giovedì 20 giugno 2013

'Man of Steel': The Super Movie



di James Franco

La settimana scorsa mi è stato chiesto di assistere alla première di Man of Steel, così alla fine della mia giornata di lavoro sul set del mio piccolo thriller negli studi di Pinewood, sono andato a Leicester Square per vedere l'ultimo adattamento cinematografico della storia del supereroe.

Molte cose mi sono passate per la testa, sia soggettive, sia oggetive, o piuttosto, sia dal punto di vista di una persona che conosce il business del cinema dall'interno, sia da quello di uno spettatore indiscriminato. Anch'io ho fatto film tratti da fumetti - la trilogia di Spider-Man diretta da Sam Raimi. Devo nominare il regista perché fare una distinzione ora è necessario, vista la nuova serie di Spider-Man spuntata fuori prima ancora che fosse il tempo di seppellire il cadavere di quella vecchia e avvolgerla nel velo opaco della nostalgia. Certo, ci sono ancora bambini che mi si avvicinano per strada perché sono fan dell'originale (ragazzi, sembra così strano a dirsi). Non ho un fortissimo attaccamento emotivo a quel franchise di per sé, ma hanno un forte valore sentimentale i legami con le persone con cui ho lavorato: Sam, Toby, Kirsten, la grandissima e scomparsa di recente Laura Ziskin e le altre centinaia di persone che hanno lavorato con noi. Non mi affligge più di tanto che sia stato rifatto, per tante ragioni, ma ciò che mi incuriosisce è che il remake sia arrivato così velocemente - e il perché.


La risposta, ovviamente, è il denaro. Parliamo di business del cinema e gli studios sono di proprietà di grosse società che vogliono fare soldi. E in questa forma d'arte, in cui si investe moltissimo e si può ricavare moltissimo, un criterio per il successo è inevitabilmente di natura economica. E quando i film sono tanto grandi da incassare 200 milioni di dollari in un weekend, come è stato per The Avengers, tutti quanti, dagli studios ai registi, vogliono subito mettersi a lavorare su un cinecomic. E quando grandi registi come Sam Raimi e Christopher Nolan riescono a dare uno spessore notevole ai loro personaggi anche in un film tutto effetti speciali, allora il genere 'cinecomic', acquista una certa dignità e, di conseguenza, grandi attori. Ma il motivo principale, non dimentichiamolo, è il denaro. Per ognuna delle persone coinvolte è importante che si lavori con i giocattoli migliori e le persone migliori, perché il prodotto è in grado di pagarli. Non è necessariamente una cosa negativa. Se vuoi fare un film su un uomo che sa volare e spaccare in due navicelle spaziali con le mani, hai bisogno di tanti soldi perché venga bene. Altrimenti puoi lasciare la storia nelle pagine del fumetto, dove rendere spettacolari le azioni di un superuomo costa molto meno.

Ero già stato a Leicester Square quest'anno, per la premiere di Oz, e il red carpet era una strada di mattoni gialli, ma la sera di Superman ci sono andato in incognito: 1) perché non era un mio film, e 2) perché non credo che ad Henry Cavill avrebbe fatto piacere vedermi lì. Non che siamo nemici. Ma anni fa abbiamo lavorato insieme ad un film, Tristano e Isotta. Io ero Tristano, lui il mio amico che mi pugnalava alle spalle. Avevo l'impressione che non gli piacessi molto. Non ne sono certo, ma so che io non mi sarei piaciuto allora, perché ero un difficile giovane attore che si prendeva troppo sul serio.

Quello che Henry prendeva sul serio all'epoca era Superman. Voleva essere Superman più di qualsiasi altra cosa al mondo. Personalmente, non so perché. Mi sono perso tutto il fenomeno dei film di Superman. Ero più un fan del regista dei Goonies e Arma Letale Richard Donner. Posso capire il fascino che aveva il Superman originale per la generazione della Seconda Guerra Mondiale e il suo bisogno di avere un eroe che scacciasse il male dal mondo, ma quando io ero un ragazzino, questo fascino era stato sorpassato e ne rimanevano un costume scadente e una stupida invincibilità. Ma Henry voleva a tutti costi far parte della versione di Superman di Bryan Singer, in pre-produzione mentre noi giravamo Tristano tra l'Irlanda e la Repubblica Ceca nel 2005. Henry era uno dei papabili, ma il ruolo poi andò a Brandon Routh.

