martedì 10 luglio 2012

Girls and Gatz



Ho passato gli scorsi giorni in Europa e ho colto l'occasione per recuperare gli ultimi episodi di Girls, insieme a due diversi adattamenti del classico americano Il Grande Gatsby: il reading teatrale del libro dell’Elevator Repair Service group e il film del 1974 con Robert Redford e Mia Farrow, prodotto da un giovane Francis Ford Coppola.

So di essere molto in ritardo nel parlare della seconda metà della prima stagione di Girls e che la seconda stagione è già stata girata, ma devo continuare il discorso su questa serie, iniziato nel mio post precedente. Prima di tutto ho cercato di dire due cose: che Lena Dunham, la ragazza creativa, intelligente e responsabile che sta dietro all’irresponsabile, egoista, pigro personaggio di Hannah, è ciò per cui lo show funziona.

È facile guardare una serie su persone dalle vite incasinate e non avere la minima idea se chi l'ha creata sia gente sveglia e abbia avuto delle felici intuizioni su come lavorarci dal punto di vista creativo – questi personaggi maldestri sono costruiti con intelligenza. Non voleva essere una critica, quanto un'osservazione sulle dinamiche che permettono allo show di funzionare. L'altra cosa che ho detto era che i personaggi maschili sono tutti degli sfigati. Non era un commento sulle loro occupazioni o su chi frequentano o sui locali in cui passano il tempo; davvero, si trattava di un'osservazione su come i ragazzi siano timidi e insicuri e allo stesso tempo arroganti, duri e insensibili – due estremi non molto lusinghieri. Ci sono un sacco di critici là fuori che dicono "Mi piace, guardate questa serie" o "Non mi piace, non la guardate". Se è questo che vuole leggere la gente allora ok, dico "Guardatela, è molto buona", ma non è per questo che io scrivo. Solo perché i ragazzi sono dei perdenti, non vuol dire che non sia divertente guardarli. Io per primo ho interpretato diversi personaggi molto più sfigati di quelli di Girls; il mio personaggio di Pineapple Express è lungi dall'essere un modello. Ma non dovremmo guardare le serie tv o i film per cercare dei modelli; dovremmo guardarli per divertirci e per avere argomenti di discussione.

Dopo gli ultimi tre o quattro episodi della stagione, in ogni caso, ho notato che sono emersi nuovi motivi. Primo, Adam è diventato molto meno sfigato; all'inizio era un ragazzo che non lavorava, non lasciava mai il suo appartamento, non comprendeva i sentimenti degli altri, e faceva sesso in un modo di proposito ritratto come sciocco e imbarazzante. Ma negli ultimi episodi inizia a maturare, è divertente, sappiamo che fa lo scrittore, l'attore e il falegname, e il suo approccio intenso alla vita si dimostra basato su un'integrità artistica senza compromessi. Quando abbandona la commedia che sta scrivendo, dice che preferisce fare niente piuttosto che vedere il suo nome legato a qualcosa di mediocre. Questo è interessante perché, dopo, il vecchio professore di Hannah, le chiede di leggere uno dei suoi scritti durante un reading e, invece di leggere una pièce comica sul sesso con un incettatore di contenitori di cibo cinese usati, legge qualcosa di più serio perché ormai teme di essere troppo frivola.

Io penso che la paura di sentirsi irrilevanti o superficiali sia l'anima dello show. Tutti ne parlano, la maggior parte lo ama e nonostante le critiche riguardo ad un'incorretta rappresentazione dei ventenni di New York, ha comunque molto da dire sui ragazzi di quella generazione. Quindi, andando in contrasto con l'approccio all'arte di Adam – poiché credo che perfino lui si renda conto alla fine che la sua linea rigida non porterà da nessuna parte, visto che un prodotto artistico non si può mai dire "perfetto" – e abbracciando, invece, l'approccio di Hannah, prima che abbandoni il tizio dei contenitori di cibo cinese, credo che questa serie e Lena Dunham abbiano fatto qualcosa di buono e giusto, parlando di quello che conoscono e non preoccupandosi che fosse necessariamente perfetto. 

