lunedì 18 febbraio 2013

Berlinale 2013: Rassegna Stampa

di Chiara Fasano


I festival del cinema, oltre ad essere una vetrina per autori internazionali, che mostrano i loro lavori prima della distribuzione al grande pubblico, rappresentano anche una bella opportunità per quegli autori che presentano progetti piccoli, personali, sperimentali o con particolari tematiche, i quali, altrimenti, non avrebbero alcuna visibilità.

Facile immaginare quanto un autore come James Franco sia a suo agio negli ambienti festivalieri e ci tenga particolarmente a che i suoi piccoli progetti che gli stanno a cuore siano selezionati nelle varie kermesse internazionali. Dopo Venezia, Toronto, Roma e Park City, è stata la volta di Berlino. Ha presentato due film già visti al Sundance a gennaio scorso, Lovelace, in cui ha un cammeo (veste i panni del fondatore di Playboy Hugh Hefner) e Interior. Leather Bar., prodotto e co-diretto e, in anteprima mondiale, Maladies, di cui è l'interprete principale, girato tre anni fa, prodotto dalla sua Rabbit Bandini e diretto dall'artista newyorkese Carter. Parallelamente al festival cinematografico, James Franco ha anche inaugurato la sua seconda mostra personale d'arte, Gay Town, esposta nella galleria provvisoria Peres Project sulla storica via berlinese Karl-Marx-Allee.

Il vernissage, aperto al pubblico, è stato accolto con grande ed entusiasta partecipazione. Molti i visitatori, tra appassionati d'arte, ammiratori del lavoro di Franco o semplicemente curiosi. Gay Town può essere descritta come un mosaico rappresentante un gigantesco autoritratto di James Franco. Le tessere di questo mosaico sono dipinti, fotografie, stampe su lenzuola, schizzi, video e articoli di giornali pasticciati con scritte e commenti sovrapposti. Ognuno di questi oggetti raffigura diversi aspetti della sua vita: ciò che sta vivendo in questo momento, la percezione della sua persona pubblica da parte dei media, la sua infanzia e la sua carriera. E' stata definita come la più personale e completa esposizione di Franco ed è stata apprezzata l'ampia varietà di materiale, di tematiche e di argomenti, aiutata dalla sua appartenenza al mondo del cinema e i suoi studi nell'argomento, che gli hanno permesso una più profonda indagine e una maggiore naturalezza nella fluidità della comunicazione. 

Quanto ai film, Interior. Leather Bar, (di cui abbiamo ampiamente parlato nelle scorse settimane), è stato il più acclamato dalla critica berlinese. In Europa è forse piaciuto ancora di più che al Sundance. E' stato definito un esperimento coraggioso, un viaggio meta-cinematografico diretto con maestria, un lavoro di alto valore estetico e di forte impatto visivo.

Lovelace, invece, è stato accolto con più freddezza rispetto al Sundance. Si tratta della storia della pornodiva Linda Lovelace (intepretata da Amanda Seyfried), poi "pentita" e diventata paladina del movimento femminista. Il film si sofferma sugli esordi dell'attrice, l'ingresso nel mondo del porno e il rapporto burrascoso con Chuck Traynor (Peter Sarsgaard), marito violento e manipolatore, che la spinse fino alla prostituzione. I critici europei l'hanno ritratto come un biopic troppo tradizionale e senza particolari spunti di riflessione. La delusione deriva dal fatto che i registi Rob Epstein e Jeffrey Friedman si sono sempre distinti per l'originalità e la schiettezza nella trattazione di tematiche delicate. Ricordiamo il documentario su Harvey Milk e il notevole biopic sui generis "Howl"(Urlo), con lo stesso James Franco nei panni di Allen Ginsberg. Con "Lovelace" è sembrato che i due registi non si siano presi molti rischi, sprecando qualche opportunità potenzialmente offerta da una storia del genere.

Veniamo a Maladies. Il regista è un artista di New York, Carter. Amico di James Franco, aveva già lavorato con lui ad un curioso progetto in cui l'attore americano reinterpretava alcuni dei suoi ruoli più celebri, ma solo i momenti meno significativi di ogni scena, come una conversazione telefonica di poco conto, bere un bicchiere d'acqua, o un primo piano dilatato per lunghi minuti. Un progetto d'arte, più che cinematografico. Anche Maladies ha, inevitabilmente, ambizioni artistiche. I protagonisti sono James, un ex attore di soap-opera, ritiratosi per una malattia mentale e alle prese con la stesura (mai completata) di un romanzo (James Franco), Patricia, sua sorella forse autistica che non parla quasi mai (Fallon Goodson) e Catherine, la sua migliore amica, un'artista a cui piace, ogni tanto, vestirsi da uomo (Catherine Keener). Vivono nello stesso appartamento e affrontano i loro disagi mentali, in un periodo, i primi anni sessanta, in cui non esisteva una specifica classificazione clinica di queste malattie. I malati mentali erano semplicemente allontanati con sospetto, perché strani. Allora il film si chiede: chi sono i veri malati? Questi emarginati o la società che li ritiene tali? Non c’è più speranza per loro? Svevo diceva che gli inetti appaiono come abbozzi: possono ancora evolversi verso altre forme, grazie alla "mancanza assoluta di uno sviluppo marcato in qualsivoglia senso". Quindi la risposta è sì, c'è speranza. I malades hanno davanti a loro vastissime possibilità che i "sani" non hanno, perché ormai completamente sviluppati. Vivono una condizione aperta, disponibile ad un continuo processo di evoluzione, e nel caso specifico del film di Carter, hanno la loro arte, attraverso la quale comunicare, esprimere la propria personalità, emozionare ed emozionarsi.

4 commenti:

  1. Great reviews!!! i want to see all these movies!!

    RispondiElimina
  2. Sonny sei andato a vedere Lovelace? Se si, che impressioni hai avuto del film?
    Sono rimasta un po' perplessa dalle critiche che hanno fatto al film. Insomma Epstein e Friedman sono gli stessi registi di "Howl" e quel film era straordinario (almeno lo era per me..ognuno ha i suoi gusti) e vorrei capire cosa perché sia stato accolto in questo modo.

    RispondiElimina
  3. Scusate, nell'ultima parte della frase volevo scrivere: "vorrei capire perché è stato accolto in questo modo".
    Perdonatemi, ma la stanchezza si fa sentire! :P

    RispondiElimina
  4. Ciao Grace! Sì, ho visto anche "Lovelace". Spero di pubblicare le tre recensioni entro domenica ;)

    RispondiElimina