martedì 19 marzo 2013

Io, Zelda e James Franco: intervista a Tiziana Lo Porto

Abbiamo deciso di intervistarla dopo un incontro lampo alla Festa del Cinema di Roma. Ci aveva consigliato entusiasta "Marfa Girl" di Larry Clark e ora, con lo stesso entusiasmo, ha accettato di rispondere ad alcune domande sul suo lavoro di autrice e traduttrice. Nostra complice, Zelda Sayre. Lei è Tiziana Lo Porto, voce italiana degli adolescenti di Palo Alto (In Stato di Ebbrezza minimumfax, 2012) e autrice (insieme a Daniele Marotta) di Superzelda: La Vita Disegnata di Zelda Fitzgerald (mimimumfax, 2011) che proprio oggi esce tradotto in inglese per il mercato americano.



Ciao Tiziana. Ci incontriamo dopo l'uscita di "Superzelda" in Spagna e a pochi giorni dal debutto dell'edizione in lingua inglese: un traguardo importante. Come stai vivendo questo momento? 
Sono contenta, per Zelda soprattutto. Con Daniele (Marotta, che ha disegnato Superzelda) abbiamo raccontato la storia di Scott e Zelda Fitzgerald per riscattarli dalle versioni delle loro vite che circolavano. Da una parte c'era la versione di Hemingway, che non ha mai sopportato Zelda, e che la considerava la palla al piede del marito, una sorta di impedimento alla creatività di Scott Fitzgerald. Cosa non vera. Dall'altra quella che voleva Zelda vittima di Scott e del suo egocentrismo. Scott avrebbe impedito a Zelda di diventare scrittrice anche lei. E anche questo non è vero. Di fatto i due si sono amati moltissimo, e non credo avrebbero voluto vite diverse, o compagni diversi da quelli avuti.

Tiziana Lo Porto e Zelda Sayre: quando si incontrano la prima volta?
La prima volta l'ho incontrata leggendo Tenera è la notte a vent'anni, ma non sapevo che Nicole Diver, la protagonista, fosse lei. All'epoca mi ero talmente innamorata di quel libro che avevo letto tutto Fitzgerald e guardavo solo film ambientati in quegli anni lì. Eppure non avevo indagato su chi fosse sua moglie. Poi negli anni l'ho trovata citata nei posti più disparati, in Manhattan di Woody Allen, in Being Boring dei Pet Shop Boys (il titolo e il testo citano Zelda: "Si rifiutava di annoiarsi principalmente perché non era noiosa"), nelle biografie di Janis Joplin e Patti Smith, e nei libri di uno scrittore americano, punk e musulmano che si chiama Michael Muhammad Knight. Michael l'ho conosciuto a Baltimora, e dal come parlava di Zelda m'ha convinto che valeva la pena saperne di più. Con Daniele poi ci siamo ritrovati a lavorare a una tavola a fumetti in cui c'erano Scott e Zelda, e lì abbiamo pensato insieme che fare un fumetto su di lei e chiamarlo "Superzelda" poteva essere una buona idea.

Leggendo la graphic-novel sono rimasto colpito dal suo stile. E' un raccontare in movimento, con istantanee lucide ed esistenziali che catturano la "verità" del personaggio Zelda. L'ho trovato molto cinematografico e se dovessi paragonarlo ad un film, direi "I'm not there" di Todd Haynes. Tu e Daniele Marotta come avete scelto la direzione da dare al vostro lavoro? Raccontami la genesi di "Superzelda".
Intanto c'è da dire che c'abbiamo messo tre anni a farlo (da quando abbiamo avuto l'idea a quando è uscito in libreria). Il primo anno è passato con me che leggevo qualsiasi libro parlasse di Zelda, e rileggevo tutto Fitzgerald, e guardavo vecchi film, e prendevo appunti. Sempre in quell'anno ho finito la sceneggiatura e Daniele ha fatto lo storyboard. Poi Daniele ha disegnato il tutto (il secondo anno di lavoro circa), e l'ultimo anno è passato facendo editing. 'idea era di lavorare come fosse un documentario, usando fonti scritte e iconografia in pari misura, in modo che tutto fosse come nelle loro vite reali. Per i dialoghi, quasi da subito, ho deciso che era il caso di restituire a Zelda la sua biografia per come l'aveva raccontata nei romanzi il marito. Per cui ho riletto tutto Fitzgerald (romanzi e racconti), rintracciato le eroine ispirate a Zelda, e cercando dialoghi che fossero funzionali al fumetto. I due, Scott e Zelda, avevano un accordo per cui Scott poteva usare diari, lettere, dialoghi di Zelda per le sue eroine, e Zelda era felicissima di essere nelle storie del marito. Lui voleva fare lo scrittore, leri l'eroina di romanzo.

