libri in giro per casa.

Il primo libro che hai amato?  
Il coniglietto fuggiasco. E poi, nell'ordine, Il coniglietto di velluto, Vicolo Cannery, Il mago di Oz, Lo Hobbit.

Il preferito di adesso?  
Moby Dick. È immenso. Ha dentro così tanto materiale in così tanti stili.

Ricominciamo dalle due parole del titolo del tuo nuovo libro, California e infanzia. La California è stata così importante per la tua formazione?  
In parte lo è stata, in parte no. Le storie di A California Childhood le ho scritte tutte più o meno mentre scrivevo la mia prima raccolta di racconti, Palo Alto Stories. Volevo storie che fossero ambientate esattamente lì, ma che al tempo stesso fossero universali. Dopo che è uscito il libro, in tanti mi ha detto che leggere i miei racconti li fa ripensare alle loro adolescenze, anche se è gente che non è cresciuta a Palo Alto e nemmeno in California. Quando si è giovani e si cresce in periferia, c'è tutta una serie di rituali condivisi che prescindono dai luoghi o dalle condizioni economiche del quartiere. Ciò detto, è anche vero che in queste storie la descrizione di certi ambienti della California è fondamentale. Serve a dare colore. Da scrittore devi essere specifico per diventare universale.

Poi, quando si diventa adulti, che ne è dei luoghi?  
Restano importanti. La gente e i luoghi hanno una grande influenza su di noi. È con loro che interagiamo quotidianamente. Possiamo pure ribellarci al nostro ambiente, ma anche questa nostra ribellione finisce per influenzarci. In negativo ma ci influenza. Così come ci influenza la cultura pop. Il mondo oggi è estremamente connesso, e gente in posti lontanissimi tra loro finisce per essere influenzata dalle stesse cose.

L'altra parola che hai messo nel titolo è infanzia. Ti manca?  
Sì e no. Credo mi piaccia di più col senno del poi. Vissuta in soggettiva mi piace di meno. Da bambino sei innocente, non sai come funziona il mondo. Mi piace meditare sull'infanzia godendomi la conoscenza che l'età adulta m'ha portato. Guardare all'infanzia con gli occhi della maturità.

Il meglio e il peggio dell'infanzia?  
Il meglio è che tutto è nuovo. Il peggio è che sei stupido.

Il ricordo peggiore e il migliore della tua d'infanzia. 
Era tutto brutto. Col senno di poi è diventato tutto bello.

A seguirti come attore, e artista, e autore, e tutto il resto, si direbbe che la tua vita stia a metà strada tra realtà e finzione. 
Sì, perché la mia vita è pubblica. Ed è inevitabile che sia legata a tutto quello che faccio. Prima cercavo di tenere le due cose separate, a un certo punto ho deciso di farle incrociare.

Quanto la finzione è utile nel descrivere la realtà? 
La finzione ti permette di mettere a fuoco certi momenti particolari. Ti permette di mostrare il dettaglio delle fantasie che ci circondano. Ti dà le minime e le massime inflessioni di una personalità.

Viceversa, i ricordi quanto sono utili nell'inventare storie? 
I ricordi sono la cosa che uso nel mio lavoro. Non che siano necessari, ma di solito parto da qualcosa di reale e poi lo inserisco in un contesto inventato. Recitare è molto simile: per dare a un personaggio una vera vita emotiva devi trovare il mondo di dargli le tue stesse radici, anche se poi in superficie tu e il tuo personaggio siete diversissimi.

Nella linea immaginaria tra realtà e finzione, dove la metteresti la poesia?
La poesia è reale quanto la narrativa, ed è altrettanto immaginaria, solo filtra attraverso prismi di tipo diverso.

Scrivi sempre poesia? 
Sì, e moltissima. Ho una raccolta che uscirà ad aprile del 2014. Ma ho già finito quella successiva.

Gia Coppola ha appena finito di girare un lungometraggio dal tuo In stato di ebbrezza. L'hai visto?
Sì, ed è fantastico. Sapevo sin dall'inizio che doveva essere Gia a dirigere il film, anche se sarebbe stato il suo primo lungometraggio. È una giovane artista di talento e volevo che le mie storie venissero mediate dalla sua prospettiva analitica e femminile.

English version after the jump >>

A California Childhood – Interview with James Franco



Inteview by Tiziana Lo Porto

Two years after his debut with his collection of short stories Palo Alto Stories (published in Italy by minimum fax 2012, by the title In Stato di Ebbrezza), James Franco is back in the bookstores with a beautiful semi-autobiographical work. It's called A California Childhood (Insight Editions, $29,99) and it's constructed around the idea and the practice of memory. The book begins as a family album, with pictures from Franco's childhood, photos of his brothers Tom and Dave and his parents Doug and Betsy, as well as some pages from his mother's journal and some poems. It continues with some black and white portraits, paintings and other poems from his teenage years reflecting atmospheres, first loves and emotions. And it ends with stories that are sisters to those from Palo Alto Stories, as they’re set at the edges of America and inhabited by teenagers engaging in growing up in the suburbs which sometimes are California, some other times anywhere in the world. Just like James Franco, who might as well be anywhere in the world right now, acting in a new blockbuster, in little independent movies and tv series, directing, pre-producing or post-producing other little independent movies, music videos and commercials, going to the movie theatre, getting ready for his first Broadway show (Steinbeck's Of Mice and Men), reading a lot, collaborating with some magazines, blogging, interviewing, drawing, painting, taking pictures, posting photos on Instagram, making collages, creating art, exhibiting art, playing with his band, recording songs, publishing collections of stories and art books and poems, tweeting, answering emails.