La sera della première ho visto Henry da lontano sul red carpet e sapevo che quello era il momento intorno al quale è stata costruita la sua vita. Il suo sogno si era avverato ed io ero contento per lui. Era il ruolo per cui avrebbe ucciso, con il regista giusto (Zack Snyder: 300, Watchmen) e il produttore giusto (Chris Nolan: The Dark Knight) - persone che avrebbero dato il giusto valore ai personaggi, sostenute dal solito gruppo di lavoro di Nolan, David S. Goyer ed Emma Thomas. Se non altro, è un progetto che deve aver reso molto felici le persone che ci hanno lavorato.

Quindi, cosa abbiamo visto? Un grande film. Ma cosa me lo fa dire? Il fatto che la rivoluzione nerd abbia trasformato il gusto del pubblico fino a far diventare cool i fumetti e i videogiochi? Sono questi giganteschi cinecomic gli strumenti che hanno permesso al grande pubblico di abbracciare soggetti tradizionalmente relegati alla nicchia dei nerd? Da una parte sì. Ma dall'altra, quello che ci stupisce è la quantità di denaro che permette a quei soggetti di avere una fruizione. Ai bambini piacciono gli eroi dei fumetti e agli adolescenti gli effetti speciali e il sesso, perciò questi film fanno soldi. Gli adulti - il terzo tipo di pubblico - rispettano i soldi. Così questi film vengono realizzati. Sempre di più. E se Brandon Routh non funzionava come Superman, o Sam Raimi non era d'accordo sulla scelta del cattivo per un quarto Spider-Man, sono state comunque realizzate nuove versioni senza di loro. Man of Steel è un bel film perché contiene tutto quello che dovrebbe contenere. C'è l'azione e ci sono personaggi interessanti con una trama approfondita abbastanza da interessarci.

In più, ad essere giusti, il cinema sta lottando per restare in vita. Con tutte le grandi serie tv che stanno progressivamente monopolizzando il genere drammatico di alto livello, e i video-giochi che permettono di interagire nell'azione piuttosto che restare indietro da spettatori passivi, il cinema ha bisogno di offrire ciò che questi altri media non possono offrire: spettacolari effetti speciali, il 3d e soldi, soldi, soldi.

Ma alla fine perché dico che mi è davvero piaciuto? Non tanto per il messaggio del film. Forse sembro un tantino ingenuo nel cercare un messaggio in un film come questo, ma mi vengono gettate addosso in 3D immagini e dinamiche varie, quindi io voglio sapere cosa sto inghiottendo. Una delle principali ragioni per cui mi è piaciuto, è che in questo film, la S di Supermen sta per "speranza" nel pianeta Krypton. Si scopre che Superman è il simbolo della speranza nella sua corsa verso la morte e allo stesso tempo il simbolo della speranza per il genere umano. L'eroe nasconde i suoi poteri per i primi trent'anni della sua vita sulla Terra, perché suo padre adottivo (Kevin Costner) è convinto che gli umani non siano pronti per lui. Così Superman ci viene presentato come una sorta di Cristo, dato alla Terra per salvare l'umanità. (Un parallelismo già stato fatto, ne sono sicuro. Jesus Christ Superstar vi dice niente?). Purtroppo, però, questo Cristo non insegna ai pescatori come si pesca. Tutte le cose pesanti, le solleva lui. Se dobbiamo avere speranza in qualcosa, speriamo almeno che Superman continui a combattere per il bene, perché se non lo fa, non avremmo i mezzi per fermarlo.

Immagino che il film voglia dire proprio questo. Amiamo questi film perché sono così grandi, e porca miseria, sono tutto ciò che abbiamo. E ce ne saranno sempre, quindi dobbiamo solo continuare a sperare che, quantomeno, saranno fatti bene.

fonte VICE / traduzione Chiara Fasano

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