4 giugno - Leggo molto. Quest'estate passerò la maggior parte del tempo sul set. C'è un sacco di tempo libero per gli attori sul set di un film, perchè ci vuole molto tempo per impostare le luci, e di solito io ne approfitto per leggere. Per il film a cui sto lavorando a New Orleans, solitamente porto due libri sul set: uno per me e uno da leggere ad alta voce a Nana, la mia parrucchiera e amica. Nana ama leggere, ma l'inglese è la sua terza lingua, per cui preferisce che legga io per lei. Recentemente le ho letto I, Fatty, dal libro di Jerry Stahl su Fatty Arbuckle -- ma ne parlerò meglio nel prossimo post.
A volte le persone mi chiedono dei consigli su libri da leggere. So che molte dei miei giovani colleghi saranno alle prese con la trilogia di Hunger Games e i libri di Fifty Shades of Grey quest'estate, ma ho pensato di scrivere una serie di post che parlano di alcuni libri che ho gradito quest'estate.
Prima di parlare di If I Don't Six, un libro sul reclutamento di un ragazzo nell'esclusivo mondo del college football, voglio citare un entusiasmante libro su un altro mondo elitario che dà la caccia a reclute nei gradi superiori del college: Liquidated: An Ethnology of Wall Street di Karen Ho. Per quanto mi riguarda, non avevo idea di come fosse questo tipo di business. Mio papà e mia mamma si sono conosciuti alla Stanford University a lezione di arte; erano stati ammessi al corso di laurea di arte e poi mio papà ha cambiato il suo percorso ed è andato alla Business School di Harvard. Penso che la sua decisione mi abbia aiutato a spingermi più avanti nel mondo delle arti poichè non riuscivo a capire perchè uno volesse passare tutto il suo tempo solo a fare soldi. Lo studio di Ho mostra l'intensa competizione che è instillata in queste reclute principalmente Ivy League ancora prima che abbiano preso il loro diploma. Ed esamina il mito secondo il quale titolari di azioni e aziende sono giovati di più dal massimizzare i profitti dell'azionista. Se non altro, questo libro dà un volto alle persone che lavorano in quell'astratta entità chiamata Wall Street, la quale sembra influenzare così tanto il nostro mondo ultimamente. Lo consiglio vivamente, soprattutto se non avete idea di come funzioni il mondo dell'alta finanza.
Ammetto anche che, così come non sono un businessman, non sono un appassionato di sport, ma ciò non mi ha impedito di adorare If I Don't Six di Elwood Reid. E' un libro di narrativa su un giocatore di football delle scuole superiori che viene reclutato dall'Università del Michigan, ma flirta anche con il realismo e fa affidamento sulla conoscenza sul campo di Reid in quanto ex marcatore del Michigan -- la stessa posizione in cui gioca il suo protagonista, Elwood Riley -- per dare al libro la sua vitalità. E' scritto senza fretta; ogni passo della sua introduzione nel brutale mondo degli sport universitari è riferita con dettagli precisi ed esaurienti. Una recensione ha paragonato il libro all'opera di Denis Johnson, ma la prosa in If I Don't Six rimane fondata sul dettaglio giornalistico, mentre Johnson spesso divaga in momenti lirici, molti dei quali giustificati dal consumo di droga dei suoi personaggi. In parte, If I Don't Six sembra essere un resoconto momento per momento delle vere esperienze di Reid alla Michigan. Ma c'è qualcosa di più di questo libro che lo toglie dal genere della narrativa sportiva e lo porta nel regno della finzione letteraria. Nonostante tratti molto i pro e i contro del football nel college, è allo stesso modo interessato allo studio del personaggio. Elwood Riley ha un'intelligenza che lo distingue dagli altri giocatori, ma ha anche una rotella fuori posto che lo spinge ad agire in modi irragionevoli e distruttivi. Questi aspetti del personaggio permettono a Reid di guardare le sue esperienze liceali da prospettive duellanti -- una dentro la palude e l'altra al di fuori di essa.
All'inizio del libro, Reid mette in chiaro che opererà in due modi diversi. Otteniamo dettagli minuziosi e precisi su una partita di football, segnalando al lettore con quanta attenzione il libro seguirà ogni svolta delle esperienze di football di Riley, ma lo sentiamo anche citare da Meditazioni di Marco Aurelio, un'abitudine a cui indulgerà in tutto il libro. Queste due modalità sono fondamentali all'approccio di Reid. Ci rendiamo conto che questo è un romanzo sul football, ma che verrà narrato da qualcuno la cui prospettiva è apparentemente più vasta rispetto a quella dei suoi coetanei di football.
