16 maggio - Il New York Observer, un quotidiano di proprietà del genero di Donald Trump, forse meglio conosciuto per la pubblicazione di una rubrica a tematiche sessuali nella metà degli anni 90 – ha avuto da ridire su un articolo che ho scritto sull’Huffington Post, riguardo ai tour dei fantasmi a New Orleans.
Ecco l'inizio del loro pezzo:
James Franco, la vera voce della nostra generazione, tra i vari impegni artistici e didattici ha trovato del tempo per iniziare a scrivere sull'Huffington Post. Era ora!
Ecco l'inizio del loro pezzo:
James Franco, la vera voce della nostra generazione, tra i vari impegni artistici e didattici ha trovato del tempo per iniziare a scrivere sull'Huffington Post. Era ora!
Di quale importante problema del nostro tempo ha voluto parlare Mr. Franco? Della dichiarazione di Obama sui diritti dei gay? Della performance di Marina Abramovic allestita sopra l'Hudson? Del suo nuovo album forse?
Tutte ottime ipotesi, ma James Franco ha voluto parlarci di qualcosa di molto vicino al suo cuore: i tour stregati a New Orleans che ha fatto con la sua Nana. (che è il nome della sua parrucchiera, non è sua nonna.)
Sì, è tutto vero. Non ho scritto delle dichiarazioni di Obama sui diritti dei gay – ho pensato che se ne fosse già parlato abbastanza. (e poi, a chi interessa cosa ne pensa un attore?) Non ho scritto di Marina, ma solo perché stiamo lavorando insieme ad un episodio di Iconoclast per il Sundance Channel e ne parleremo a tempo debito. E sì, sto lavorando ad un album, con la mia band della scuola di arte, ma non voglio scrivere sull'Huffington Post per farmi pubblicità. Invece ho scritto dei ghost tour di New Orleans perché ho ritenuto interessante analizzare come la violenza ci ripugna, ma da un'altra parte ne siamo attratti, per l'aspetto di intrattenimento che le appartiene. Forse i grandi giornalisti del New York Observer dovrebbero smetterla di chiedersi perché non parlo di Obama o della Abramovic e inizino a domandarsi perché, invece di parlare dei seri problemi del mondo, si occupano dei miei articoli, che loro stessi considerano insignificanti.
Il che mi porta al prossimo argomento: i discorsi introduttivi alle cerimonie di laurea. Ritengo che alla gente non interessi ciò che ho da dire su politica, sport o geografia. Ma mi sento autorizzato a scrivere di cinema, di come costantemente influenzi le nostre vite e di come io sia impegnato in questo ambito. I più non hanno mai fatto un discorso pubblico in queste occasioni – non è una cosa che ti viene richiesta tutti i giorni. Così, visto che ho fatto un discorso all'Università di Arlington, in Texas, per chi non lo sapesse, voglio scrivere qualche impressione su questa esperienza.
Io odio i discorsi ai laureandi. Circa quattro anni fa, mi fu chiesto di parlare ai laureandi della U.C.L.A. e ai loro familiari. In tutto, più di 10.000 persone, tante da riempire le gradinate e il campo del Pauley Pavilion. Poiché avevo solo una semplice laurea alla U.C.L.A. – sono ritornato lì a quasi 30 anni per completare la laura in Letteratura – alcuni studenti ritenevano che non avessi conseguito chissà che cosa per inspirarli. Crearono un gruppo su Facebook, a cui aderirono circa 220 membri su una classe di 6.000, ma erano abbastanza da guadagnarsi articoli sulla stampa locale e un invito per il creatore di gruppo a parlare sulla NPR. Effettivamente poteva sembrare strano che uno che aveva frequentato i loro stessi corsi solo l’anno precedente fosse stato invitato a fare il discorso di apertura, ma non feci a meno di notare che nessuno tra i protestanti si era preso la briga di iscriversi al comitato che di fatto sceglie le persone chiamate a fare il discorso ogni anno. Conclusi che a nessuno importa granché di chi sale a parlare; ma semplicemente colsero l'occasione per sollevare un polverone. Perché se c’è una cosa che ho imparato, non ce n’è uno che ricordi i discorsi di inizio cerimonia.
In quel periodo, incontrai il presidente Obama durante l'annuale Correspondents Dinner alla Casa Bianca. Siccome qualcuno ebbe da ridire sul fatto che lui fosse stato scelto per pronunciare il discorso all'Università di Notre Dame [in Indiana –nrd.], e poiché gli era stata rifiutata la laurea ad onorem dopo il discorso in Arizona, perché si ritenne che ancora non avesse conseguito abbastanza, gli chiesi in che modo affrontò i suoi detrattori. "Humor", mi disse. Ho cercato di seguire il suo consiglio. Ho scritto un discorso per la U.C.L.A in cui pianificavo di fare il dito medio ai manifestanti come esempio per affrontare una tale inutile negatività, ma l’idea non mi convinceva. Obama aveva una cosa che io non avevo: il rifiuto dell'Arizona era ridicolo perché Obama aveva conseguito così tanto invece! Io ero un attore, avevo recitato in alcuni film grossi, ma ero convinto che la maggior parte della gente ritenesse che avevo avuto quei ruoli solo grazie a una bella faccia o perché ero andato a letto con qualche direttore del casting. Poiché avevo deciso di fare il discorso solo perché ritenevo fosse un onore il fatto che me l’avessero chiesto, decisi di non avere nessuna obiezione quando la produzione del film a cui dovevo lavorare mi voleva in Irlanda in anticipo per fare le prove. Non feci più il discorso e al mio posto chiamarono un membro del gruppo dei Linkin Park.
