giovedì 22 novembre 2012

LA RECENSIONE: Dream/Tar

Regia: James Franco (Dream), Edna Luise Biesold, Sarah-Violet Bliss, Gabrielle Demeestere, Alexis Gambis, Brooke Goldfinch, Shripriya Mahesh, Pamela Romanowsky, Bruce Thierry Cheung, Tine Thomasen, Virginia Urreiztieta, Omar Zúñiga Hidalgo
Anno: 2012
Con: James Franco, Mila Kunis, Henry Hopper, Jessica Chastain, Zach Braff, Bruce Campbell



Dream è la traduzione sul grande schermo di un sogno. Ispirato – a detta del regista – alla fotografia di Gregory Crewdson, ma secondo me anche al cinema di Fellini e all'opera di Magritte, con un unico piano sequenza, siamo guidati in un percorso all’interno di una casa. In un'atmosfera ovattata, tipica delle visioni oniriche, vediamo una giovane donna in camicia da notte, un cane, un soggiorno con mobili di legno su cui crescono erba e fiori, un frigorifero che si apre, pieno solo di mele verdi e la donna che taglia una mela. Poi è come se salissimo ad un livello superiore, sensazione familiare quando si sogna, e improvvisamente davanti a noi si apre una finestra che si affaccia… sul Gran Canyon. Forse troppo breve per toccare le corde della commozione, ma senza dubbio un gioiellino per gli occhi. Efficace per richiamare alla mente la fugacità, le incoerenze e la sfuggevolezza delle immagini che vediamo durante il sonno.
 
Oltre ad essere un'opportunità straordinaria per degli studenti di cinema, che hanno presentato uno dei loro primi sforzi artistici nella cornice di un festival internazionale, Tar è anche un prodotto molto interessante. Siamo abituati a vedere adattamenti cinematografici di romanzi, pièce teatrali, ma raramente vengono proposti film ispirati a poemi. Perché la poesia non è facile da adattare, ma neanche da capire e il linguaggio da utilizzare nell'adattamento non può essere lo stesso che si usa per la prosa, perché gli stili, ma anche gli intenti sono radicalmente diversi. La prosa si affida alla narrativa per raccontare storie ampie e più o meno articolate, la poesia alla forza di immagini che esprimano l'impatto di sensazioni immediate. E Tar è proprio questo. Il racconto della vita interiore di un uomo (lo stesso poeta C.K. Williams, poiché Tar è una raccolta autobiografica). Per narrare la vita interiore non è possibile fare affidamento ai dialoghi, né al racconto di una voce narrante, che snaturerebbe di fatto l'immediatezza e l'autenticità non spiegata della poesia. Così l'unica strada possibile è quella delle immagini. Con uno stile che a molti ha ricordato quello malikiano di The Tree of Life o, per quanto mi riguarda, quello intimo e più focalizzato sulle passioni umane di To the Wonder, conosciamo passo dopo passo la storia di quest'uomo, in diverse fasi della sua vita. Da bambino è interpretato dal piccolo Jordan March, da adolescente dal sempre più bravo Henry Hopper e da adulto dallo stesso James Franco. Attraverso frammenti di immagini che ci portano avanti e indietro nel tempo, accompagnati in sottofondo dalla recitazione di versi delle poesie su cui il film è basato, i dodici giovani autori, con mani e stili diversi, ci presentano progressivamente l'anima del poeta. La sua paura di non dedicare abbastanza tempo a sua moglie e madre di suo figlio (Mila Kunis), che invece lo ama in modo quasi devozionale; l'altro tipo di amore, quello materno (la madre è interpretata da un'eterea Jessica Chastain), sempre ricordato da Williams adulto, ma che il Williams bambino quasi rifiuta; la difficoltà di comunicare, di dire la cosa giusta al momento giusto, l'impossibilità di esprimere esattamente quello che si prova: il bambino che soffre la pressione materna e si nasconde con un tuffo in piscina; l'adolescente che vuole amare, ma è frenato dalla purezza della sua ragazza e dal disgusto della prostituzione; l'adulto che ha paura di perdere un amico, ma non riesce a dire altro che: "Are you okay?". Drammi intimi, ma che l'arte rende universali. Il tutto è accompagnato da brevi scene in cui il vero C.K. Williams recita i suoi componimenti davanti a una finestra affacciata su Detroit.

Tar è un esperimento riuscito. La prova che giovani di talento sono ovunque nel mondo. Di tutti, questi dodici hanno anche avuto la fortuna di farsi conoscere. Aspettiamo con ansia il prossimo progetto analogo, Black Dog, Red Dog.