A Londra sono riuscito a vedere tre quarti dell'evento di otto ore Gatz, un reading parola per parola del romanzo di Fizgerald Il Grande Gatsby. Non ero riuscito a vederlo a New York, ma lo spettacolo al Noel Coward Theatre è stato fantastico. La sfida di adattare Gatsby sta nel catturarne il linguaggio e renderlo attraverso un mezzo mediatico quale il cinema e il teatro. Perché amiamo tanto il libro? Per avere uno sguardo sulla classe aristocratica? O perché il veicolo che ci permette di avere quello sguardo è così eloquente? Delle due, l'ultima, penso. Il volo di ritorno per New York offriva il film di Jack Clayton con Robert Redford, forse perché il film di Baz Luhrmann con DiCaprio è in uscita a fine anno. Sembra che Clayton abbia cercato di tradurre la prosa fluida e florida sullo schermo attraverso la fedele messa in scena delle bellissime descrizioni di Fitzgerald. Le scenografie e gli infiniti diletti per gli occhi sono particolarmente efficaci. Ma l'altra sfida nell'adattare un libro è catturarne i personaggi, il che ha a che fare sia con la presentazione della loro posizione all'interno della struttura narrativa, sia con gli attori stessi. Nick Carraway è un narratore, è un ambasciatore per il pubblico, non è un personaggio molto attivo. Per come viene presentato nel libro, la sua attività è descrivere Gatsby e l’universo di Gatsby. Ma in un film la descrizione è fatta dalla camere, così questo personaggio si trova in una difficile posizione. Diventa un narratore meno attivo e si limita ad essere il tramite tra Gatsby e Daisy e poi, una volta riuniti, non è più un personaggio così necessario.

Ciò che è grandioso nell'approccio di Gatz è che le descrizioni del libro possono essere usate! La pièce è efficace visivamente, ma mantiene intatta la prosa di Fitzgerald. Ma la cosa davvero brillante di questa produzione è che i personaggi non sono Nick, Gatsby, Tom, Daisy e Jordan; sono impiegati che iniziano a leggere, ascoltare e mettere in scena il testo del libro. Questo espediente concede un ulteriore livello di mediazione, così che Gatsby può essere interpretato da uno stempiato uomo di mezza età, somigliante più a Craig T. Nelson che a Robert Redford, e permette ai personaggi di avere un’ironica e vacillante distanza dal testo originale. Il che vuol dire che gli impiegati a volte si identificano da vicino con i personaggi di Gatsby e altre volte sono lontanissimi dalle loro interpretazioni, creando così della commedia, laddove nel testo era totalmente assente. Così vengono resi accettabili alcuni momenti bellissimi nelle pagine e troppo pomposi nelle varie drammatizzazioni – per esempio, l'episodio in cui Daisy piange nella camicia di Gatsby perché gli è mancato talmente tanto e ora è grata che egli sia diventato ricco, perché la mancanza di denaro era stata la causa della loro separazione. Dal trailer dell'adattamento in 3D di Luhrmann, sembra che lo slancio e il brio della prosa saranno tradotti nel film attraverso il dinamismo visivo, ma anche Gatz rende onore alla fonte, perché crea arte restandole estremamente fedele, e allo stesso tempo ribellandosi con ironia.

autore: James Franco
traduzione: Chiara Fasano per James Franco Italia

2 commenti:

  1. Io sono molto affezionata al romanzo di Fitzgerald e mi trovo d'accordo con quello che ha detto. Alcune pagine stupende del libro, nel film, per forza di cose, risultano troppo esasperate, pur restando un buon film a mio parere. Il film di Luhrman, come prevedibile, sembra puntare molto sull'aspetto visivo, ma mi incuriosisce molto, nonostante Carey Mulligan, che, onestamente, col personaggio di Daisy ha poco da spartire. Ma sono pronta a farmi sorprendere.
    In ogni caso, mi piacerebbe vedere questa originale pièce teatrale. Sembra molto interessante.

    Quanto a Girls, adoro il modo in cui risponde alle critiche. Centra sempre il punto, nessuno può permettersi di avere nient'altro da ridire, è sempre energico, ma composto e mai presuntuoso.

    RispondiElimina
  2. Alla Dunham ha dato una risposta da vero signore, ed è strano perchè in genere è molto pungente verso chi lo critica gratuitamente. Di base c'era un fraintendimento e ha fatto bene a spiegare meglio il suo punto di vista. Lei avrà i suoi 5 minuti di vergogna :)) GIRLS però è davvero una delle sorprese dell'anno! Luhrmann io lo venero, ma questa volta non sono così entusiasta. Spero di ricredermi.

    RispondiElimina