La cosa divertente è che l'abilità di Elwood Riley di citare Marco Aurelio non è mai spiegata. Veniamo a sapere che si sentiva obbligato a dimostrare qualcosa dopo che gli era stato detto di essere stupido da un compagno di classe più studioso, ma questo è tutto. E le citazioni non hanno molto impatto sulla vita di Riley o sul libro; la loro funzione principale è quella di punteggiare le scene di acuta descrizione di football con barlumi di erudizione. Veniamo a sapere che Riley è un gran lettore, ma la sua lettura profonda non dà interpretazioni chiare del barbarismo attorno a lui. La sua voce non è quella di un intellettuale. E' la voce di un giovane uomo, inesperto e selvaggio, qualora capace di acute osservazioni. Il lato scrittore di Reid guarda il lato calcistico di Reid e comunica soggetto, personaggio, voce, e tono attraverso di lui. Sì, Marco Aurelio fa le sue brevi apparizioni, ma la maggior parte del libro è raccontata nella lingua colloquiale semplificata del tipico giocatore di football novizio.
Più avanti nel libro, quando i ragazzi discutono sulla cultura, usano Three's Company, non i filosofi stoici, come loro punto di riferimento. Riley potrebbe avere un'istruzione intellettuale, ma non afferra l'opportunità di usarla. Il comportamento di Riley nella discussione su Three's Company non è così diversa dall'approccio di Reid nello scrivere il romanzo stesso: un tipo intelligente, capace di affrontare temi più intellettuali -- o così possiamo immaginare, a giudicare dalla lista di libri che ammira e la sua scelta di citazioni -- utilizza un soggetto volgare per dire qualcosa sui prodotti della cultura di massa, sulle istituzioni e su come viviamo le nostre vite. L'induzione nella fortemente irregimentata arena del football del college può rappresentare l'induzione in ogni tipo di istituzione, nel mondo professionale, o nell'etica morale di un paese.
L'altro aspetto del libro che lo porta oltre la lineare documentazione è il lato contorto del protagonista, che in certi momenti lo spinge a compiere atti squilibrati, o per lo meno glielo permette. Veniamo a sapere che, quando era al liceo, Riley ha lasciato cadere senza motivo un blocco di cemento da un cavalcavia sul parabrezza di una Cadillac. Fortunatamente l'autista non è rimasto ucciso, ma dovremmo avere ragione di credere che da allora Riley ne sia stato perseguitato. In quanto studente di college, Riley ruba l'attrezzatura di un compagno di squadra per venderla ad un commerciante di basso livello del mercato nero, e controlla un altro compagno di squadra durante una corsa di gruppo, colpendo il ginocchio del tipo durante il processo. Poichè altrimenti Riley sembra un esemplare superiore alla media, uno che eccelle intellettualmente, fisicamente e addirittura moralmente, questi lampi di crudeltà risaltano ancora di più di quanto sarebbe se lui fosse un semplice giovane delinquente. Ma penso che debbano spiccare. Riley non è solo più intelligente del giocatore di football medio -- è anche più incasinato del comune tipo di scrittore ingegnoso e voyeuristico. Ciò lo pone nella compagnia di altri protagonisti intelligenti che frequentano lampadine più fioche -- pensate a I Vitelloni di Fellini, The Basketball Diaries di Jim Carroll, Good Will Hunting di Gus Van Sant, o Jesus's Son di Denis Johnson. (Forse Fuckhead non è più intelligente, ma spicca.)
Ora che guardo la mia lista però, mi rendo conto che in realtà è piuttosto comune permeare questo tipo di personaggio del suo stesso pathos turbato e demoni interiori. Quindi suppongo si possa dire che If I Don't Six risalta perchè combina abilmente elementi disparati che sono ben scelti e finemente sfumati, raccontati con una voce che contiene più intelligenza del suo brutale oggetto e la bassa nomenclatura maschile potrebbe altrimenti suggerire, anche se questo tipo di combinazione è già stata usata in precedenza.
Autore: James Franco
Fonte: The Huffington Post
Traduzione: Eva Edmondo per James Franco Italia
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