Recensione di Chiara Fasano per James Franco Italia
 ENGLISH VERSION AFTER THE JUMP>>


Dream is the translation of a dream state on the silver screen. Inspired by Gregory Crewdson's photography -- but I also noticed some references to Fellini's movies and Magritte's paintings -- with one single sequence shot, we are led on the way through the spaces of a house. Immerged in a muffled ambiance, typical of a dreamlike atmosphere, we enter a corridor where we see a dog and a young woman walking in her nightdress. We proceed into a living room where grass and flowers grow on the wooden furniture. Then in the kitchen: the fridge opens and shows bright beautiful green apples only; the woman is cutting one of them on the counter. Then the camera moves upward and we have the familiar dream state feeling of jumping on an upper level. A window opens on… the Gran Canyon. Dream is perhaps too short to touch the deepest chords of emotion, nonetheless it’s pure joy to watch. Also, it perfectly calls to mind that transience and those incoherencies that are peculiar to the fleeting images of dreams.
 
Apart from being a great opportunity for some film student who presented one of their first artistic efforts to an international film festival, Tar is also a very interesting product. We are used to see movie adaptations of novels or theatre pièces, but we rarely see films inspired by poems. Because poetry is hard to adapt, but also to understand and the language to use for the adaptation must necessarily be different from the one used for prose, because the styles, but also the purposes are radically different. Prose generally relies on narrative to tell stories that are more or less long and articulate; poetry relies on the power of images, in order to express the impact of immediate sensations. That is Tar. The tale of a man's inner life (the man is C.K. Williams himself, since the poems which the film is based on are from an autobiographical collection). To do so, it is not possible to rely on dialogues, nor to a voiceover account, which would actually pervert the very nature of poetry, that doesn't have to be explained and that finds its authenticity in its immediacy. Therefore the only possible way is to narrate through images. With a style that reminded many critics of the one Malik used for The Tree of Life -- though I found it closer to the latest Malik's feature, To the Wonder, more focused on human passions -- we get to know, step by step, this man's story, in several periods of his life. As a child, he is played by little Jordan March; as a teenager by more and more talented Henry Hopper; as a grown man, by James Franco himself. Through fragments of images which bring us back and forth, listening to a voiceover who acts verses from Williams' poems, the twelve young directors, using different visions and styles, progressively show us the poet's soul: his fear of not having much time for his wife (Mila Kunis), who loves him almost devotionally; the other kind of love, the love of his mother (Jessica Chastain), that he always remembers as a grown up, but rejects it as a child; the trouble with communication, the impossibility of saying the right thing at the right moment and expressing his own feelings: the child suffers from his mother pressure and hides himself diving in a pool; the teenager wants to love, but is held down by his girlfriend purity and his disgust towards prostitution; the grown man fears to lose a friend (Zach Braff), but all he can say is: "You ok?". They're all inner damages, which art makes universal. The film is completed with short scenes in which C.K. Williams himself reads his poems in front of a window that overlooks the city of Detroit.

Tar is a successful experiment. It is the proof that there are so many talented young people in the world. Of all, these twelve have also been lucky enough to show their work to an international public. I'm looking forward to see the next similar project, Black Dog, Red Dog.
Review by Chiara Fasano for James Franco Italia 

6 commenti:

  1. Con queste recensioni mi sembra quasi di percepire tutte quelle visioni oniriche e quelle istantanee della vita di C.K. Williams: grazie Chiara! Chissà infatti quando saranno e se saranno visibili!
    PS Se James le legge ti chiama come assistente. ;) Temo che le puzzette sotto il naso di certi critici americani non saranno affatto obiettivi nel giudicarlo. Tanto per cambiare.

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  2. Bellissima recensione, dettagliata e molto realistica. Hai saputo cogliere in pieno l'essenza dei due film e complessivamente, corrisponde al mio stesso giudizio. Complimenti. :)

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  3. Condivido tutto quello che hai scritto.

    Dream è qualcosa di eccezionale, su di me ha avuto un impatto visivo molto forte e quel 'Hi' e 'I love you' rispettivamente all'inizio e alla fine del corto mi hanno lasciata perplessa. Insomma, cerco di capire il messaggio di tutte quelle immagini e penso che comunque i sogni sono qualcosa di personale, quindi saranno una visione personale di James e una rivisitazione dei suoi sogni, forse? Non lo so, ma fatto sta che quel corto lo adoro.

    Per quanto riguarda Tar, invece, esigo il dvd o comunque che venga distribuito nelle sale italiane, anche se ne dubito fortemente. E' un esperimento riuscito, come hai detto tu, e credo che James non potrebbe esserne più orgoglioso. Gli studenti sono stati davvero bravi. Io sono il tipo che se deve guardare un film e dopo vedo che mi piace, ho bisogno di rivederlo un'altra volta per capirne meglio i passaggi. Quindi, aspetto di rivederlo al più presto, insomma... :))

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    1. Grazie. ;) Anche a me piacerebbe rivederlo, ma non mi sembra un film da distribuzione nelle sale.

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