Una settimana fa lo aspettavamo sul red carpet del Festival del Film di Roma, accompagnato dai Franco's Twelve per la premiere di Tar. Oggi ricordiamo una giornata vissuta a mille. A voi il nostro resoconto romano, come sempre filtrato dalle parole di Chiara.
Sonny
Forse vi sareste aspettati un mio nuovo post un po' più avanti nel tempo. Magari a settembre del prossimo anno. Invece eccomi. Perché James Franco non ha aspettato la Mostra del Cinema di Venezia del 2013 per tornare in Italia, ma è stato ospite della settima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, da poco concluso. Ha presentato in anteprima mondiale due film: un cortometraggio diretto da lui, Dream e il film collaborativo Tar. Dodici registi, studenti di un corso della facoltà di Regia della New York University, tenuto da Franco, hanno adattato per lo schermo l'omonima raccolta di poesie dell'autore americano contemporaneo C.K. Williams. Ogni studente ha lavorato su un singolo poema e il Professor Franco ha montato insieme i singoli lavori, realizzando un unico lungometraggio, il prodotto finito. (Se vi va, trovate qui le mie recensioni dei film). Oltre a presentare questi due progetti nell'ambito della sezione CinemaXXI (dedicata al cinema più sperimentale), ha anche ricevuto il premio Cubovision per il suo contributo al mondo delle arti, e tenuto una masterclass per il pubblico. Io c'ero. E come a Venezia, non ero sola. Squadra che vince, non si cambia. Al massimo, si aggregano nuovi componenti. Al gruppo veneziano - io, Sonny ed Isabella - si è aggiunta Virginia (aka ddoll), che Franco non lo aveva ancora mai incontrato.
Appena arrivati all'Auditorium Parco della Musica -- luogo in cui si tiene il Festival -- ho subito notato che l'atmosfera è molto diversa da quella frenetica, caotica e da fanatismo isterico del Festival di Venezia. Negozi, ristoranti e info-point aprono tutti dopo le dieci. Prima di quell'ora in giro si vede pochissima gente, esclusivamente addetti ai lavori. Anche quando inizia a popolarsi di visitatori, cinefili, semplici curiosi e scolaresche in gita, l'aria è molto rilassata, quasi di festa -- proprio come Festa, sette anni fa, nacque la kermesse romana, a cui oggi si sta disperatamente cercando di dare un'identità.
Nel primo pomeriggio ci imbattiamo in un incontro graditissimo. Vediamo sulle scale del viale principale Tiziana Lo Porto, scrittrice e autrice della traduzione italiana del libro di James Franco Palo Alto: Stories (In Stato di Ebbrezza). La riconosciamo e non sappiamo bene se andare a salutarla o meno, per timore di disturbarla. Ma la curiosità ha la meglio e le andiamo incontro. "Tiziana?" "Sì." "Siamo quelli del blog James Franco Italia." Ci salutiamo, ci presentiamo e lei ci racconta le sue impressioni sul film, ci straconsiglia Marfa Girl di Larry Clark e ci comunica che la conferenza stampa di Tar è stata annullata, per ragioni non molto chiare. Rincontreremo Tiziana verso mezzanotte, dopo la proiezione dei film e sarà il nostro turno di raccontarle le nostre impressioni. A me ha fatto un piacere immenso incontrarla, perché ho molto amato la sua traduzione del libro di Franco, che, pur avendo una propria impronta personale, non ha intaccato minimamente lo spirito del testo originale. E questo è molto raro nelle traduzioni. Ora voglio conoscerla meglio come scrittrice.
Appena arrivati all'Auditorium Parco della Musica -- luogo in cui si tiene il Festival -- ho subito notato che l'atmosfera è molto diversa da quella frenetica, caotica e da fanatismo isterico del Festival di Venezia. Negozi, ristoranti e info-point aprono tutti dopo le dieci. Prima di quell'ora in giro si vede pochissima gente, esclusivamente addetti ai lavori. Anche quando inizia a popolarsi di visitatori, cinefili, semplici curiosi e scolaresche in gita, l'aria è molto rilassata, quasi di festa -- proprio come Festa, sette anni fa, nacque la kermesse romana, a cui oggi si sta disperatamente cercando di dare un'identità.