Probabilmente Zelda può essere considerata un modello femminista, ma più che "l'essere donna" mi ha affascinato la sua febbrile ricerca "dell'essere". Non credo sia solo un discorso di genere. Zelda in fondo ha avuto la spinta di assecondarsi, un privilegio che in pochi si concedono. Cosa ne pensi?
Prima citavi I'm not there di Todd Haynes, ecco per me Zelda è un po' come Bob Dylan, in costante ricerca. Dylan la sua ricerca la fa con la musica, Zelda lo faceva con la vita reale. Non sopportava di rivivere due volte la stessa giornata. Appunto, come diceva lei, si rifiutava di annoiarsi. E quindi, no, non è un discorso di genere.

E a proposito dell'assecondarsi, Zelda non si è risparmiata nemmeno nei sentimenti. Le parti di "Superzelda" dedicate alla sua relazione con Scott Fitzgerald commuovono nel restituire l'amore folle, contraddittorio e primordiale che li legava. Quando finisci col chiederti "Perché continuavano a stare insieme?", la risposta non tarda ad arrivare. La tavola che chiude il libro è una sintesi perfetta dell'autenticità del loro legame. Com'è stato immergersi in un rapporto così complesso? Come hai trovato la chiave per raccontarlo?
In parte la storia si raccontava da sé. Leggendo e leggendo e leggendo tutto su di loro saltava fuori come quando fai i trasferelli e cominci a vedere le figure. La storia era lì, bisognava solo trovare la chiave giusta per raccontarla. Com'è stato immergersi e tutto quanto? Adesso è passato quasi un anno e mezzo dall'uscita italiana, e ancora non riesco a separarmi da loro. Ogni volta che vedo Zelda e Scott citati da qualche parte mi si illuminano gli occhi e riprendo le mie ricerche anche se il libro è bello che finito.

Da un personaggio femminile forte come quello di Zelda, vorrei passare alla dimensione femminile di uno dei progetti a cui stai lavorando in questo periodo: "Le ragazze del porno". Ho visto il trailer di presentazione e trovo interessante il discorso sulla "soggettiva del desiderio femminile". Vuoi parlarmene?
È un collettivo di registe e film-maker italiane con cui porto avanti un progetto di un'antologia di corti porno erotici, per raccontare in Italia e anche fuori dall'Italia che le donne italiane sono brave anche in questo, e per riappropriarci della pornografia. I corti saranno autoriali, indipendenti, non mainstream. Ci sono progetti simili in Svezia, Francia, Spagna, ovunque nel mondo, e a un certo punto ci siamo chieste, perché non in Italia. Il progetto è nato così. Al momento posso dirti questo. Nelle prossime settimane metteremo in rete un nuovo trailer spiegando bene di che si tratta (siamo su Facebook alla pagina My Sex).

Parliamo un po' del tuo lavoro come traduttrice. Qual è stato il libro che ti è piaciuto di più leggere e/o tradurre? Perché?
Ne cito tre. Il primo è una raccolta di poesie di Charles Bukowski, Evita lo specchio e non guardare quando tiri la catena. Minimumfax mi chiese di fare una prova di traduzione e poi mi assegnò la traduzione. Era il 2001, ricordo di avere tradotto il libro quasi tutto in Cina (ero a Pechino in vacanza per un mese, e andavo a tradurre alla Biblioteca Confuciana), il libro uscì nel febbraio del 2002, e fu la mia prima traduzione. Oltre ad amare smisuratamente Bukowski, traducendolo ho capito che il mestiere di traduttrice mi piaceva da morire. E così ho continuato. In pratica è il libro che m'ha fatto diventare traduttrice. Il secondo è Jim entra nel campo di basket di Jim Carroll, mio libro di culto da quando lo lessi negli anni novanta e sempre (continua a essere il mio libro prediletto). Sempre Minimumfax ha deciso di farlo ritradurre e anche qui, sapendo il mio amore per Carroll, mi ha affidato la traduzione e cura del libro. È uno degli ultimi libri che ho tradotto e uscirà in libreria il 21 marzo. Il terzo è In stato di ebbrezza di James Franco. E non lo cito per compiacere, ma solo perché di fatto è uno di quei libri che vorrei avere scritto io. L'ho pensato leggendolo la prima volta in inglese, l'ho continuato a pensare durante tutta la traduzione, e ne sono sempre convinta. Mi piacerebbe, nella scrittura, riuscire a ottenere un simile equilibrio tra realtà e finzione, meglio: avere la bravura che ha Franco nell'usare la finzione per raccontare la realtà. Così vorrei scrivere.

