domenica 8 settembre 2013

'Salò' Revisited



di James Franco

Non molto tempo fa, all'IFC Theatre sulla 6a Avenue a New York, ho visto due film sulla storia di due tipi creativi: il bellissimo Frances Ha di Noah Baumbach con una Greta Gerwig in stato di grazia e lo strano The Canyons di Paul Schrader con Lindsay Lohan e il pornodivo James Deen. Il primo fa leva sulla concezione che hanno i registi della cultura newyorkese attraverso uno speciale e commovente ritratto di una ballerina in lotta con problemi finanziari e personali. Il secondo film parla di personaggi del mondo del cinema volutamente inverosimili che si usano spietatamente l'un l'altro. E' un film deprimente, non perchè i personaggi fossero degli antieroi, ma perchè è come se gli attore non si fossero divertiti abbastanza nell'interpretare quei personaggi. Se devi far finta di essere un depravato, almeno fallo divertendoti. E se il film non piace a chi l'ha fatto, molto probabilmente non piacerà nemmeno al pubblico. Detto questo, resto lo stesso un fan di Schrader per le sue fini esplorazioni del ventre dell'America e un fan di Brett Easton Ellis per il suo sfrontato e plateale abbandono al narcisismo e al nichilismo.

Mentre aspettavo in coda per il mio popcorn piccolo, senza burro, ho visto che l'IFC vendeva una nuova edizione Criterion di Salò o 120 Giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini. L'ho comprato insieme a una maglietta speciale di Werner Herzog con il suo nome mescolato al logo dei Danzig. Avevo già visto Salò diversi anni fa da solo nel mio piccolo appartamento di Sherman Oaks. Per chi non lo sapesse, Salò è il nome di una città italiana in cui Pasolini mette in scena alcune delle attività descritte dal Marchese De Sade nel suo capolavoro Le Centoventi Giornate di Sodoma. Sade scrisse il libro mentre era in prigione nella Bastiglia per aver commesso una serie di azioni estreme in un bordello (Frustate? Pugnalate? Sodomia? Qualsiasi cosa fosse, era nulla in confronto a ciò che viene descritto nelle Centoventi Giornate). Il testo di Sade cataloga gli atti depravati compiuti in un castello isolato da un quartetto di ricchi individui decadenti ai danni un gruppo di adolescenti o rapiti o procurati a questo scopo. La descrizione "in diretta" di queste azioni praticate sui ragazzi è alternata a racconti a sfondo sessuale narrati da un gruppo di donne anziane assunte per rendere più eccitante ogni giornata con queste storie oscene della loro gioventù. Nel formato testuale sia gli atti imposti sugli adolescenti al tempo presente sia i racconti del passato hanno la stessa modalità fruizione. C'è poca differenza tra una vecchia prostituta che racconta le sue esperienze e Sade che parla di ricchi pervertiti alle prese con dei ragazzini. Entrambe le cose vengono lette. Nel film, invece, le storie del passato sono raccontate, quelle del presente, che riguardano i ragazzi, sono mostrate. "Mangia, mangia", dice uno degli uomini ai bambini, forzati a mangiare i propri escrementi raccolti in una grossa pentola. E noi stiamo a guardare. (In realtà sono solo mirtilli o salsicce o qualcosa del genere, coperti in salsa marrone.) Nel film ciò che è raccontato è nettamente distinto da ciò che è mostrato.

Il colpo da maestro di Pasolini è stato quello di ambientare il racconto di Sade del XVIII secolo nell'Italia fascista durante la Seconda Guerra Mondiale, in modo da legare quelle azioni orribili ad un potere politico senza freni. Qualcosa di specifico dunque, non un potere qualsiasi come quello della versione di Sade. Il dvd della Criterion contiene delle bellissime interviste al regista, fatte sicuramente durante le riprese di Salò, perchè Pasolini fu ucciso (investito ripetutamente da un'automobile) prima dell'uscita di Salò. Nelle interviste Pasolini parla del suo odio per il potere, per il caos che ne deriva, i desideri incontrollati e del suo diprezzo per la mercificazione dei corpi nella rivoluzione sessuale degli anni '60 (la sua era una strana lettura di quelle politiche sessuali). Ma qualunque fossero le sue ragioni per realizzare questo film, quello che ha fatto è straordinario. E' uno dei film più disturbanti che abbia mai visto, ma non tanto per quello che viene mostrato (è molto violento), piuttosto per la natura del soggetto: corruzione, stupro e assassinio di ragazzi. In Sade, questi elementi sembrano essere l'affronto ribelle alla morale conservatrice e all'autorità del suo tempo. In Pasolini tutto appare come un'ironica accusa agli uomini di potere, visti come detentori del ruolo di sfrenati aguzzini. In un modo o nell'altro, entrambi devono aver sofferto enormemente per elaborare dei soggetti del genere.