Nel primo pomeriggio ci imbattiamo in un incontro graditissimo. Vediamo sulle scale del viale principale Tiziana Lo Porto, scrittrice e autrice della traduzione italiana del libro di James Franco Palo Alto: Stories (In Stato di Ebbrezza). La riconosciamo e non sappiamo bene se andare a salutarla o meno, per timore di disturbarla. Ma la curiosità ha la meglio e le andiamo incontro. "Tiziana?" "Sì." "Siamo quelli del blog James Franco Italia." Ci salutiamo, ci presentiamo e lei ci racconta le sue impressioni sul film, ci straconsiglia Marfa Girl di Larry Clark e ci comunica che la conferenza stampa di Tar è stata annullata, per ragioni non molto chiare. Rincontreremo Tiziana verso mezzanotte, dopo la proiezione dei film e sarà il nostro turno di raccontarle le nostre impressioni. A me ha fatto un piacere immenso incontrarla, perché ho molto amato la sua traduzione del libro di Franco, che, pur avendo una propria impronta personale, non ha intaccato minimamente lo spirito del testo originale. E questo è molto raro nelle traduzioni. Ora voglio conoscerla meglio come scrittrice.
Dopo un'oretta, è il momento del primo appuntamento del giorno: "Conversazione con James Franco e Douglas Gordon, su cinema e arti visive", prevista per le 17.00, nella sala del Teatro Studio. Non avendo molto altro da fare, raggiunti da altre ragazze, lettrici di questo blog, Irisa, Elisa e due sue amiche, ci mettiamo in coda già da un'ora prima. Saggia decisione. Ci aspetta già una decina di persone nella fila riservata al pubblico e il triplo in quella riservata agli accreditati. La presenza di un pubblico così numeroso ci fa piacere e ci sorprende. Le file aumentano a vista d'occhio e dopo poco viene esposto il cartello "Tutto Esaurito" e bloccato l'accesso agli accreditati, avendo noi paganti la precedenza. Si aprono i battenti ed entriamo. Io e Virginia troviamo due posti in prima fila, Sonny ed Isabella, subito dietro di noi. Siamo a pochissimi metri dalle poltrone su cui siederanno i protagonisti dell'incontro. Dopo una ventina di minuti, nella sala piena e con gente in piedi poggiata alle pareti, finalmente entra James Franco. Casual in pantaloni e scarpe neri, maglioncino grigio infilato su un secondo maglioncino nero, con sotto una camicia rosa (sarà il Ponentino?), è accompagnato dalla sua assistente Anna Kooris e dal suo (elegantissimo) socio e amico Vince Jolivette. Insieme a loro, il direttore del Festival Marco Müller, che si scusa per il ritardo, dovuto ai fan che hanno trattenuto l'attore sul red carpet, annuncia il forfait di Gordon, ancora impegnato con la giuria che presiede e, felice e orgoglioso di averlo come ospite d'eccezione, consegna il premio Cubovision a James Franco, "per il suo talento poliedrico e mai banale", "promessa mantenuta e mai delusa del cinema mondiale", così dice la motivazione ufficiale. Fiero, contento e sorridente, Franco ringrazia, si concede ai fotografi e prende posto tra la moderatrice Alessandra Mammì e l'interprete. Ha così inizio l'articolata e interessante conversazione su cinema, arte e letteratura, arricchita da aneddoti personali che hanno permesso al pubblico di seguire attentamente e con partecipazione l'ampio discorso. Trovate qui la cronaca completa dell'incontro.
Terminata la masterclass, dopo una doccia rigenerante e l'ennesimo pezzo di focaccia preso in un bar dell'Auditorium, entriamo nel foyer della Sala Sinopoli. Da lì vedremo il red carpet che precederà la proiezione di gala a cui anche noi assisteremo. Anche qui, tutti più rilassati rispetto a Venezia. Vogliamo vedere tutto il tappeto e rosso e aspettare l’ingresso di Franco e gli altri, ma temiamo di vederci negato l'accesso in sala se aspettiamo troppo nel foyer – a Venezia ci ripetevano più volte di andare a prendere posto. Noi, ogni volta, puntualmente, disobbedivamo, ma questa è un'altra storia. Gli addetti alla sicurezza romani ci assicurano che possiamo aspettare lì e entrare in sala anche dopo gli artisti. Da dietro ai vetri, vediamo arrivare le auto. James Franco e i suoi studenti sfilano sul tappeto rosso. Franco, elegante in abito Gucci (questa volta della sua taglia) si concede ai fans, fa foto con loro, firma autografi e si trattiene con il pubblico per molti minuti. Poi le foto di rito, da solo e con i suoi ragazzi. Entrano nel foyer e noi siamo lì ad aspettarli, ma scappano direttamente in sala. E anche noi.