Spesso accade che le traduzioni, non potendo evidentemente trasferire alla lettera le parole originali, non riescano a rendere a pieno il senso della lingua originale o delle particolari sfumature. Come affronti questo problema?
Diceva Derrida, le traduzioni sono come problemi matematici, e alla fine devi trovare la soluzione, non li puoi lasciare irrisolti. Di problemi del genere è costellata ogni traduzione, ma non li chiamerei nemmeno problemi, sono il bello di una traduzione, che altrimenti si ridurrebbe a un lavoro meccanico. E li affronti con coraggio e responsabilità. Quando si parla di traduzioni si usa il verbo "affidare". Ti viene "affidata" una traduzione. E tu te ne devi prendere cura. E lo devi fare nel migliore dei modi possibili.

Quanto di tuo metti nelle tue traduzioni? Preferisci restare il più fedele possibile all’originale o non ti dispiace lasciare la tua impronta?
Non è una questione di vanità. A volte devi cambiare per non tradire. Qui sta la fedeltà.

Com'è stato tradurre "Palo Alto"? Che approccio hai utilizzato, considerando che si tratta di una raccolta di racconti e non di una storia unica?
È una raccolta di racconti ma sono tutti correlati, e bisogna solo trovare la voce giusta che ti permetta di entrare e uscire dai personaggi. Alcuni personaggi sono femminili, altri maschili, altri con la sessualità incasinata che si ha da adolescenti. Credo sia stata una buona idea affidare un libro del genere, scritto da un uomo, a una donna. In ogni personaggio forse s'è creato il giusto equilibrio di maschile e femminile. La difficoltà di quel libro poi non stava nel cambiare voce da racconto a racconto, ma nel tornare a essere adolescenti, raccontare tornando ad avere quell'età lì. E anche in questo caso, più che una difficoltà è stato un valore aggiunto dei mesi passati a tradurlo. Direi un privilegio.

I "freak" di Palo Alto: quali sono il racconto e il personaggio che ti hanno coinvolto maggiormente?
Quando traduci dedichi a ogni storia, a ogni pagina, a ogni frase, tanto di quel che tempo che finisci di innamorarti di tutti. Ed è anche una delle qualità del libro, sono tutti trattati allo stesso modo, con la stessa devozione e attenzione. Poi non li chiamerei freak, sono ragazzini, tali e quali a come eravamo noi alla loro età.

Cosa pensi dell'"altro" James Franco? Quello non solo attore, ma anche intellettuale?
Credo siano la stessa persona. Non vedo nessuna distanza. Sei quello che fai, e se fai più cose queste cose che fai si contaminano tra loro necessariamente. La scrittura e l'arte e le mille cose che fa gli serviranno anche per il suo mestiere di attore, e viceversa.

Quando l'hai incontrato hai riconosciuto l'autore dei suoi racconti?
Siamo diventati subito amici. Evidentemente ci siamo riconosciuti a vicenda.

Sei molto attiva sui social e ultimamente non ho potuto fare a meno di notare un ospite speciale che ricorre nei tweet e nelle foto che posti su instagram: Emily Dickinson. Cosa bolle in pentola? 
Emily Dickinson è un mio amore privato, una di quelle cose che magari porterò avanti per tutta la vita, va' a sapere. Ma non credo diventerà mai un libro né niente. Chi lo sa. Daniele adesso sta disegnando il secondo fumetto, che ho finito di scrivere qualche mese fa, ma siamo ancora all'inizio. Sarà più una mia storia autobiografica. E io adesso sono a New York a fare ricerche per il terzo. Sarà ambientato qui a New York, negli anni Sessanta, e ci saranno dentro un sacco di personaggi di quell'epoca. Scrittori ma non solo.

