domenica 25 novembre 2012

LA RECENSIONE: The Letter

Regia: Jay Anania
Con: Winona Ryder, James Franco, Josh Hamilton, Marin Ireland
Anno: 2012 



Martine è una regista di teatro alle prese con la produzione del suo nuovo spettacolo. Tutto sembra andare come da copione finché non arriva Tyrone, l'attore principale, ambiguo e provocatorio quanto basta, che mina gli equilibri del cast e quelli - già instabili - della stessa Martine. Per una suggestione generata da un sogno (o un ricordo?), la regista sviluppa da subito una forte attrazione per l'attore. Alla sua seconda collaborazione con James Franco, Jay Anania vira sul thriller psicologico, ermetico e dilatato, con un risultato facilmente attaccabile eppure estremamente affascinante. Parte innanzitutto dagli spazi claustrofobici della scena, costruendo un'interessante dissonanza tra il fervore creativo di Martine, che è genesi e vita, e l'atmosfera di morte che aleggia sul palco, tra gli attori che non sembrano trovare la giusta dimensione nei personaggi che interpretano. La fotografia è cruda ed estremamente realista, desaturata ed amplificatrice del senso di disagio che lentamente si genera in loro quando Martine inizia a riscrivere la sceneggiatura, alimentata dal suo delirio paranoide. I colori allora diventano vividi nel momento in cui i ricordi evocati dal sogno iniziano a mescolarsi rendendo labile il confine tra il reale e l'allucinatorio. L'espediente non è nuovo, probabilmente, ma l'impalcatura onirico-paranoico regge il reale intento del film. Scoprire cosa sia vero e cosa no, quale sia il trauma, la ragione, è infatti marginale. Sbrigativamente paragonato a Black Swan, The Letter guarda invece altrove: alle depersonalizzazioni lynchiane, alle fratture e ai contrasti di Haneke e, perché no, ad Hitchcock. Il Tyrone di James Franco non è forse un enorme mcguffin fatto personaggio? In un primo momento sembra il detentore della risoluzione del film, ma la trama si sviluppa poi in senso contrario. In un dialogo rivelatorio tra i due, si parla di "scrittura sincera" e in un'altra scena, una delle attrici si risente fortemente quando Tyrone insiste nell'accusarla di nascondere un segreto. The Letter supera allora il confine del thriller e diventa una riflessione metacinematografica sulle "verità" dell'attore e del regista. Cosa raccontare al pubblico? Cosa mostrare di sè? Quanto mettersi in gioco in un'opera di finzione? Allontanandosi, perdendosi, Martine offre la parte più sincera, pura e profonda si se stessa. 

recensione di Sonny per James Franco Italia
ENGLISH VERSION AFTER THE JUMP>>

Martine is a stage director tied up with the production of her new play. Everything seems to going according to plans, until the arrival of ambiguous and defiant Tyrone, the leading actor, who undermines the cast's balances and those – already unstable – of Martine herself. Following a suggestion generated by a dream (or a memory?), the director immediately develops a strong attraction to the actor. At his second collaboration with James Franco, Jay Anania shifts on the psychological thriller. Hermetic and dilated, the result is easily criticizable, yet extremely fascinating. In the claustrophobic spaces of the theatre, Anania creates an interesting dissonance between Martine's creative fervor, which is genesis and life, and the gloomy atmosphere on the stage, due to the actors' difficulty of finding their right dimension in the characters they play. Cinematography is raw and extremely realistic. Sometimes distorted, it amplifies that sense of discomfort which slowly takes place between them when Martine starts rewriting the script, inspired by her paranoid delirium. Colors become lively as long as the memories of her dream mix together, and the line between hallucination and reality fades away. Maybe this device is not new, but it's exactly that dreamy-paranoid structure that lets the film stand up. Finding out what is real and what is not, where is the trauma, where the reason is not necessarily important. Superficially compared to Black Swan, The Letter looks at something else instead: at David Lynch de-personifications, at Haneke's fractures and contrasts and, why not, at Hitchcock too. Isn't James Franco's Tyrone a McGuffin characterization? At the beginning we think he holds the resolution of the film, but then the plot develops in the opposite direction. During a revelatory dialog between the two of them, they talk about "sincere writing" and in another scene, one of the actresses is strongly upset by Tyrone's accusation of hiding a secret. Therefore The Letter goes above the thriller line and becomes a "cinema into cinema" discussion on the truths of actors and directors. What to tell the public? What to show of themselves? How far to challenge themselves for a work of fiction? Martine, walking away and getting lost offers the purest, most sincere and profound part of herself.

9 commenti:

  1. Splendida recensione Sonny, e quella fotografia è la sintesi perfetta di tutto il film! Come sai amo Anania e il suo essere sincero nonostante il suo stile criptico; è un regista affascinante e The letter, anche se per me non raggiunge il livello del film precedente, è pur sempre una piccola gemma. Dvd in uscita con doppiaggio prima o poi? Forse chiedo troppo (ma in questo caso sarebbe fondamentale: James Franco per metà del film parla bisbigliando e lo si segue davvero a fatica...).

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  2. Arriverà in Italia? Ti mando la foto che vi ho fatto a Roma, che emozione vederlo da così vicino. Mi piace ancora di più! Baci Carlotta

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  3. @Daniele, grazie! "Shadows And Lies" lo devo rivedere perchè era capitato in un giorno no, ma questo mi ha colpito in positivo. Come ho scritto, è un film che presta il fianco a critiche facili, ma è meno banale di quello che sembra. Quantomeno springe a fare qualche riflessione e io ho voluto interpretare in questo modo il delirio di Martine. Tra l'altro Winona è sempre strepitosa. Io l'ho visto con i sottotitoli in inglese, non è stato difficile seguirlo ;)

    @Camille, chi lo sa.. al momento l'uscita non è prevista. Grazie!!

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  4. Sarà la suggestione, ma ho avuto la sensazione che Tyrone non esistesse davvero, come un alter ego di Martine....

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  5. Sarebbe interessante, dovrei rivederlo con in testa questa ipotesi, ma se fosse così come spieghi l'interazione con gli altri attori?

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  6. Me lo sono chiesto anche io, ma, non prendermi per pazzo, ho la netta sensazione che fosse Martine a parlare anche quando sullo schermo si vede Tyrone, una specie di sdoppiamento o di schizofrenia visti dall'interno: gli altri vedono, parlano e litigano con Martine - o si lasciano fare certe cose, meglio non dire... ;) - ma in realtà Martine vede Tyrone, affida al suo doppio maschile le cose che vorrebbe che lui dicesse... mi sto perdendo... ;)

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  7. Ma sfondi una porta aperta!
    Quindi dici che la nostra Martine, nel mentre, ha avuto anche un'esperienza lesbo? :))
    Bisognerebbe trovare qualche indizio, anche se mi sembra che Anania sia stato bravo a non darne e instillare il dubbio.

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  8. Già già, furba Martine e la sua momentanea fuga dal fidanzato-attore-saputello-paciarotto. E comunque Anania è davvero perfetto per instillare dubbi: io non ho ancora capito niente dell'episodio incidente-poliziotti... Winona però resta intensissima.

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  9. Ecco, su quello devo riflettere ancora. Ma mi sembra rievocasse un trauma rimosso...

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