sabato 26 maggio 2012

Adventures in Fantasy Filmmaking, Venus in Fur Edition



24 maggio - Sono finalmente riuscito a vedere Venus in Fur a Broadway.
 
Sono stato in e fuori città negli ultimi mesi e ho cercato di andare a vedere lo spettacolo due volte ma ho dovuto annullare a causa di cambiamenti di programma last-minute. Avevo sentito così tante cose buone a riguardo da persone che amano il teatro. Continuavano a dirmi, "Sarebbe un gran film."

Poi mi sono imbattuto in Hugh Dancy, il protagonista dell'opera teatrale, ad un after party del Met Ball -- una di quelle feste ridicolosamente affollate frequentate da ogni star immaginabile. "Oh, scusa, Kayne... Scusa, Mick Jagger, proverò a schiacciare il mio sedere contro Jeff Koons per non essere di intralcio a Beyoncé."

Mentre ero schiacciato contro il petto di Hugh, mi sono ripresentato e gli ho detto che avevo tentato di vedere il suo spettacolo due volte e che stavo cercando disperatamente di andarci. Ha detto grazie ma mi ha avvisato che rimanevano solo sei settimane di repliche. Dopo, solo perchè quelle feste possono essere imbarazzanti e uno si attacca a qualunque cosa sia disponibile per fare conversazione, ho stupidamente chiesto se pensasse che lo spettacolo sarebbe un buon film. Probabilmente avrà pensato stessi fiutando il suo ruolo per me stesso per qualche terribile versione Hollywoodiana, ma giuro che non era mia intenzione.

Infatti, generalmente mi sento preso in giro ogni volta che Hollywood adatta uno spettacolo teatrale e toglie i ruoli più sostanziosi agli attori che erano innegabilmente la metà di ciò che ha reso lo spettacolo fantastico in primo luogo. Lo so che i film basati sulle opere teatrali hanno bisogno di tutto il supporto che possono ricevere, e che assegnare parti a nomi riconoscibili aiuta ad assicurare il finanziamento. Credo comunque che, quando si tratta di adattare opere teatrali, è importante preservare fedelmente le performance tanto quanto il testo. E' così che un attore poco conosciuto di nome Marlon Brando, recitando in un'adattamento di A Streetcar Named Desire, ha cambiato la recitazione americana.

Prima di essere risucchiato nella folla facendosi strada per vedere Alicia Keys esibirsi, Hugh ha detto diplomaticamente che non sapeva se lo spettacolo poteva diventare un buon adattamento e che dovevo stabilirlo da solo. E così ho fatto.

Siamo andati, Nana (fidata pettinatrice/amica stretta, metà giapponese/metà tedesca) ed io. E' stato fantastico, ma fantastico come dramma. Come sarebbe catturato sullo schermo? Dopo lo spettacolo, Nana ed io abbiamo camminato per diversi isolati in cerca di un taxi e discutendo di come cambierebbe il dramma di due persone leggermente mistico di David Ives se venisse portato sullo schermo.

Gli attori erano meravigliosi. Hugh Dancy dà una forte intensità al ruolo dell'ansioso drammaturgo, e Nina Arianda è mozzafiato, passando avanti e indietro dalla bomba sexy svampita del suo personaggio a quello dell'austera regina del bondage con una tale sveltezza che nessuno saprà mai quale lato sia la vera lei. Nana ed io abbiamo convenuto che spereremmo di preservare le performance.

La messa in scena, tuttavia, pone un problema. Come molte opere teatrali, Venus in Fur ha una sola ambientazione, e ciò che riesce a mantenere l'attenzione del pubblico sul palco non funziona sempre sullo schermo. I drammi dipendono dall'energia degli attori dal vivo -- la loro "aura", come la definì Walter Benjamin. I film non possono uguagliare quella immediatezza, ma possiedono qualcosa di altrettanto prezioso: l'abilità di viaggiare ovunque e di mostrare ogni tipo di azione. Ecco perchè così tanti adattamenti da dramma a film trasferiscono scene da una o due ambientazioni al maggior numero possibile. L'azione di Venus in Fur però è inseparabile dalla sua solitaria location: due personaggi, lavorando fino a tarda notte, in una stanza -- non possono fuggire uno dall'altro. In qualche modo, il film avrebbe bisogno di trovare un posto capace di comprendere l'ardente dinamica tra i suoi due personaggi. Nana mi ha chiesto un esempio di un film di successo con una sola location, e il meglio che mi potesse venire in mente erano Scenes From a Marriage di Ingmar Bergman e la recente versione HBO di Tommy Lee Jones dell'opera Sunset Limited di Cormac McCarthy. Probabilmente non è una coincidenza che entrambi sono stati prodotti per la televisione.

Ma anche se il dramma non si sposta geograficamente o spezza la sua cronologia lineare e in tempo reale (non ha neanche un intervallo), si sposta dentro e fuori un dramma all'interno del dramma -- un adattamento nel romanzo del 1870 di Leopold von Sacher-Masoch, Venus in Furs. Quello di Sacher-Masoch non ha semplicemente diffuso (e dato un nome a) il sado-masochismo; ha anche inspirato la canzone "Venus in Furs" dei Velvet Underground. (Mi sono sempre chiesto perchè Lou Reed continuasse a ripetere il nome Severin, e adesso lo so: è il nome del protagonista.)

Questo dramma all'interno del dramma, scritto dal personaggio di Hugh, coinvolge conti e contesse, schiavitù sessuale, e una battaglia per la dominazione tra i sessi. Un regista potrebbe scegliere di differenziare stilisticamente l'azione contemporanea e l'azione del diciannovesimo secolo attraverso l'uso della luce, inquadratura o movimento della telecamera. Nana ed io però ci siamo accorti che l'opera teatrale attira molto del suo impatto dalla graduale unione delle due narrazioni, al punto in cui il personaggio di Hugh perde il filo di dove finisce uno e inizia l'altro. La versione cinematografica dovrebbe preservare quell'effetto di offuscamento.

L'opera teatrale è così ben fatta che se la cava pur avendo un testo macchinoso e antiquato al suo centro. Se l'adattamento del romanzo di Sacher-Masoch fosse presentato da solo, sarebbe una noia mortale, ma poichè è parte di un collage, e fermamente ancorato nella politica sessuale contemporanea, viene elevato ad uno zibaldone post-moderno. Tuttavia, dopo aver riflettuto a lungo, Nana ed io ci siamo resi conto che il dramma un problema ce l'ha: espone lo sfruttamento delle donne da parte degli uomini nella vita e nell'arte, ma fa ciò avendo una donna che ostenta il proprio corpo. C'è un momento in cui l'uomo potrebbe essere esposto altrettanto facilmente, come lo è stata lei per tutto il dramma, ma i suoi vestiti gli rimangono addosso.

Quella è una cosa che Nana ed io abbiamo deciso che dovrebbe sicuramente cambiare nel film. Hugh nudo, legato alla colonna.

Autore: James Franco
Fonnte: The Huffington Post
Traduzione: Eva Edmondo per James Franco Italia

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