Una volta ho chiesto a Tina Fay se avesse mai fatto discorsi in università. Mi disse che lei parla solo ai licei – c'è troppa pressione ai livelli accademici. E quando mi hanno invitato all'Università di Arlington avevo un sacco di riserve. Principalmente non volevo fare un discorso ingrato ad un mucchio di persone ingrate che mi avrebbero criticato e poi dimenticato in ogni caso. Questi discorsi sono i peggiori, perché devi essere entusiasmante e motivante attraverso la tua propria voce. Non c'è niente di più finto. Non mi stupisce che Will Ferrell e Sacha Baron Cohen abbiano parlato travestiti dai loro personaggi. Liberati dal peso di essere i Tony Robbins della situazione [un formatore motivazionale americano, considerato il guru del cosiddetto "self-help (Sviluppo Personale)" –ndr.], erano liberi di fare spettacolo e solo spettacolo. Pensando ai discorsi più famosi, quelli di Ralph Waldo Emerson, David Foster Wallace, Steve Jobs, mi sono reso conto che o contenevano consigli eccellenti o raccontavano belle storie. Ma io non mi sarei mai permesso di dare consigli concreti su come vivere e l'unica storia buona che avevo era che, da attore di successo commerciale non ero soddisfatto, così sono tornato a studiare per approfondire i miei interessi. Certo, immagino non sia un messaggio sbagliato infondo, dire 'potete cambiare la vostra vita'.
Ma non mi vergogno a farmi aiutare in qualsiasi cosa faccia, specialmente qualcosa che sarà velocemente dimenticata, come un discorso ai laureandi, così il mio amico Deenah Vollmer mi ha aiutato con la prima bozza, poi l'ho passato a Seth Rogen e Evan Goldberg che l’hanno passato ai loro amici e scrittori Kyle e Ariel, che lo hanno condito con delle battute divertenti. Questa è la parte migliore:
Il che mi porta al prossimo argomento: i discorsi introduttivi alle cerimonie di laurea. Ritengo che alla gente non interessi ciò che ho da dire su politica, sport o geografia. Ma mi sento autorizzato a scrivere di cinema, di come costantemente influenzi le nostre vite e di come io sia impegnato in questo ambito. I più non hanno mai fatto un discorso pubblico in queste occasioni – non è una cosa che ti viene richiesta tutti i giorni. Così, visto che ho fatto un discorso all'Università di Arlington, in Texas, per chi non lo sapesse, voglio scrivere qualche impressione su questa esperienza.
Io odio i discorsi ai laureandi. Circa quattro anni fa, mi fu chiesto di parlare ai laureandi della U.C.L.A. e ai loro familiari. In tutto, più di 10.000 persone, tante da riempire le gradinate e il campo del Pauley Pavilion. Poiché avevo solo una semplice laurea alla U.C.L.A. – sono ritornato lì a quasi 30 anni per completare la laura in Letteratura – alcuni studenti ritenevano che non avessi conseguito chissà che cosa per inspirarli. Crearono un gruppo su Facebook, a cui aderirono circa 220 membri su una classe di 6.000, ma erano abbastanza da guadagnarsi articoli sulla stampa locale e un invito per il creatore di gruppo a parlare sulla NPR. Effettivamente poteva sembrare strano che uno che aveva frequentato i loro stessi corsi solo l’anno precedente fosse stato invitato a fare il discorso di apertura, ma non feci a meno di notare che nessuno tra i protestanti si era preso la briga di iscriversi al comitato che di fatto sceglie le persone chiamate a fare il discorso ogni anno. Conclusi che a nessuno importa granché di chi sale a parlare; ma semplicemente colsero l'occasione per sollevare un polverone. Perché se c’è una cosa che ho imparato, non ce n’è uno che ricordi i discorsi di inizio cerimonia.
In quel periodo, incontrai il presidente Obama durante l'annuale Correspondents Dinner alla Casa Bianca. Siccome qualcuno ebbe da ridire sul fatto che lui fosse stato scelto per pronunciare il discorso all'Università di Notre Dame [in Indiana –nrd.], e poiché gli era stata rifiutata la laurea ad onorem dopo il discorso in Arizona, perché si ritenne che ancora non avesse conseguito abbastanza, gli chiesi in che modo affrontò i suoi detrattori. "Humor", mi disse. Ho cercato di seguire il suo consiglio. Ho scritto un discorso per la U.C.L.A in cui pianificavo di fare il dito medio ai manifestanti come esempio per affrontare una tale inutile negatività, ma l’idea non mi convinceva. Obama aveva una cosa che io non avevo: il rifiuto dell'Arizona era ridicolo perché Obama aveva conseguito così tanto invece! Io ero un attore, avevo recitato in alcuni film grossi, ma ero convinto che la maggior parte della gente ritenesse che avevo avuto quei ruoli solo grazie a una bella faccia o perché ero andato a letto con qualche direttore del casting. Poiché avevo deciso di fare il discorso solo perché ritenevo fosse un onore il fatto che me l’avessero chiesto, decisi di non avere nessuna obiezione quando la produzione del film a cui dovevo lavorare mi voleva in Irlanda in anticipo per fare le prove. Non feci più il discorso e al mio posto chiamarono un membro del gruppo dei Linkin Park.