Per JAMES FRANCO ITALIA hai recensito "The Best of The Smiths", la raccolta di poesie di James Franco ispirate alle canzoni degli Smiths. So che la musica occupa buona parte della tua vita. Vorrei che ci lasciassi con un consiglio: un disco da ascoltare assolutamente.
Ho tradotto solo una poesia della raccolta, sarebbe bello tradurle tutte, e tradurre anche le altre sue poesie. Tutte quante bellissime. Circa il disco, arrivata a New York la prima cosa che ho fatto è stata comprare un giradischi per la mia casa nuova e ricominciare da zero e con i vinili. Poi sono entrata in un negozio di dischi pensando: adesso impazzirò nel decidere quale dovrà essere il primo vinile, il numero uno. E poi però mi sono ricordata del primo cd che ho comprato quando sono nati i cd, che prima ancora era stata una delle mie prime cassette, e poi è finito in mp3 nel mio iPod e nel mio iPhone e che ho ascoltato in tutte le sue forme e fino allo sfinimento (altrui, io non mi stancherò mai di quel disco), e l'ho comprato. Blonde on Blonde di Bob Dylan. Alla fine è sempre a Dylan che torniamo. 

English version after the jump >>
A conversation with Tiziana Lo Porto, author of Superzelda: The Graphic Life of Zelda Fitzgerald, out now from One Peace Book and available on amazon, barnes & noble e indiebound. You can read a preview here.
 

Hi Tiziana. We meet right after "Superzelda" came out in Spain and a few days after de debut of its English version: an important step. How are you living this moment?
I'm happy, especially for Zelda. Daniele (Marotta, who made the illustration) and I wanted to tell the story of Scott and Zelda Fitzgerald to release them from the circulating versions of their lives. There was Hemingway's version, who couldn't stand Zelda and used to consider her Scott's ball and chain, a sort of impediment to his creativity. Which is not true at all. On the other hand there were those who claimed that Zelda was a victim of her husband and his ego. And this wasn't true either. Actually they loved each other very much and I don't think they'd rather have had different lives, or different partners than the ones they had.

Tiziana Lo Porto and Zelda Sayre: when did they first met?
I first met her when I read Tender is the Night at twenty years old, but I didn't know that Nicole Diver, the leading character, was her. At the time I fell in love with that book so much that I would always read Fitzgerald and would only watch films set in those years. Yet I had never researched on who his wife was. Then, as years passed, I found references about her in the most different places, in Woody Allen's Manhattan, in Being Boring by the Pet Shop Boys (both the title and the lyrics talk about Zelda: "She said: We were never feeling bored // Cause we were never being boring"), in Janis Joplin and Patti Smith's biographies, in some books by punk American Muslim author Michael Muhammad Knight. I've met Michael in Baltimore and the way he talk about Zelda convinced me that it was worth it to know more about her. Then Daniele and I were working together on a comic board in which there were Scott and Zelda, so we thought about making a comic strip about her and calling it "Superzelda" seemed a good idea.

Reading the graphic-novel I was struck by its style. It's a dynamic way of telling a story, with clear and essential snap shots which capture the "truth" of the character Zelda. I found it very similar to the movie style and if had to compare it to a film, I'd say "I'm not there" by Todd Haynes. How did you and Daniele choose the direction of your work? Tell me about the genesis of "Superzelda".
First of all, I have to say that it took us three years to make it (from the idea to the release). I spent the first year reading any book talking about Zelda and rereading all Fitzgerald, watching old movies and taking notes. In that year I finished the script and Daniele made the storyboard. Then he draw the whole thing (during about the second year) and in the last year we edited it. The idea was to work on it as it was a documentary, using written sources and iconography to the same extent, so that everything was like their real lives. As far as the dialogues are concerned, almost since the beginning, I decided that it was fair to give Zelda back her biography the way her husband would tell it in his novels. So I reread Fitzgerald (both his novels and his stories), tracked down his heroines inspired by Zelda and figuring out dialogues which were functional to the graphic novel. Scott and Zelda had an accord by which Scott could use Zelda's journals, words or letters to create his heroines and Zelda was more than happy to be in her husband's stories. He wanted to be a writer, her the heroine of a novel.
 