Where do you find the time to write?
I am still enrolled in the Warren Wilson writing program. I have a degree in poetry from there, but now I’m working on fiction. So, I have to write at least fifty pages of fiction a month. I usually do more. The deadlines keep me motivated.

In your new book you write: "Mom's Diary, 7/16/79, Teddy says: book". Was "book" seriously your first word ever?
I had no idea. But my mother is a writer so I'm sure there were a bunch of books around.

What was the first book you loved?
The Runaway Bunny, and then The Velveteen Rabbit, Cannery Row, The Wizard of Oz, The Hobbit.

And the one you love the most now?
Moby Dick. It's so vast. It encompasses so much material in so many styles.

Let’s start from your new book’s first two words: "California" and "Childhood". Was California that important in defining who you are?
It was relevant and it wasn't. I wrote most of these stories around the same time that I wrote my first collection, Palo Alto. I wanted the stories to be specific to the place but to also feel universal. I have had many people tell me that the stories reminded them of their own upbringing even though they didn't grow up in Palo Alto or even California. I think there are many common rituals that youths in suburbs go through no matter where they are or what the economic level of the area is. But in other ways in the stories the verisimilitude of California environments is crucial. It's coloring. As a writer you are specific to be universal.

And then, when you grow up what happens to the places?
I think places are very relevant. People and places are huge influences on us, we interact with them daily. So, even if we rebel against our environment, that rebellion is negative influence. But just as influential is pop culture. The world is very connected now, so people in vastly different places can share similar sources of influence.

The other word you put in the title is "Childhood". Do you miss it?
Yes and no. I think I enjoy it more in hindsight. I don't like it when I'm not in on the joke. When you're a child you are innocent, you don't know how the world works. I like meditating on childhood while enjoying the knowledge that adulthood brings, seeing childhood through the lens of maturity.

What's the best part and worst of being a child?
The best part is that everything is new. The worst is that you're stupid.

Tell me the worst and the best memories from your childhood.
It was all bad. But in hindsight it's all good.

Following you, as an actor, artist and author, one could tell that your life is halfway through reality and fiction.
Yes, because my life is so public. My life is inevitably tied into whatever I do. I used to try to keep them separate, now I embrace the crossover.

How much helpful is fiction in describing reality?
Fiction can focus in on moments. It can reveal the minutia of the patterns around us. It can give us the tiniest and the grandest inflections of personality.

And how much helpful memories are in inventing stories?
Memories are things that I use in my work. It's not necessary, but I usually start from something real and weave it into a fictional context. Acting is very similar: to give a character a real emotional life you ground them in your own background somehow, even if your surfaces are different.

Where would you place poetry in the imaginary line between reality and fiction?
Poetry is just as real as fiction, or as imaginative, it's just filtered through a different kind of prism.

Do you still write poetry?
I write a lot. I have a poetry book coming out in April, 2014. But I have already finished another one.

Gia Coppola has just finished shooting a feature film based on your book Palo Alto: Stories. Have you seen it?
It's great. I knew from the beginning that I wanted Gia to direct this film even though she had never directed a feature. She is a talented young artist and I wanted my stories to be mediated through her insightful, female perspective


Tiziana Lo Porto is the author of "Superzelda: The Graphic Life of Zelda Fitzgerald", available on amazon. "A California Childhood" by James Franco, is now available on amazon.

This interview was originally published on "Il Venerdi" magazine. English version is a "James Franco Italia" exclusive.

6 commenti:

  1. Che bello spaccato psicologico. James mi sembra sempre in un turbine postadolescenziale di pensieri e di emozioni, ma il tono è più semplice e meno provocatorio. Forse il merito va anche alle domande.

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  2. Una delle interviste più originali e, soprattutto, più intelligenti mai fatte a James.
    Dove dobbiamo firmare per fargli fare interviste solo con Tiziana d'ora in avanti? :)

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  3. Congrats Sonny !

    Awesome interview ! A smart and sensible James, as usual. This book is just amazing. A truly treasure. I got mine and loved. Looking forward to have it signed by James. A must -have book for his fans and family ! :)

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  4. Domande interessantissime, ma soprattutto risposte molto centrate. Quanto lo adoro! La mia preferita? Quella sulla "finzione". Pochi scrittori lo ammetterebbero.

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    1. Vero! A me è piaciuta troppo questa risposta: "Era tutto brutto. Col senno di poi è diventato tutto bello."
      Lapidaria e senza romanticismi farlocchi.

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  5. Amazing interview!! Thank you! (:

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