Gli artisti fanno il loro ingresso e vengono presentati. La platea si riempie, ma la galleria è piuttosto vuota. Avrete letto dello scarso successo di pubblico di questa edizione del Festival. Prezzi dei biglietti troppo alti? Nomi poco conosciuti? Io direi anche una carenza di pubblicità positiva e una serie di attacchi a priori al direttore Müller, senza considerare le condizioni difficili e i tempi strettissimi in cui si è trovato a mettere in piedi la manifestazione. Da parte mia, sono contenta di avervi partecipato, seppur per pochissimo tempo. Quel poco che ho avuto modo di vedere, mi ha soddisfatta.
Al termine della proiezione, dopo qualche minuto di applausi, Franco, visivamente commosso, ha ringraziato i suoi ragazzi e il pubblico. Noi abbiamo cercato di intercettarlo per dirgli una parola o due, ma l'hanno portato via di fretta. Sonny è anche arrivato a due metri da lui, con in mano il suo ultimo libro, la raccolta di poesie Strongest of the Litter, ma non è riuscito a raggiungerlo. Contenti, ma ormai rassegnati all'idea di non ripetere la meravigliosa esperienza veneziana, usciamo anche noi dalla Sala Sinopoli. Poi ci viene un'idea. La mattina stessa, casualmente, vagando negli spazi dell'Auditorium abbiamo scoperto un'uscita sul retro del palazzo principale, abbellita con fiori e un tappeto. E se quella fosse proprio l'uscita degli artisti? Con eccitazione, ma scetticismo torniamo da quella parte. Scorgiamo in lontananza fari di automobili che si accendono e corriamo in quella direzione. Appena arriviamo lo vediamo. In quel preciso istante James Franco con Vince Jolivette e altri escono da quella porta. Era la giusta intuizione! Ci avviciniamo e gli addetti alla sicurezza sono in panico: "E voi da dove siete arrivati? Non potete stare qui!" Ma noi siamo tipi tranquilli, vogliamo solo salutarlo e complimentarci con lui. Come a Venezia, Franco fa un grande sorriso dei suoi quando vede che abbiamo i suoi libri in mano. Si fa largo tra la sicurezza e viene verso di noi. "Oh, tutti avete i miei libri! Grazie, grazie davvero!" Li autografa tutti, ringraziandoci ogni volta e chiedendoci a turno i nostri nomi (io devo fargli lo spelling, perché non so com'è, ma il mio nome è incomprensibile ai non italiani). Poi Sonny ha il suo momento. James vede che ha in mano Strongest of the Litter. Si illumina, gli mette una mano sulla spalla e gli dice: "Sono davvero contento che tu abbia questo qui! È talmente nuovo!" E firma sulla prima pagina, aggiungendoci il disegno della sua famosa faccina. Siamo ancora una volta meravigliati dalla sua gentilezza e disponibilità. Forse colpevolmente, ne approfittiamo e gli chiediamo una foto. Ma lui accetta volentieri e ne scattiamo più di una. Io gli dico che siamo del blog italiano e lui, guardandomi, sempre sorridendo: "Oh, yeah yeah! Great!" Poco importa se abbia davvero capito chi siamo o se si sia ricordato di noi a Venezia, perché lo sguardo di gratitudine che ci ha rivolto è stato impagabile. Dopo l'ennesimo "Thank you guys!", lo salutiamo ringraziandolo a nostra volta e al "CIAO VINCE!" di Virginia, Jolivette ci rivolge un esagerato: "CIAO CIAO CIAO CIAO!" Noi ridiamo e salutiamo e torniamo a casa con quella sensazione familiare di felicità e soddisfazione. Per quante altre volte lo incontreremo, il suo affetto e la sua gratitudine verso chi lo ammira, non smetterà mai di stupirci e inorgoglirci.
Alla prossima!
