sabato 2 giugno 2012

A Dude's Take on Girls



30 maggio - Non guardo molta TV, ma stranamente ho visto la maggior parte degli episodi della serie dell'HBO Girls. La serie è prodotta da Judd Apatow, l'uomo che mi dette il mio primo lavoro decente come attore, il ruolo del freak nella serie televisiva Freaks and Geeks, e il mio primo vero ruolo comico, Saul Silver in Strafumati, ma non è per questo che l'ho guardata. Mi ha interessato all'inizio perché sembrava ritrarre il mio mondo – abitato da tipi creativi di New York che fanno fatica ad affermarsi. Non sto dicendo che ho problemi con l'affitto come il personaggio di Lena Dunham, Hanna, ma c'è stato un periodo, prima che Judd mi chiamasse per Freaks and Geeks, in cui i miei genitori non mi finanziavano più perché volevo recitare invece che frequentare la UCLA. Ho lavorato al McDonald's e il mio primo consiglio per Hanna sarebbe: trovati un cazzo di lavoro. Se davvero vuoi avere delle esperienze su cui scrivere, trovati un lavoro; e se davvero vuoi diventare un'artista, prenditi le tue responsabilità, anche servendo ai tavoli. Potresti maturare durante il percorso.

Questo mi porta ad un'altra esperienza personale con le giovani donne che finiscono l'università: ho passato gli ultimi cinque o sei anni in classi con persone come quelle raccontate dalla serie. Non sto giudicando nessuno dei miei ex-colleghi – sono sicuro che molti di loro hanno un sacco da dire su un attore che invade i loro Master – ma voglio dire che molti dei film che hanno realizzato in questi programmi trattano di storie che si adatterebbero perfettamente a Girls.

Ma Lena Dunham ha un vantaggio che gli studenti di cui ho parlato non hanno. Hannah può essere tanto sfigata quanto Lena vuole che sia perché, alla fine, Lena è tutto tranne che una sfigata: è scrittrice, attrice e regista, creatrice di una serie sulla HBO. Non importa quanto stupide siano le cose che Hannah dice agli estranei, quanto imbarazzanti siano i suoi incontri sessuali, quanto goffa sia con gli adulti o quanto poco scriva in realtà, Lena splenderà sempre attraverso la sua ammirevole forza creativa dietro ogni scena che appare in televisione (o, nel mio caso, sullo schermo del computer). Il personaggio di Lena non scriverà mai il suo libro, perché la serie stessa è il suo libro.

Io trovo grandioso che uno show sulla bocca di tutti sia stato creato interamente da una giovane donna. Ma non tutti lo stanno apprezzando, specialmente le donne non bianche. Dicono di non sentirsi rappresentate perché tutti i personaggi sono bianchi. È un argomento piuttosto caldo e mi piace sapere cosa ne pensano i miei amici di New York. Negli ambienti accademici di solito rispondono che si tratta di polemiche costruite sul nulla: la gente ha solo bisogno di scrivere cose su internet. Concordo sul fatto che le discussioni sul niente sono all'ordine del giorno in rete, ma credo sia importante chiedersi cosa la televisione popolare dice di noi e della società. I fan della serie di solito affermano che la mancanza di diversità è frutto della segregazione sociale del nostro Paese, e non hanno tutti i torti. Avendo frequentato il liceo a Palo Alto, ho visto gente proveniente dalle etnie più diverse. Ma il discorso è diverso se si tratta di giovani ventenni istruiti a New York City. Forse ho una prospettiva limitata perché i programmi dei Master a cui ero iscritto erano seguiti da gente di etnie molto diverse, ma un po' tutti i miei amici e collaboratori hanno dietro un ricco background di razze e nazionalità. Immagino che, poiché la televisione è un mezzo così popolare, la HBO ha la responsabilità di presentare i suoi soggetti accuratamente, soprattutto quando la rete deve vendere lo show come una rappresentazione della New York giovane. Non dico che ci sia l'obbligo di essere caleidoscopici, ma c'è una bella differenza tra lo scrivere un racconto o un saggio su un mucchio di persone bianche che leggerà solo un numero ristretto di persone e il creare uno show che sarà visto da milioni di spettatori, specialmente se si sceglie di ambientarlo in una delle città più culturalmente variegate del mondo. (La HBO dice che non ordina agli scrittori cosa inserire nei loro prodotti, e la Dunham ha creato almeno un personaggio afro-americano, interpretato dalla star di Community Donald Glover, nella seconda stagione.)