Sade e Pasolini morirono prima che le loro opere fossero viste dal pubblico. Sade pensava che il suo manoscritto fosse andato perso nell'incendio della Bastiglia. Invece fu pubblicato 120 anni dopo la sua morte all'inizio del XX secolo. Pasolini fu assassinato qualche settimana prima dell'uscita di Salò, creando involontariamente un legame tra la sua morte e il suo ultimo film, carico, così, di ancora più morte. Nessuno dei due artisti ha avuto l'opportunità di difendere il proprio lavoro. E' sorprendente pensare che Salò fu girato negli studi di Cinecittà di Roma, casa dei grandi film di Fellini e di tanti altri classici italiani. Sul dvd c'è un bellissimo documentario del dietro le quinte, in cui Pasolini dirige la scena della tortura in cui ragazzi con enormi falli (posticci) e i quattro individui decadenti a turno bruciano, frustano e stuprano i ragazzi in un cortile, mentre gli altri uomini guardano dall'alto con dei binocoli. E' fantastica la naturalezza con cui Pasolini costruisce queste azioni. Ad un certo punto uno degli attori gli chiede: "E ora? Che cosa orribile mi fai fare nella prossima scena?"

Questa è l'arte della depravazione. Ma non è anche l'arte dell'onesta? Salò è esattamente quello che sembra. Non cerca un distacco da quello che racconta. Semplicemente presenta il suo messaggio in un modo evidentemente sgradevole. E' peggio qualcosa come un video di Britney Spears in cui le intenzioni sono nascoste. Video in cui ragazzi giovanissimi giocano a fare sesso, non fanno altro che quello, al ritmo di un motivetto orecchiabile. Dov'è l'onestà?

La settimana scorsa ho presentato il mio adattamento di Figlio di Dio di Cormac McCarthy alla Mostra del Cinema di Venezia. E' un film che parla di un assassino necrofilo e non si distacca dalla tematica, parla di qualcosa che è dentro ognuno di noi: il bisogno di creare un legame con gli altri, ma anche il bisogno di avere il controllo sugli altri.

fonte Vice / traduzione Chiara Fasano

4 commenti:

  1. Grazie chiara per questa bella traduzione, mi è venuta voglia di conoscere meglio Pasolini_Adoro James proprio per questo!

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  2. Grazie a te! Mi fa molto piacere. :)

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  3. Lo sapevo che uno così legato alla dimensione affettiva dell'adolescenza avrebbe amato un film come Salò, che è più che disturbante, ma va oltre la peggiore delle peggiori fantasie pornografiche morbose. James gli ha dedicato una pagina davvero intensa.

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  4. "SALÒ" è il film più disgustoso -letteralmente- che ho visto. Paradossalmente è il film di Pasolini che mi piace di più esteticamente: il Palazzo, le narratrici in abito da sera, le fanciulle in fiore, i ragazzi (credevo fossero molto dotati, non sapevo dei peni finti!).
    Secondo me la m**** era cioccolata.
    Nei film di Pasolini i nomi non sono a caso, oltre a Salò -"capitale" del fascismo durante la seconda guerra mondiale- la storia si svolge a Marzabotto, dove ebbe lungo una delle stragi più grandi. Poi, nella scena finale con i ragazzi che ballano, uno si chiama Umberto (come Savoia il re) e la fidanzata Margherita (come la regina) cioè camicie nere figlie di monarchici.
    ●Sono felice che James dissenta da certe interpretazioni di Pasolini, non condivido molti suoi punti di vista, non solo sul '68.
    ●Quando è stato ucciso stava scrivendo il nuovo film con Adriano Sofri (un sessantottino), protagonista Gian Maria Volonté.

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