sabato 1 giugno 2013

My Name Is Tom and I’m a Video Game Addict



di James Franco

"Sono un nerd dei videogiochi e mi piace moltissimo." Questo è ciò che ammette Tom Bissell nella sua eccellente confessione e analisi della sua discesa (ascesa?) nella dipendenza da videogiochi, Extra Lives: Video Games Matter. Sembra me (lo dico umilmente), in quanto egli una volta aveva un amore per la letteratura e trascorreva gran parte della sua vita intellettuale e professionale impegnato con la letteratura: leggendo letteratura, scrivendo di letteratura e insegnando letteratura. Ma ad un certo punto alla fine dei suoi vent'anni, i videogiochi hanno preso il sopravvento.
 
Tom sembra avere sentimenti contrastanti riguardo la sua dipendenza da videogiochi. Il suo libro fa ragionamenti eccellenti sul fatto che i videogiochi siano la forma d'arte popolare più nuova che può fare una varietà di cose che altre forme d'arte non possono. Possono coinvolgere il pubblico in quanto giocatori e quindi in quanto creatori della narrazione. Inoltre permettono ai giocatori di creare i propri avatar per navigare mondi immaginari. E possono rendere il coinvolgimento narrativo attivo e a finale aperto perché ogni giocatore può sperimentare la sua propria unica versione del viaggio. Quest'ultimo punto è ancora più evidente in videogiochi free-roaming come Grand Theft Auto IV, dove uno può semplicemente vagare.
 
Ma Tom sembra anche confessare o difendere (a se stesso?) la sua fune stretta ai videogiochi. Gioca mattino, pomeriggio e sera. Termina il suo libro (avviso spoiler!) con un commovente confronto tra la sua dipendenza e la concomitante dipendenza da cocaina di Grand Theft Auto IV. Viaggia per il mondo sotto vari incarichi o sovvenzioni, intendendo pienamente di liberarsi di entrambe le dipendenze -- penso che queste escursioni si chiamino "geographics" nel linguaggio della dipendenza -- ma viene sempre risucchiato indietro. In definitiva sembra che la sua dipendenza da cocaina sia stata cacciata, ma l'esistenza di questo libro mostra che i videogiochi sono ancora una parte enorme della sua vita. Sono la sua vita.

Nel corso degli anni mi sono immerso in vari videogiochi. Ero un fanatico di Legend of Zelda per Nintendo. Le successive incarnazioni di Zelda credo che una si chiamasse Ocarina of Time— mi hanno aiutato attraverso periodi difficili alle scuole superiori, facendomi anche sentire allo stesso tempo un perdente perché passavo ore a giocare ad un gioco per bambini quando sarei potuto essere fuori a socializzare con i ragazzi alla moda. Molto più tardi, ho giocato a Grand Theft Auto: San Andreas della Rockstar e al suo sequel Grand Theft Auto IV, e poi a Red Dead e a LA Noir della stessa compagnia. Volevo entrare nello spirito del tempo, e questi giochi coinvolgevano così tanti soggetti che amavo, ma normalmente presenti in libri e film. San Andreas abbracciava la cultura hip-hop della Los Angeles degli anni ottanta e novanta che ho scoperto durante le scuole superiori, quando mi sono immerso nelle registrazioni Dr. Dre e Death Row e LAbrynth, lo splendido libro sugli omicidi di Tupac e Biggie. GTA IV catturava la malavita degli immigrati di New York che sembrava come un qualcosa di The Wire o un film di Scorsese o Tarantino. Red Dead Redemption sembrava fare riferimento all'opera di Cormac McCarthy Blood Meridian, che parla del lato oscuro di Manifest Destiny e dell'abbraccio dell'anti eroe western, un'influenza perfetta per un videogioco in cui l'uccisione incessante è incorporata nella sua forma. E LA Noir è stato l'attivazione del mio amore per la sordida presa di James Elroy sul mondo del crimine di LA della metà del secolo.

Ma quello che mi ha trattenuto dal tuffarmi a capofitto nei videogiochi è il fatto che richiedono così tanto dannato tempo. E' la stessa cosa con la televisione. Come faccio a guardare tutte le grandi serie e avere ancora una vita e perseguire obiettivi nel mondo reale? Se mi abbandono troppo al mondo dei videogiochi, mi sentirò come mi sentivo alle scuole superiori
—un ragazzo triste che correva via dallo spaventoso mondo sociale, confortando se stesso abitando il controllato altro mondo di Link, un piccolo elfo che tira frecce e combatte draghi. Ma Tom Bissell, pur consapevole del danno che l'assorbimento di videogiochi ha avuto sulla sua vita reale, sostiene che le sue esperienze all'interno dei giochi abbiano lo stesso valore delle esperienze reali. Suppongo che se si prende il gioco così sul serio come lo prende lui, le questioni morali che alcuni giochi pongono, il coinvolgimento emotivo favorito per alcuni dei personaggi potrebbero creare reazioni più profonde della semplice eccitazione della risoluzione di problemi.

Forse è ovvio, ma ciò che è così impressionante dei videogiochi al giorno d'oggi è la costruzione del mondo. Difatti, è lì che la maggior parte del tempo di progettazione ed energia viene speso, piuttosto che nella scrittura. Proprio come il porno può farla franca con pessima recitazione fintanto che il sesso sia buono, i videogiochi possono farla franca con cattiva scrittura e cattive caratterizzazioni fintanto che il gioco sia eccitante e coinvolgente.

Extra Lives è una ricerca di ciò che è così attraente riguardo ai videogiochi, ma è anche una specie di investigazione modernista nell'essenza del mezzo e cosa i videogiochi possono fare meglio di altri mezzi. Se provassimo a tradurre la rappresentanza data al giocatore nei videogiochi in altri mezzi, si otterrebbe qualcosa come elaborati libri da colorare o estensivi libri del tipo scegli la tua avventura. Ma all'ennesima potenza, perché i videogiochi ora sono in grado di contenere interazioni casuali, eventi imprevisti tra il giocatore avatar e i personaggi programmati indipendentemente senza copione e gli elementi del mondo del gioco. Questo significa che i videogiochi si stanno avvicinando alla dinamica a finale aperto della vita.


fonte Vice / traduzione Eva Edmondo

Nessun commento:

Posta un commento