Una volta ho chiesto a Tina Fay se avesse mai fatto discorsi in università. Mi disse che lei parla solo ai licei – c'è troppa pressione ai livelli accademici. E quando mi hanno invitato all'Università di Arlington avevo un sacco di riserve. Principalmente non volevo fare un discorso ingrato ad un mucchio di persone ingrate che mi avrebbero criticato e poi dimenticato in ogni caso. Questi discorsi sono i peggiori, perché devi essere entusiasmante e motivante attraverso la tua propria voce. Non c'è niente di più finto. Non mi stupisce che Will Ferrell e Sacha Baron Cohen abbiano parlato travestiti dai loro personaggi. Liberati dal peso di essere i Tony Robbins della situazione [un formatore motivazionale americano, considerato il guru del cosiddetto "self-help (Sviluppo Personale)" –ndr.], erano liberi di fare spettacolo e solo spettacolo. Pensando ai discorsi più famosi, quelli di Ralph Waldo Emerson, David Foster Wallace, Steve Jobs, mi sono reso conto che o contenevano consigli eccellenti o raccontavano belle storie. Ma io non mi sarei mai permesso di dare consigli concreti su come vivere e l'unica storia buona che avevo era che, da attore di successo commerciale non ero soddisfatto, così sono tornato a studiare per approfondire i miei interessi. Certo, immagino non sia un messaggio sbagliato infondo, dire 'potete cambiare la vostra vita'.
Ma non mi vergogno a farmi aiutare in qualsiasi cosa faccia, specialmente qualcosa che sarà velocemente dimenticata, come un discorso ai laureandi, così il mio amico Deenah Vollmer mi ha aiutato con la prima bozza, poi l'ho passato a Seth Rogen e Evan Goldberg che l’hanno passato ai loro amici e scrittori Kyle e Ariel, che lo hanno condito con delle battute divertenti. Questa è la parte migliore:
Spero vi rendiate conto della fortuna che avete nella posizione in cui oggi vi trovate. Davanti a voi, sul palco, un uomo dai profondi occhi castani, una perfetta capigliatura, tratti finemente cesellati che vi guarda dall’alto. E sto parlando del rettore dell’Università di Arlington James D. Spaniolo!!! (NB. Indicare Spaniolo). Lei è il capo, Spaniolo. Bel lavoro.
(FACOLTATIVO: When I say James, y'all say Spaniolo! James! Spaniolo! James! Spaniolo!) [il riferimento è alla canzone "James Franco" di Hoodie Allen –ndr.]
Seriamente, ragazzi, siete davvero fortunati. Non c'è sensazione migliore del sentimento di realizzazione che si prova quando ci si laurea. È una sensazione così bella che la inseguo ormai da sei anni. Ho una laurea, qualche Master e attualmente sto conseguendo un Dottorato. Seriamente. Credo di stare attraversando una crisi. Sono arrivato al punto in cui se non mi laureo in qualcosa per sei mesi, inizio a tremare, mi vengono pruriti. Mi sveglio con i sudori freddi. La lingua impastata sta iniziando a darmi veramente fastidio. Essere qui oggi è un grande privilegio, fosse soro per il fatto di assaporare il dolce gusto di laurearsi. Anzi, ad essere onesto, state già iniziando a procurarmi assuefazione, quindi grazie.
So che molti di voi staranno pensando: "Ma perché dovremmo ascoltarti? Non ti sei mai nemmeno iscritto a questa università, non sei del Texas, non hai nessuna relazione con noi. Sei solo un attore viziato, conosciuto in tutto il mondo." La verità è che non sono solo un attore viziato. Sono anche un regista, uno scrittore, un insegnante, un amante degli animali domestici e un donatore di organi. Il punto è che cerco di essere tante cose diverse. Sono stato fortunato abbastanza da esplorare diverse aree di interesse nella mia vita, e spero accada lo stesso a voi tutti.
Il pubblico era così entusiasta che è esploso in un'ovazione solo quando ho detto "Buonasera". Immagino che mi sia preoccupato tanto per niente.
"Ma non mi vergogno a farmi aiutare in qualsiasi cosa faccia" ... è un grande. E continuano ancora a dargli del presuntuoso!
RispondiEliminaNon so come fa la gente a criticarlo. E' un uomo d'oro, lo adoro! Bella il contro attacco alle critiche dei giornalisti ! Così si fa, tiè.
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