Ho letto dei commenti su Girls che in poche parole dicono: "Mi piace, ma non mi rappresenta." Per me è lo stesso. I ragazzi nella serie sono il più grande mucchio di sfigati che abbia mai visto. C'è un tipo insignificante che viene lasciato dalla ragazza perché la annoia; un papà che ci prova con la baby-sitter; e il re di tutti loro, un tizio senza maglietta che parla in modo strano e tiene dentro la pancia tutto il tempo. So che questa povera rappresentazione del sesso maschile è una giusta risposta all'infinita parata di donne svampite protagoniste della serie made in West Coast Entourage, se vogliamo, il corrispondente al maschile di Girls, il quale, a sua volta era nato come risposta alla carrellata di maschi inetti di Sex and the City. (Almeno apparivano inetti a me, quando la mia ex guardava la serie e mi capitava di essere lì intorno.)

Mi sta anche bene guardare una serie in cui donne hanno a che fare con uomini che io non vorrei mai essere. Guardavo Fiori d’Acciaio incessantemente quando ero alle medie e mi piace guardare come vengono rappresentate le amicizie femminili. Fatte bene, sono più interessanti di quelle maschili. Forse mi sto dando anche troppo credito: per quanto ne so, se non fosse stato per Judd Apatow, ora starei esattamente nelle stesse condizioni di quelli idioti che vedo in tv. E ovviamente è molto più divertente guardare gente irresponsabile e che commette errori, piuttosto che vedere persone stabili. E sì, Lena Dunham ritrae le ragazze imperfette così come lo sono i ragazzi. Ma l'effetto è duplice: sentiamo le conversazioni delle ragazze e siamo dalla loro parte e contro gli uomini, e Lena ha creato il tutto, quindi indipendentemente da ciò che attraversano le ragazze è sempre lei ad avere il controllo. È suo il nome che appare alla fine, quando c'è scritto "Creato da." Si dice che vivere bene sia la migliore vendetta, ma a volte scrivere bene è ancora meglio.

Autore: James Franco
Traduzione: Chiara Fasano per James Franco Italia

7 commenti:

  1. ho visto solo le prime due puntate, ma credo lo riprenderò questa estate con più calma e con mente lucida.
    l'ho accantonato perchè non mi trasmetteva niente, nè curiosità per personaggi in sè nè per le loro vite, mi sembravano solo un gruppo di ragazzi BIANCHI (stranamente sono d'accordo con quello che dice franco)che vivevano senza rendersi conto della loro reale condizione (da che pulpito!! da una che segue gossip girl ed è una inetta! :D).

    eeee comunque franco non ci credo che tu hai solo distrattamente guardato sex and the city XD

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  2. V. hai mai visto HOW TO MAKE IT IN AMERICA? L'hanno cancellato lo scorso anno, sono ancora in lutto e GIRLS un po' colma questa mancanza. A me diverte e trovo abbia una scrittura brillante. La cosa che mi piace è che i personaggi non fanno nulla per rendersi simpatici e in questo sono molto realistici. Comunque, per buona pace di tutti, Donald Glover farà parte del cast della seconda stagione.

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  3. la volevo vedere ma non l'ho mai trovata u.u ( ma è simile a girls????)
    invece a me piace il "finto" realismo tipico dei telefilm.. sarà per questo che non mi ha particolarmente affascinato :/

    ahhhh l'amicozzo di dave :D

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  4. Forse è la prepotente presenza NY a farmele mettere sullo stesso piano, però sono serie diverse, e il punto di vista è maschile ;)

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  5. basta che i personaggi non sono simili :)

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  6. Non possono esserlo, i protagonisti di HTMIIA hanno il pene. Prendono la vita con più leggerezza hahah

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  7. ahahhahahah grazie per la risposta xD

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