Al termine della proiezione, dopo qualche minuto di applausi, Franco, visivamente commosso, ha ringraziato i suoi ragazzi e il pubblico. Noi abbiamo cercato di intercettarlo per dirgli una parola o due, ma l'hanno portato via di fretta. Sonny è anche arrivato a due metri da lui, con in mano il suo ultimo libro, la raccolta di poesie Strongest of the Litter, ma non è riuscito a raggiungerlo. Contenti, ma ormai rassegnati all'idea di non ripetere la meravigliosa esperienza veneziana, usciamo anche noi dalla Sala Sinopoli. Poi ci viene un'idea. La mattina stessa, casualmente, vagando negli spazi dell'Auditorium abbiamo scoperto un'uscita sul retro del palazzo principale, abbellita con fiori e un tappeto. E se quella fosse proprio l'uscita degli artisti? Con eccitazione, ma scetticismo torniamo da quella parte. Scorgiamo in lontananza fari di automobili che si accendono e corriamo in quella direzione. Appena arriviamo lo vediamo. In quel preciso istante James Franco con Vince Jolivette e altri escono da quella porta. Era la giusta intuizione! Ci avviciniamo e gli addetti alla sicurezza sono in panico: "E voi da dove siete arrivati? Non potete stare qui!" Ma noi siamo tipi tranquilli, vogliamo solo salutarlo e complimentarci con lui. Come a Venezia, Franco fa un grande sorriso dei suoi quando vede che abbiamo i suoi libri in mano. Si fa largo tra la sicurezza e viene verso di noi. "Oh, tutti avete i miei libri! Grazie, grazie davvero!" Li autografa tutti, ringraziandoci ogni volta e chiedendoci a turno i nostri nomi (io devo fargli lo spelling, perché non so com'è, ma il mio nome è incomprensibile ai non italiani). Poi Sonny ha il suo momento. James vede che ha in mano Strongest of the Litter. Si illumina, gli mette una mano sulla spalla e gli dice: "Sono davvero contento che tu abbia questo qui! È talmente nuovo!" E firma sulla prima pagina, aggiungendoci il disegno della sua famosa faccina. Siamo ancora una volta meravigliati dalla sua gentilezza e disponibilità. Forse colpevolmente, ne approfittiamo e gli chiediamo una foto. Ma lui accetta volentieri e ne scattiamo più di una. Io gli dico che siamo del blog italiano e lui, guardandomi, sempre sorridendo: "Oh, yeah yeah! Great!" Poco importa se abbia davvero capito chi siamo o se si sia ricordato di noi a Venezia, perché lo sguardo di gratitudine che ci ha rivolto è stato impagabile. Dopo l'ennesimo "Thank you guys!", lo salutiamo ringraziandolo a nostra volta e al "CIAO VINCE!" di Virginia, Jolivette ci rivolge un esagerato: "CIAO CIAO CIAO CIAO!" Noi ridiamo e salutiamo e torniamo a casa con quella sensazione familiare di felicità e soddisfazione. Per quante altre volte lo incontreremo, il suo affetto e la sua gratitudine verso chi lo ammira, non smetterà mai di stupirci e inorgoglirci.
Alla prossima!
A leggere le parole di Chiara mi sono emozionata come se fossi stata lì anch'io.
RispondiEliminaGrazie per aver condiviso la tua esperienza! ;)
Eli
maccciiiiiii chiara mi fai venire il magone ç________ç #mimancate
RispondiEliminacomunque chiara non ha reso bene l'idea, franco, lei ed io eravamo come 3 amici al bar durante l'incontro delle 17 #vicinivicinistravicini e come ho detto più volte non so quale mano divina mi abbia trattenuto, perchè più di una volta ho pensato di buttarmi addosso a lui XD
grazie ancora sonny per avere avuto quella illuminazione divina di andare nell'altra uscita :DDD
ma porca miseria perchè io mi sono girata quando vince ha detto "ciao ciao"?!?! ç_____ç
Anche voi mi mancate un sacco, ragazzi. Al di là di Franco, è stato bellissimo passare del tempo con voi. :)
RispondiElimina@Grace, Grazie a te.
Ma che culo avete!?! XD Bellissimo resoconto!
RispondiEliminaHe's so adorable with us, fans...It's definitely impressive. Magical.
RispondiEliminaL'unica pecca è che non conoscevo nessuno di voi di persona, quindi non so a quali amiche facevi riferimento hahah :P
RispondiEliminaPer il resto è il resoconto è una cosa stupenda. Mi hai fatto rivivere alcuni momenti di quella splendida giornata!
Avrei tanto voluto esserci anch'io con voi per la foto di gruppo! Com'è gentile, cavoli. Lo adoro immensamente quell'uomo. Peccato non sia riuscita a vederlo mentre piangeva, era girato di spalle.. sarà stato un momento bellissimo per lui e i suoi studenti.
Sonny, ho ordinato Strongest of the litter e dovrebbe arrivarmi tra pochi giorni. Sono straimpaziente di leggerlo! Sclero al pensiero di averlo tra le mani!
Speriamo almeno abbia letto la lettera che gli ho consegnato al red carpet,almeno l'ha messa messa dentro la tasca, quindi spero lo abbia fatto :P
Chiara, che lavoro fai, la giornalista, per caso? :)
Chiara, che dire?, ogni attimo vissuto pericolosamente! Grandi!!!
RispondiEliminaChiara ha la capacità di cogliere ogni sfumatura! Le ho affidato ancora il resoconto per andare sul sicuro ahah.
RispondiEliminaQuesta volta però l'incontro ce lo siamo sudato. Anche durante il red carpet, quando è entrato in Sala Sinopoli, noi eravamo a sinistra e lui si è fermato a destra per firmare autografi, prima di fuggire in Sala. Una tragedia :)))