Zelda may be considered a feminist model, but more than "being a WOMAN", I was attracted to her feverish pursuit of "BEING". I don't think of it as a mere matter of gender. Zelda had the motivation to go along with her own wished, a privilege that not a lot of people can afford. What do you think of it?
You were talking about Todd Haynes' I'm not there. Well, to me Zelda is a little bit like Bob Dylan, in a constant research of something. Dylan researched with his music, Zelda did it with life. She couldn't stand the idea of living twice the same day. Indeed, as she said, she refused to get bored. So no, it's not a matter of gender.
 
About going along with her wished, Zelda wouldn't save herself not even with feelings. "Superzelda" is bits dedicated to her relationship with Scott Fitzgerald are touching when they give back the crazy, contradictory and primordial love that tied each-other. When you end up wandering "Why would they keep being together?" the answer is right there. The strip that ends the book is a perfect synthesis of the authenticity of their bond. How was it to immerge in such a complex relationship? How did you find the key to talk about it?
In part the story would be told by herself. Reading and reading and reading, everything about them would pop up like when you make dry transfers and the figures start appearing. The story was there, all we had to do was finding the right key to tell it. How was it to immerge in all of that? Now it's been almost a year and a half since the Italian release, and I still can't part from them. Every time I see references to Zelda and Scott anywhere my eyes shine and I start researching again even if the book is done.

I'd like to go from a strong female character like Zelda to the female dimension of another project you're working on right now: "Le ragazze del porno". I saw the trailer and I find the aspect of the "subjective of female desire" very interesting. Would you like to say something about it?
It's a collective of female Italian filmmakers with whom I'm conducting the project of an anthology of porn erotic short films, to tell Italy but also abroad that Italian women are good at that too and to take pornography back to us. The shorts will be authorial, independent, not mainstream. There are similar project in Sweden, France, Spain, everywhere in the world and at a certain point we wandered why not in Italy. That's how the project was born. It's all I can tell at the moment. In the next weeks we're releasing another trailer on the internet to explain well what's it about (we're on Facebook on the page My Sex).

Let's talk about your work as a translator. Which book have you enjoyed the most reading and/or translating? Why?
I'll tell you three of them. First of all a collection of poetry by Charles Bukowski, The Last Night of the Earth Poems. Publisher Minimumfax asked me to do a translation test and then assigned me the translation. It was 2001, I remember translating almost the entire book in China (I was in Beijing on vacation for a month and I used to go translating at the Confucian Library), the book came out in February 2002 and that was my first translation. Other than immoderately loving Bukowski, while I was translating I understood that I loved that job so much. So I continued. It's basically the book that made me become a translator. The second one is Jim Carroll's The Basketball Diaries, my cult book since I read it in the nineties (and it still is my favorite book). Minimumfax decided to have it translated and again, knowing my love for Carroll, they made me the translator and curator of the book. It’s one of the latest book I translated and it's coming out on March 21st. The third is Palo Alto: Stories by James Franco. I’m not saying it out of flattery, but just because it's one of the books I wish I had written. I thought it when I first read it in English, I kept thinking it when I translated it and I'm still convinced. When I write I would love to get that same balance between reality and fiction, or better: to have Franco's talent to use fiction to tell reality. That's how I'd like to write.

It happens often that translations, not being able to transfer literally the original words, can't fully give the sense of the original language or some particular nuances. How do you face this problem?
Derrida used to say, translations are like math problems and you have to solve them in the end, you can't leave them unsolved. Every translation is filled with this kind of problems, but I wouldn't call them problems, they're the good parts of a translation, which otherwise would be forced into a mechanical work. You face them with courage and responsibility. Speaking about translating, you use the word "commit". Translations get "committed". And you have to take care of it. You have to do it in the best way possible.

How much of youself there is in your translations? Do you prefer to be as faithful as possible to the original or is it ok to you to leave your own imprint?
It's not a matter of vanity. Some time you need to change not to betray. Here is faithfulness.

