Caro F_____,
Come sai, sono stato a New York per lavorare ad un film. Hanno organizzato la mia agenda in un modo orribile, così che ho lavorato per un giorno e mezzo e poi ho avuto due settimane libere. Come sai, ho passato un sacco di quei giorni andando a vedere opere teatrali a Broadway; siamo andati insieme ad una, quella con nel titolo tutti i nomi di opere sui personaggi di Chekhov, con "Spike" alla fine. Quella era un po' volgare, non è vero? Ma alle persone sembra piacere. Una breve carrellata delle altre che ho visto:
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Lucky Guy è un tributo alla defunta Nora Ephron con protagonista il suo vecchio amico Tom Hanks e diretto dal mio amico, il grande George Wolfe. Un gruppo di frequentatori abituali di teatro che ho incontrato una sera al Café Central non aveva belle cose da dire sullo spettacolo in sé, nonostante pensasse che Hanks fosse stato scelto bene nel suo debutto a Broadway (sapevo che aveva fatto del lavoro teatrale a Cleveland all'inizio della sua carriera) e che Wolfe avesse fatto del suo meglio portando in vita il materiale, ma si è opposto alla predominanza dell'indirizzamento diretto al pubblico. In effetti, gli attori recitano almeno il cinquanta per cento delle loro battute direttamente al pubblico, per cui diventa una questione di dire piuttosto che di mostrare. Io non ho trovato questo un difetto quanto piuttosto un espediente che alterava la forma teatrale da una di scene drammatiche, indipendenti a un'orientazione di narrativa, aperta, che rompeva la quarta parete. Il pubblico è ben abituato alla quarta parete che cala, ma forse quando più della metà dell'opera teatrale è fatta così è scoraggiante per i veterani di teatro. "Sì, c'è stata una standing ovation," ha detto il gruppo del Café Central, "Ma questo perché hanno pagato $150 a biglietto. Starebbero in piedi e applaudirebbero un cane che fa dei trucchetti per quel prezzo. E hanno l'opportunità di vedere Hanks." Vero, ma forse c'é qualcosa di Hanks nel ruolo di simpatico Grub Sreet americano che rende il pesante indirizzamento diretto quasi bello, come avere il tuo zio preferito che ti racconta dei vecchi tempi del giornalismo.
E' anche interessante il fatto che questo è uno di un numero di spettacoli che è dotato di una disciplina espressiva che non è teatro drammatico entro gli archi del teatro -- in questo caso il giornalismo.
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Breakfast at Tiffany's era una ripresa più fedele del romanzo rispetto al film di Blake Edwards con la Hepburn, il che significa che hanno mantenuto il protagonista gay e hanno seguito la storia dell'accompagnatore di Holly da più vicino e hanno imitato più o meno la struttura del libro (anche se nessun adattamento che conosco ha incluso il cavallo pazzo che si scatena per Central Park e nelle strade).
Dopo lo spettacolo sono tornato al mio hotel e ho guardato il film. E' stato divertente guardare Hannibal di The A-Team interpretare uno scrittore sensibile, sebbene etero. Wikipedia dice che Capote era molto sconvolto dal fatto che Marilyn Monroe si fosse tirata indietro dal progetto -- Strasberg le aveva detto di interpretare un ruolo diverso dai suoi soliti e aveva finito per trascorrere un tempo orribile in The Misfits -- ma con il senno di poi è difficile vedere Holly Golightly come chiunque altra tranne l'arzilla Hepburn. Fa sembrare il lato sessuale del suo personaggio innocuo; è lo spirito allegro della porta accanto, piuttosto che la prostituta vivace. L'attrice nell'opera teatrale era una brunetta (diversamente dal libro), un miscuglio tra Hepburn e Monroe, gonfiata, ma piacevole. Abbiamo anche avuto un po' di roba extra sul sesso gay all'ufficio della rivista (non nel libro).
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Sono andato alla serata di apertura della prima di I'll Eat You Last; si tratta di un'opera teatrale con una sola donna, Sue Mengers, un'agente di Hollywood che è stata famosa per la sua lista di clienti, feste e personalità. La vera Sue veniva da un'epoca prima; ho stupidamente detto al mio accompagnatore che si trattava della pubblicista che è stata assassinata nella sua macchina non molto tempo fa -- quella era Ronni Chasem. Ben presto ho imparato tutto quello che c'era da sapere su Mengers perché è questo ciò che è lo spettacolo: un po' di tempo privato con Sue mentre spettegola sui suoi amici e sulla sua vita. John Logan sapeva che tutte le cose che circondano Hollywood -- tutta la roba degli agenti, tutto il lato business dell'industria cinematografica -- sono interessanti tanto quanto la maggior parte dei film. Siamo posti nel soggiorno di Mengers e veniamo trattati come i suoi amici intimi, quindi abbiamo il modo di essere le Streisand, i Redford e i Coppola che frequentavano le sue feste; siamo portati nella cerchia ristretta.
Favoloso sentire riferimenti a Julie Harris in Member of the Wedding o su Gene Hackman che lancia tradizioni -- ci viene servito il succo di epoche passate. Il pubblico era o particolarmente vecchio o -- come dice Mengers nell'opera teatrale -- "Tutti quelli a teatro sono gay." Mentre mi rimettevo lo zaino in spalla dopo lo spettacolo, ho quasi colpito una signora anziana. Quando le ho chiesto se stesse bene ha reagito come se avessi cercato di assalirla.
Fonte: The Huffington Post
Autore: James Franco
Traduzione: Eva Edmondo per JAMES FRANCO ITALIA
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