di Chiara Fasano
Da qualche anno è ormai diventato difficile dare una definizione univoca di "cinema indipendente", perché nella categoria rientrano sempre più progetti firmati da registi già affermati, con cast ben conosciuti e soprattutto sostenuti da major che finanziano anche film ad alto budget. Cos'è che fa la differenza allora? Probabilmente i contenuti dei prodotti, le tematiche, gli intenti. Il cinema indipendente è quello a misura d'uomo, che non ambisce a narrare epopee macrocosmiche, ma che abbraccia le piccole storie dei piccoli uomini, le loro relazioni interpersonali e le loro risposte ai progressivi cambiamenti della società.
A metà gennaio, durante la conferenza stampa di presentazione del Sundance Film Festival, vetrina del cinema indie dal 1981, il presidente e creatore Robert Redford ha dichiarato che quest'anno come mai, il festival ha aperto al cambiamento. Molti film parlano di crisi, denaro, armi, ma quello che salta all'occhio è la presenza di pellicole che come tema principale hanno il sesso: dal biopic della celebre porno-diva Linda Lovelace, all'opera prima di Joseph Gordon-Levitt con protagonista un porn-addict, a Two Mothers, storia di due madri che hanno relazioni sessuali una con il figlio dell'altra. Questo interesse si pone sulla scia di un anno in cui prodotti come Shame e Cinquanta Sfumature di Grigio, seppure in modi e ambienti differenti, hanno avuto una notevole risonanza generale.
Christina Voros e James Franco, KINK |
"Quando ho iniziato, nei primi anni '60, il sesso era legato alle relazioni sentimentali; era spesso ritratto in modo romantico." Ha detto Redford. "I tempi sono cambiati, i costumi sono cambiati, le abitudini sono cambiate. Ora credo che si guardi al sesso in un contesto completamente diverso. Oggi rientra nella sfera delle relazioni umane, ha un'accezione diversa. Non è sesso fine a se stesso."
Su questo si è interrogato anche James Franco, che ha presentato al Sundance due progetti legati a questa tematica: ha prodotto il documentario kink, diretto da Cristina Voros, girato all'interno della struttura di San Francisco kink.com, in cui si produce una grande percentuale di pellicole pornografiche e ha prodotto e co-diretto (insieme con Travis Mathews) Interior. Leather Bar., di cui abbiamo ampiamente parlato in post precedenti.
Ma come sono stati accolti al Sundance questi progetti? Proprio con la consapevolezza che la tematica è molto sentita e con un misto di curiosità e scetticismo sul perché una personalità eminente dello show business, con un film Disney in uscita, abbia voluto esporsi in questo campo. Si è scritto molto soprattutto di Interior. Leather Bar., perché l'attore è sia dietro che davanti la macchina da presa.
Su questo si è interrogato anche James Franco, che ha presentato al Sundance due progetti legati a questa tematica: ha prodotto il documentario kink, diretto da Cristina Voros, girato all'interno della struttura di San Francisco kink.com, in cui si produce una grande percentuale di pellicole pornografiche e ha prodotto e co-diretto (insieme con Travis Mathews) Interior. Leather Bar., di cui abbiamo ampiamente parlato in post precedenti.
Ma come sono stati accolti al Sundance questi progetti? Proprio con la consapevolezza che la tematica è molto sentita e con un misto di curiosità e scetticismo sul perché una personalità eminente dello show business, con un film Disney in uscita, abbia voluto esporsi in questo campo. Si è scritto molto soprattutto di Interior. Leather Bar., perché l'attore è sia dietro che davanti la macchina da presa.
Travis Mathews e James Franco, Interior. Leather Bar. |
Presentato come un rifacimento dei 40 minuti censurati dal film di William Friedkin Cruising, con Al Pacino, il film è in realtà un dietro le quinte di un'ora, in cui si immagina e si mette in scena quello che forse era stato messo in scena nel film di Friedkin e poi tagliato, quindi diverse scene di sesso gay, esplicito e non. Ma tutti sottolineano che l'intento del film non è quello di mostrare del sesso fine a se stesso (vedi considerazione di Redford), ma di parlare di sesso e di come, quando e perché inserirlo in un prodotto cinematografico. Il climax della pellicola è un lungo dialogo tra James Franco, in veste di regista del film e Val Lauren, interprete di uno dei personaggi coinvolti nel cruising. Durante uno scambio acceso di battute (in effetti non si sa se siano state scritte o se si tratti di una vera conversazione tra i due) Lauren esprime tutto il suo disagio e i suoi dubbi. Diventa un alter-ego del pubblico, che ha la sua stessa confusione davanti a quelle scene. Lauren ha accettato di fare il film solo perché si fida ciecamente di Franco, ma non ha davvero capito il senso del progetto e ha molti dubbi. Anche Franco è visivamente turbato in alcuni momenti, ma lo cerca quel turbamento, per farsi delle domande e dare a Lauren, al pubblico e a se stesso delle risposte. Avverte la forte esigenza che vengano scardinati dalla sua mente dei preconcetti innestati dalla società, ormai anacronistici e irreali. Quindi si chiede: perché in ogni pubblicità di carta igienica ci dev'essere una famigliola composta da uomo-donna-figlio-figlia? E perché in un film un ragazzo è felice solo se riesce a conquistare la ragazza dei sogni e passeggia con lei nel tramonto subito prima dei titoli di coda? La realtà oggi è un'altra. LE realtà sono altre, molteplici. E se l'arte vuole rappresentare l'umanità, deve inserire anche quell'elemento che è alla base ed è parte integrante del quotidiano: la propria sessualità, che ci definisce e che è presente dentro di noi nel modo in cui pensiamo e interagiamo con gli altri. Perché nell'era in cui diversi gradi di violenza vengono mostrati gratuitamente e accettati come normali, il sesso, che è la più elementare e naturale esigenza dell'uomo dev'essere ancora un tabù?
Questa la domanda di Franco e dei molti autori protagonisti del Sundance di quest'anno. E se è vero che gli artisti sono dei profeti, hanno un animo più sensibile di quello dell'uomo comune e colgono gli spunti dall'ambiente che li circonda prima degli altri, di sicuro è in atto una rivoluzione.
Questa la domanda di Franco e dei molti autori protagonisti del Sundance di quest'anno. E se è vero che gli artisti sono dei profeti, hanno un animo più sensibile di quello dell'uomo comune e colgono gli spunti dall'ambiente che li circonda prima degli altri, di sicuro è in atto una rivoluzione.
Great report! He's definitely a open-minded guy...Maybe his big differential. :)
RispondiEliminaAh !! Looove your blog icon! This photoshoot is one of the best !!
RispondiEliminaThank you Fabi! :)
RispondiEliminaGrandissima Chiara, hai reso l'idea alla perfezione. Ci vuole coraggio a girare certe pellicole ma anche a difendere certi punti di vista. I tabù sono duri a morire, sempre. James poi mi sa che questa volta si è davvero spogliato di tutte le sovrastrutture imperanti nella magica fabbrica del cinema, e se qualche anima pia gli traduce questo articolo mi sa che ti chiama a collaborare nella sua famiglia allargata. ;)
RispondiEliminaMa in Italia usciranno?
RispondiEliminaPoco fico vai!
RispondiEliminaThanks Fabi!
RispondiEliminaGrazie mille Daniele!!! :)
@Anonimo: ancora non sono stati comprati negli Stati Uniti, è troppo presto per sapere se avranno una distribuzione internazionale.