How was it to translate "Palo Alto?" What approach did you use, considering that it's a collection of stories and not a unique story?
It's a collection, but all the stories are related and you just have to find the right voice that allows you get in and out of the characters. Some of them are girls some boys, some guys with the messy sexuality you have when you are a teenager. I think it was a good idea to commit such a book, written by a man, to a woman. So perhaps any character has the right balance of masculinity and femininity. The challenge of that book was not to change voice from story to story, but to go back in your teenage years, telling something being back at being a teenager. And also in this case, more than a difficulty, it was the surplus value of those months spent translating the book. It was a privilege I would say.
 
Palo Alto's "freaks": which were the story and the character that involved you the most?
When you translate, you dedicate to every page, every sentence, so much time that you end up falling in love with all of them. That's also one of the book's qualities, they're all treated the same way, with the same devotion and attention. I wouldn't call them "freaks", though, they're kids, exactly like we were at they're age.

What do you think about the "other" James Franco? The not-just-actors, but also intellectual?
I think they're the same person. I don't see any distance. You are what you do and if you do many things they necessarily collapse into each-other. Writing, art and the thousands things he does are useful for his acting job, and vice versa.
 
Did you recognise the author of his stories when you met him?
We immediately became friends. We must have recognised each-other.

You are very active on social networks and lately I couldn’t help but notice a special guest recurring in your tweets and instagram pictures: Emily Dickinson. What are you up to?
Emily Dickinson is a private love of mine, one of those things that I'll probably work on forever, I don't know. But I don't think it will ever become a book or anything. Who knows. Now Daniele is drawing the second graphic novel that I finished writing some months ago, but it's just the start of it. It's going to be more of an autobiographic story of myself. And now I'm in New York, researching for the third one. It's going to be set here in New York, in the Sixties and there will involve many characters of that time. Writers, but not only.

You reviewed James Franco's collection of poetry inspired by The Smiths' song "The Best of The Smiths" for JAMES FRANCO ITALIA. I know music is a big part of your life. I'd like you to leave us with a suggestion: an album to listen.
I only translated one poem from the collection, it would be nice to translate them all and everyone of his other poems too. They're all so beautiful. About the album, when I arrived in New York, the first thing I did was buying a record player for my new house and start over again with the vinyl. Then I entered a record store thinking: now I'm going crazy to decide which disk will be the first, the number one vinyl. Then I remembered what was my first CD ever when CDs were born, the one that before had been my first cassette and then has ended up in my mp3, in my iPod and in my iPhon and that I've listen to in any form to the point of exhaustion (for others, because I'll never get tired of that album) and I bought it. Blonde on Blonde by Bob Dylan. See, we're always going back to Dylan.

10 commenti:

  1. Grande Tiziana. Molto brava e molto "cazzuta". ;)

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  2. Complimenti per la tua carriera, continua così !! sarebbe molto utile tradurre i video posti qui ... :(

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  3. Tiziana, complimenti per il tu lavoro! Ho letto Superzelda, mi è piaciuto tantissimo!!

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  4. Grazie grazie grazie ancora Tiziana!! Le tue risposte sono molto affascinanti e "inspiring" come dicono dalle 'tue' parti! :D Leggere di Scott e Zelda ora è stato bellissimo per me, perché sto studiando Fitzgerald in questo semestre. Per non parlare di ciò che hai detto sul tradurre! Mi ci ritrovo tantissimo, nel mio piccolo.

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  5. Sorpresona!!!! Ecco perchè amo questo blog!! Grande Tiziana

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  6. Ahhhhhhhhhhh great interview !

    Liked this "Well, to me Zelda is a little bit like Bob Dylan, in a constant research of something. Dylan researched with his music, Zelda did it with life."

    Sounds amazing...

    Liked a lot that part about the "other" James.....yes Tiziana, you´re so right !

    :)



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  7. Tiziana, sei una donna straordinaria. E' sempre un piacere leggerti. Complimenti anche al blog!

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  8. Leggere le risposte di Tiziana è come leggere un romanzo. Mentre mi immergevo nel mondo vuoto dei racconti di Palo Alto era evidente che il lavoro di traduzione era stato in realtà una specie di seconda scrittura. Tiziana ci ha messo l'anima per rendere al meglio ogni sfumatura pur restandosene nascosta nell'ombra, senza protagonismi. E adesso scopro il suo amore per la Dickinson, un altro personaggio femminile "borderline" come la sua Zelda: Tiziana, ti prego, condividi con noi il tuo amore!! ;)

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  9. Devo comprare Superzelda!!!

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